Una Città68 / 1998
Maggio


LA LEZIONE DEL FANGO: i parenti, gli amici e gli alunni di Gaetano Milone, preside di una scuola media di Sarno, riuniti per ricordarlo, discutono di quello che è successo e di quello che si può fare perché una tragedia simile non diventi anche inutile; in seconda e terza, insieme al ricordo, di Cesare Moreno e Carla Melazzini, dell’amico e compagno d’un tempo.
Ne IL VALORE DI UN PARTO operatori e sindacalisti della sanità della Lombardia discutono dell’incremento abnorme delle prestazioni redditizie e delle brevi degenze conseguente al finanziamento a prestazione: il rischio è che cambi proprio la mentalità del medico e che finisca del tutto ogni discorso di prevenzione; in quarta e quinta.
Grazie alla progressiva perdita di importanza della distanza fisica si stanno formando RETI DI CITTA’, anche medie e piccole, che hanno la possibilità così di uscire dalla condizione di periferie; il problema di una progettualità che non sia solo economica; a parlarne, in sesta e settima, è Giuseppe De Matteis.
IL SENTIMENTO ANTINAZIONALE è quello delle elites europee che si illudono di poter cancellare diversità secolari con l’unificazione monetaria: basterà la divaricazione demografica a far saltare tutto. Il parere controcorrente è di Emmanuel Todd.
FISSARE IL DIVERSO è il procedimento psicologico alla base di ogni razzismo, di quello che si può tramutare in odio, apartheid, esclusione, ma anche di quello ammantato di tolleranza benevola: Paola Tabet, in ottava e nona, ci parla della sua ricerca coi bambini. Nelle pagine centrali il servizio fotografico è dedicato agli abitanti di Sarno, quelli scomparsi e quelli sopravvissuti. In dodicesima e tredicesima: come nasce una lingua, come cambia, chi la decide?
Ne I PRESUPPOSTI DELLE MAIUSCOLE (I) e (II) si parla della riforma dell’ortografia tedesca che tante polemiche sta suscitando in Germania: a essere favorevole è Klaus Heller, del Duden, uno degli autori della riforma, contrario è Friedrich Denk, professore di liceo e animatore della rivolta.
QUELL’OVALE BIANCO che l’astrattista Malevic lasciava sul volto dei contadini che improvvisamente si mise a dipingere, era il suo grido di dolore per il fatto che in Russia l’obscina, l’antica comunità rurale democratica, iniziava, nell’indifferenza di tutta la sinistra europea, a subire colpi tremendi da parte dei fanatici industrialisti; l’abbandono dell’obscina forse partorì il totalitarismo, di certo ci ha tramandato, irrisolto, il problema del rapporto fra individuo e comunità e fra libertà e fraternità; l’intervista, in quattordicesima e quindicesima, è a Pier Paolo Poggio.
LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE E’ NECESSARIA?, in sedicesima e diciassettesima una polemica fra Donato Cioli, ricercatore Cnr, e Gianni Tamino.
CHI RICORDA PIU’... gli armeni, disse Hitler e si riferiva all’impunità dello Stato turco protagonista del primo genocidio del secolo; per gli armeni come per gli ebrei il contesto bellico fu fatale; l’intervista, a Yves Ternon, è in diciottesima e diciannovesima.
LA TRAGEDIA DELLE PAROLE e STRAORDINARI RAGAZZI NORMALI sono due interventi di Cesare Moreno, e ROSSO FUOCO è un intervento di Carla Melazzini.
In ultima, GINO E GLI ALTRI è il racconto dei componenti di una famiglia che vive in un basso della Sanità. In copertina, Sarno.