Come è stata la mia vita negli anni successivi? Per dirlo in modo figurato: come quella di un carcerato a passeggio controllato in un’area limitata... Ho già scritto qualcosa del genere all’inizio della lettera indirizzata all’Assemblea federale e al Consiglio nazionale slovacco nel 1974, ma senza alcun seguito. E, dopo una campagna condotta per tutto il paese, sono stato espulso anche dal sindacato. Non si è mancato di farmi capire in ogni modo che sono in "periferia”, al margine della società e del corso degli eventi.
Di formazione sono un fabbro meccanico, così ho lavorato come addetto alla meccanizzazione in un’azienda forestale. Prima di andare in pensione, sono stato anche in officina. È un bel lavoro. Alcuni affermano che è molto sporco. Ma è uno "sporco pulito”. Non mi importa di mettere le dita sul pane spalmato di strutto o di soffiarci sopra dopo averlo raccolto se per caso è caduto per terra.
Ciò che mi preoccupava era che gli "angeli custodi” mi sorvegliavano e in qualche modo facevano sentire la loro presenza. Dopo la visita a Praga del compagno Gorbaciov non li ho più visti. In diciannove anni ne ho viste fin troppe, c’è stato bisogno di nervi saldi, ma qualche volta hanno ceduto.
Leggere ho potuto, certo. Ma non tutto ad alta voce. La lettura è un nutrimento dello spirito anche in tempi tumultuosi... L’uomo trova non poche occasioni di distensione con la letteratura, i racconti, la poesia. A proposito: in tutti questi anni ho letto e riletto le poesie dei nostri autori risorgimentali della metà dell’Ottocento. Hanno una carica eccezionale, un’enorme forza emotiva e morale per la volontà e la disponibilità che suscitano nel lettore.
Forse si meraviglierà, ma ho riletto perfino testi scolastici, come ad esempio Teste di cane e altre opere storico-letterarie di Jirasek. Sono opere nelle quali si riflette la vita, dove il lavoro è saldato con l’impegno dei nostri antenati per i diritti comunali, cittadini o nazionali. Parlo di opere come Sono nato nudo di Weiss, Tutte le bellezze del mondo di Seifert a cui è stato giustamente attribuito il nobel per la letteratura, La cittadina sull’acqua di Hrabal. Mi interessa inoltre la letteratura in samizdat, nella quale trovo ciò che nel nostro paese non può essere pubblicato. E nei momenti di più acuta malinconia riprendo in mano Le avventure del buon soldato Svejk di Hasek: vi si trovano tante "sagge sciocchezze” sulla guerra, sui poliziotti, sui cani e sui ministri che è impossibile non ridere, anche se prima si aveva voglia di piangere…
(Tratta dall’intervista di Renzo Foa ad Alexander Dubcek,
L’Unità, 10 gennaio 1988)
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