1 ottobre. Denti
Un venerdì mattina dello scorso marzo, a Salisbury, Maryland, già due ore prima del sorgere del sole si poteva vedere una fila interminabile di persone davanti al Centro civico. Dentro, un gruppo di dentisti-missionari arrivati da cinque stati si preparavano a curare i denti di chi non può più permettersi un dentista. Il "Washington Post” ha pubblicato un lungo reportage sulla salute dei denti degli americani quale indice dello stato di salute (e di uguaglianza) del paese. Mentre infatti aumentano i costosissimi trattamenti estetici (un rivestimento di porcellana per nascondere un’imperfezione costa 2000 dollari a dente), aumentano anche coloro che, pur lavorando, non riescono più a pagarsi le cure dentarie minime. Sopra i 65 anni, i dati dicono che un americano su cinque non ha più un dente dei suoi. I denti sono anche una delle ragioni dell’aumento dell’uso (e abuso) di antidolorifici. Dee Matello, che assieme al marito vende distributori automatici nel Delaware -e che non vedeva un dentista da 9 anni- quella mattina aveva il n. 503. Mai avrebbe pensato di trovarsi lì. Nel 2008 aveva votato Obama; all’ultima campagna elettorale ha voluto credere alla promessa di Trump di occuparsi degli americani "dimenticati”. Se ne è già pentita. Fino al 2007 suo marito lavorava in un negozio di mobili e aveva un reddito di oltre 70.000 dollari. Poi con la crisi è rimasto senza lavoro, e senza assicurazione. Non è tanto e solo l’umiliazione, è anche la rabbia: "In fondo non viviamo sulle spalle del governo, non passiamo le giornate stesi a dormire, lavoriamo”, ci tiene a dire Dee. Possibile che non meritiamo qualcosa di meglio?
Alle 9.44, dopo cinque ore di fila, Dee è finalmente potuta entrare. Dopo altre due ore ha potuto fare i raggi. Per il trattamento è dovuta tornare la mattina dopo, si era fatto tardi.
Quelle cure le sarebbero costate dai 600 agli 800 dollari, che non ha. In quei due giorni, i 116 dentisti della Mission of Mercy arrivati a Salisbury hanno curato 1165 pazienti.
(washingtonpost.com)

2 ottobre. Morire per l’ambiente
L’ong ecologista Global Witness, in collaborazione con il "Guardian”, ha iniziato a pubblicare un report sugli omicidi "per motivi ambientali”; attivisti e guardie forestali uccise nell’adempimento del lavoro. Solo nel settembre scorso si sono registrati otto casi, dall’assassinio di un ranger nel Punjab, che aveva sorpreso dei cacciatori di frodo, a quello di un pubblico ufficiale nelle Filippine, ammazzato da tagliatori di legna abusivi, fino ai sei contadini ammazzati in Perù mentre si opponevano a degli espropri terrieri da parte di industrie per l’estrazione dell’olio di palma. Il paese più pericoloso al mondo è il Brasile: dal 2015 a oggi sono ben 132 i decessi legati alla tutela ambientale, in particolar modo in Amazzonia, dove si combatte contro l’abbattimento illegale degli alberi. I dati complessivi fanno registrare una crescita inesorabile: dai 117 decessi del 2014 si è passati ai 185 del 2015, e di lì ai 201 del 2016. Nel 2017 ancora in corso si sono registrati già 153 omicidi. (globalwitness.org)

3 ottobre. Morire di carcere
Venerdì 22 settembre, Oumar Ly Cheiko, senegalese di 39 anni, si è impiccato in una cella di sicurezza della Questura di Bologna. Ha usato una maglietta, appendendola alla grata della cella.
(Ristretti orizzonti)

4 ottobre. Il prodotto sei tu
In un lungo articolo pubblicato sulla "London Review of books”, John Lanchester spiega perché Facebook, più di ogni altra grande compagnia, ben esemplifica il detto dell’era di internet: "Se il prodotto è gratis, il prodotto sei tu”.
Alla fine di giugno Mark Zuckerberg ha annunciato che Facebook ha raggiunto quota due miliardi di utenti. Di questi il 66% usa il social quotidianamente.
Il fatto è che i veri utenti di Facebook non sono quelli che hanno l’account, ma gli inserzionisti, quelli cioè che beneficiano dal potere di "profilazione” del social. Il suo interesse è insomma nel target, non nel contenuto. Questo spiega in fondo anche la scarsa preoccupazione per la circolazione di fake news. A che pro scoraggiarle se casomai funzionano meglio della verità?
Al di là degli aspetti di costume, Lanchester vuole andare al cuore della questione: cos’è e cosa fa Facebook?
Facebook ti osserva monitorando i siti che guardi, sapendo dove vivi, qual è il tuo reddito e cosa compri: tutti dati che servono a un unico scopo: venderti delle cose attraverso annunci personalizzati. No ...[continua]

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