È uno dei massimi istituti bancarii di Siena, per favorire il commercio e l’industria e aiutare l’uno e l’altra con capitali a un tasso inferiore a quello praticato da simili istituti. È dunque un Istituto che sta a cuore agli operai e a tutte le classi non abbienti che vogliono cacciarsi nella galera della vita come concorrenti più forti dei salariati.
Ma è nelle mani di una consorteria che non favorisce che i proprii interessi e quelli dei suoi amici. Consorteria che è anche deficiente in cose bancarie. Siccome il Monte dei Paschi è sotto il controllo comunale, così, ieri l’altro, in consiglio, l’avv. Gianni, lo ha sventrato con una competenza che non è facile trovare neanche nei socialisti.
Pareva di udire un uomo che non avesse fatto tutta la vita che operazioni bancarie. Impiegati male i capitali in titoli che non sono facilmente commerciabili, l’Istituto ha dovuto per esempio chiudere gli sportelli a coloro che domandavano mutui con la bugia della ressa di domande. Il mutuo, ha detto il Gianni, è un’operazione sicura, perché si dà 50 contro garanzia di 100. Ma l’Istituto è bloccato dalle gravi perdite subite da mutui di vecchia data. Su 700,000 lire in tanti mutui, l’Istituto non ò riuscito a realizzarne nemmeno un terzo. E perché? Perché i conservatori sono testardi. Di anno in anno vi mandano come revisori i farmacisti, i dottori in medicina e altri professionisti adatti per mettere il polverino sulle magagne.
L’Istituto, amministrato dalle teste vecchie, ha impegnato dodici milioni in operazioni della cartella fondiaria al tre e mezzo per cento -operazione che è stata biasimata anche dalla consorteria giovine. Le famose obbligazioni del Tevere hanno procurato ai dirigenti la commenda, ma l’ Istituto non ha guadagnato. La partigianeria nella distribuzione del denaro è in un fatto che puzza anche di cortigianeria. Mentre si negano i castelletti a quelli che sono in condizioni floride, la direzione dell’Istituto ha fatto un prestito ad un principe reale di 200,000 lire senza castelletti e in cattive condizioni finanziarie!
Udite. E per dimostrare che una persona è differente dall’altra anche davanti il denaro, il direttore dell’Istituto si è degnato di andare a casa del principe a portarglieli.
Cortigiano!
Il sienese
(dal n. 5, 13 febbraio 1908)
Magistratura Vandeana
Quello che avviene nei tribunali e nelle preture di Parma e Piacenza è istruttivo. Io non conosco quei giudici né quei Procuratori di Sua Maestà, ma li intuisco. Saranno borghesi vincolati a filo doppio cogli agrarii, fittabili e signori, dei quali ambiscono la società e ne assorbono tutti livori di classe; sarà gente tranquilla che attende la promozione mediante l’appoggio dei deputati agrarii e che ci tiene a dimostrare al governo la propria fedeltà coll’applicazione ferrea della legge.
La separazione dei poteri che bel tema di rettorica! Il legislativo che decreta, l’esecutivo che applica, il giudiziario che interpreta la legge e traccia a ciascuno il suo diritto! Bisogna andare nel gabinetto del Guardasigilli per vedere a cosa si riduce la famosa indipendenza della magistratura; sorprendere il ministro quando esamina la lista dei giudici che domandano la promozione, il trasloco, la sostituzione di residenza con colleghi, il favore di non essere rimossi dalla loro sede! La famosa garanzia dell’inamovibilità di sede dei giudici! che allegra burla della democrazia! il giudice inamovibile a vita, con gli amici e i parenti, gli interessi e gli odi e le speculazioni nel luogo dove amministra giustizia è un tiranno pericoloso, è la camorra per gli avvocati politicanti, è l’esibizionismo giudiziario in permanenza.
In Italia quasi tutti i giudici diventano eterni, i traslochi costituiscono una farsa annunciata al pubblico dai bollettini ufficiali; il giudice non si muove, corre dal deputato, questi dal ministro e il giudice..., seguita ad essere sospettato nel luogo dove resta inamovibile.
Mi spiego quindi l’ira legale delle toghe di Piacenza e di Parma, gli anni distribuiti allegramente a povere donne e a contadini per qualche oltraggio o supposto oltraggio ai carabinieri o ai cosiddetti « liberi lavoratori » -leggi krumiri!
Diamine! non sono forse questi signori giudici che hanno avuto tante tenerezze per i bari, le. signorine che sparano le revolverate, gli imbroglioni di alto bordo e tutta la criminalità borghese, patrocinata da lingue illustri e sostenuta dai compari dell’onorata società?
Co ...[continua]
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