30 aprile 2008. Quattromila
Lo scorso 24 marzo, con la morte di quattro soldati nel sud di Baghdad, il numero dei militari americani uccisi in Iraq ha raggiunto quota 4000. In base ai calcoli dell’agenzia Associated Press ad ogni morte si stima corrispondano 15 soldati feriti (contro il tasso di 2,6 feriti per ogni morto della guerra del Vietnam).
(www.guardian.co.uk)

2 maggio 2008. Citazioni
Riceviamo da un abbonato le due seguenti citazioni. La prima è tratta dal preambolo “Nuova dichiarazione dei princìpi del Partito socialista” francese:
Il Partito socialista affonda le sue radici nella tradizione dell’umanesimo e nella filosofia dei Lumi. Fa suoi i valori di libertà, uguaglianza, fraternità, proclamati dalla Rivoluzione francese. E’ nato dall’incontro tra un pensiero critico, ricco e diversificato, e l’azione del movimento operaio che, nel corso di due secoli, hanno portato avanti una contestazione dell’organizzazione sociale forgiata dal capitalismo e hanno difeso il progetto di una società solidale nella quale tutti i membri possono godere delle stesse libertà e degli stessi diritti. Il Partito rivendica la memoria della Comune, l’eredità della Repubblica e della sua opera di democratizzazione, delle grandi conquiste del Fronte popolare, della Liberazione, del maggio 1968 e dei governi della sinistra che si sono succeduti. Esso partecipa delle grandi lotte politiche e culturali per la libertà dell’uomo, dall’Affare Dreyfus sino all’abolizione della pena di morte.
Queste ambizioni sono più che mai attuali. Per i socialisti l’essere umano è un essere dotato di ragione, libero, un essere sociale che si arricchisce nel suo rapporto con gli altri, aperto a tutte le potenzialità. E’ per questo che le condizioni in cui vive sono fondamentali. Costruire un mondo nuovo e migliore che rispetti la dignità dell’uomo e assicuri la salvaguardia del pianeta è il primo obiettivo dei socialisti, quello che motiva un rinnovato impegno per il progresso attraverso le generazioni al di là dei mezzi via via utilizzati che sono differenti nel corso dei tempi in rapporto con le poste in gioco e con i problemi che emergono.
Il socialismo democratico vuole essere una interpretazione del mondo, una pedagogia dell’azione, un futuro per l’umanità. La sua natura e di “andare verso l’ideale e di comprendere il reale”, di inventare il futuro e lavorare nel presente, di farsi carico delle tensioni e delle contraddizioni che sono proprie della vita umana.
La seconda citazione è il primo paragrafo del titolo primo “Le ragioni del Partito democratico” estratto dal più noto “Manifesto dei Valori del Partito Democratico”:
La nascita del Partito Democratico ha creato le condizioni per una svolta, non soltanto politica, ma anche culturale e morale, nella vicenda italiana. E’ in campo una forza che si propone di dare al Paese, finalmente, un “nuova guida” (neretto nell’originale). Si apre una speranza, si può tornare a pensare al futuro. Questa grande forza popolare, intorno alla quale si stanno raccogliendo le tradizioni culturali e politiche riformatrici del Paese, si pone il compito di mobilitare le energie e i valori del nostro popolo per rimettere questo Paese in cammino. Bisogna fare un’Italia nuova. Questa è la ragione ed è la missione del Partito Democratico: ricollocare l’Italia negli inediti scenari aperti dalla globalizzazione del mondo, riunire gli italiani sulla base di un rinnovato patto di cittadinanza, dare loro la coscienza e l’orgoglio di essere una grande nazione. (Testo approvato il 16 febbraio 2008).

3 maggio 2008. Elezioni
Carissimi,
sono uno che ha votato alle primarie del Pd, che poi si è anche iscritto al Pd, e naturalmente ha votato Pd. Sono uno che si è autoesiliato dal voto Verde negli ultimi dieci anni (vista la gestione circense dei vari Cento e Pecoraro). Non sono uno stupido perciò sono consapevole di quali limiti, di quali plastiche è fatto il Pd, di come siano disastrosi i programmi e certe scelte. Eppure credo di poter fare la mia parte “di sinistra” in quel partito: con modestia e verificando di volta in volta. Sempre disponibile a cambiare idea.
Poi sono uno di quelli che è strafelice per la scomparsa dei comunisti in Parlamento, meno per quella dei Verdi e penso che se la siano meritata. Perché è vero che la falla interessa noi tutti, ma come comandante sulla tolda non vorrei nessuno degli attuali.
E visto che il “personale” è ancora “politico” sono tra quelli che rispettano volontariamente una “gabbia” intrecciata di valori e pratiche che rendono tutto più complicato: quello non si compra, questo non si tocca, quell’altro non si fa, niente macchina, acquisti Gas... e che invece di passare il tempo tra i tavolini dell’Hard Rock Cafè di via Veneto (la Sinistra Arcobaleno aveva il suo QG elettorale lì) si rompe la testa per arrivare alla fine del mese, che per adottare un bambino dovrà spendere quello che guadagna in un anno; sono uno che la scorsa notte ha temuto di non sapere difendere me stesso e mia moglie alla stazione di Pisa aspettando una coincidenza per Torino da quattro persone che ne facevano di tutti i colori -ai poveracci soprattutto e non sapevo come intervenire visto il totale abbandono; sono uno di quelli che pur con la massima paziente solidarietà si ritrovano a vivere in un quartiere dove non esiste più una panetteria, un alimentari, una latteria, piuttosto fax, kebab e vodka e per non farci mancare niente anche le droghe cosiddette “leggere”. Che c’entra con le elezioni? C’entra molto invece perché sono tra quelli che credono molto nel “partito della società”, che per me significa anche mettersi a riparare il marciapiede sotto casa. E se il mio voto e il mio interesse ha potuto fare a meno di una idea alternativa, ma non meno radicale, è perché quella parte non ha una risposta che sia una alle mie scelte, alle mie difficoltà. Più di qualche concertino, marcetta o manifestazione con i soliti noti (i ribelli con il portafoglio: Fo, Rame, il bibliofilo Diliberto, il terriero Pecoraro) non sa dare; perché ai proclami e alle rivendicazioni dei diritti non fa seguire nessun ragionamento conseguente (se vi interessa potrò offrirvi qualcosa a proposito di adozione per famiglie vs single e omosex); perché la decrescita la lascio volentieri a chi da bambino non si è mai sognato di sedere sulle cassette della frutta al posto delle sedie. Sarà un peccato ambientale o un desiderio piccolo borghese, ma al pari di ambientalisti e antagonisti vorrei godere di una casa di proprietà, magari grande e adeguata e per questo dovrò lavorare sodo; di una certa sicurezza economica che possa anche farmi dilettare e discettere sulle grandi idee, mica posso aspettare la rivoluzione. E questo farà crescere il Pil, embè? Per questo sono più attratto da chi cita l’Olof Palme di “La nostra battaglia non è contro la ricchezza, ma contro la povertà” piuttosto di chi pensa che “anche i ricchi piangono”. Poi ci sarebbero tanti altri motivi per spiegare il motivo per cui molti di sinistra e molti ceti popolari non hanno votato per la SA, più o meno nobili... ma non mi dilungo. Il mio è solo uno sfogo per la delusione per la FU sinistra antagonista. Luciano Coluccia

4 maggio 2008. Contractor
Le notizie di traffici e corruzione da parte dei contractor in Iraq sono ormai all’ordine del giorno, eppure la recente testimonianza di tre di loro davanti a una commissione del senato ha provocato una certa inquietudine. Questa volta le accuse parlano di ruberie in palazzi iracheni e nei ministeri, dell'accaparramento di equipaggiamento militare destinato alle truppe americane, e addirittura di un giro di prostituzione che potrebbe essere all’origine della morte di un contractor. Nonostante al centro della vicenda ci fossero sesso e corruzione, i media non ne hanno praticamente dato notizia.
Dei tre testimoni, Frank Cassaday, che lavorava per la Kbr (Kellog Brown & Root controllata dalla Hulliburton), oltre a denunciare strani traffici di ghiaccio rubato e venduto in cambio di cd, dvd, cibo e altri generi, ha personalmente assistito al rientro di alcuni contractor con equipaggiamento rubato ai militari, inclusi refrigeratori, detonatori, due lanciamissili e munizioni. La sua denuncia al superiore gli è costata due giorni di detenzione nella sua tenda, quattro giorni di custodia e infine un trasferimento in una lavanderia.
Linda Warren, altra ex dipendente della Kbr, ha invece raccontato di come non si trattasse solo di furti, ma di una vera attività criminale che prevedeva anche un sistema per portar fuori la merce e venderla tramite ebay. La sua denuncia ai superiori le è costata lo stesso trattamento riservato a Cassaday.
Ma la testimonianza più sconvolgente è arrivata da Barry Halley, project manager per la Worldwide Network Services, un’impresa di Washington che stava lavorando per la DynCorp, altra società che fornisce supporto logistico ai militari. Il manager locale si è infatti scoperto essere a capo di un giro di prostitute per i contractor americani in servizio in Iraq. Con esiti tragici. Uno dei funzionari è stato infatti ucciso mentre viaggiava in un veicolo non idoneo, perché il mezzo blindato era stato preso da uno dei dirigenti per trasportare delle prostitute dal Kuwait a Baghdad. Una volta denunciato l’accaduto, il traffico di prostitute è stato arrestato, ma -ha raccontato Halley- il manager coinvolto ha mantenuto il suo posto di lavoro, semplicemente è stato trasferito ad Haiti. Il filo conduttore tra i racconti dei tre testimoni parla non solo di una corruzione ormai pervasiva, ma anche di una terribile politica dell’omertà. Nonostante i contractor della Kbr vengano addestrati a denunciare eventuali irregolarità, poi sul campo sono gli stessi manager a contraddire tale principio. Cassaday racconta: “Ci avevano detto: la nostra porta è sempre aperta, se hai qualche problema vieni… Ciò che non ci avevano detto è che c’è anche una porta sul retro. Se ti presenti e ti lamenti di qualcosa, uscirai da quella e presumibilmente verrai trasferito dove non vorresti, o semplicemente licenziato”.
Le testimonianze sono state raccolte due settimane dopo che l’esercito aveva stipulato un contratto decennale del valore di circa 150 miliardi di dollari con la DynCorp, la Kbr e una terza ditta.
(www.motherjones.com)

5 maggio 2008. Appello
Le dichiarazioni della terza carica dello Stato, il neopresidente della Camera Fini, che mettono in relazione l’omicidio del ragazzo veronese ad opera di naziskin e le bandiere israeliane bruciate nelle proteste contro la fiera del libro di Torino, ritenendo più gravi politicamente le seconde, sono semplicemente scandalose!
L’omicidio di Verona germina in un humus di sottocultura fascista che il neo presidente della Camera tende evidentemente a minimizzare e che è frutto di un’ideologia del “viva la muerte!” (altrui, possibilmente). I giovani assassini veronesi che hanno massacrato un loro coetaneo solo perché diverso da loro fanno parte di gruppi politici criminali usi a questo genere di violenze. Un’azione orribile come questa non può essere minimamente paragonata a una forma, sicuramente condannabile, di “attentato” a degli oggetti, le bandiere, cariche di significato quanto si vuole, ma pur sempre oggetti.
Per noi, poi, che siamo ebrei impegnati sulla questione mediorientale desiderando costruire pace nella giustizia, affermazioni del genere, non nuove per il post-fascista Fini, appaiono come un segnale di una preoccupante strumentalizzazione politica di una tragedia che si trascina da più di 60 anni e che vede purtroppo ancora divise su tutto due popolazioni che vorremmo vedere convivere pacificamente sulla stessa terra. Come la destra fondamentalista cristiana di Bush, che appoggia Israele in funzione antislamica, così la posizione dei nostri neocon rivendica un’identità forte dell’Occidente non nella sua storia e nella forza della sua democrazia, ma nelle radici giudaico-cristiane dell’Europa e da ciò deriva un appoggio senza se e senza ma di qualsiasi politica di qualsiasi governo israeliano, possibilmente conservatore.
Sul primo punto, chiunque conosca la storia europea non può che rilevarvi la presenza ebraica come capro espiatorio della civiltà cristiana e, solo dopo la Shoah, un certo ripensamento nella cultura maggioritaria. Per quanto riguarda Israele, fatta salva la critica, secondo noi giustamente netta, a chi vuole metterne in discussione l’esistenza, altrettanto serrata deve essere quella di chi vuole affermarne a tutti i costi una “santità” inesistente.
Purtroppo questa seconda uscita di Fini, dopo quella del discorso inaugurale della sua presidenza della Camera, che conteneva una critica del relativismo culturale, dimostra, se ce ne fosse stato bisogno, l’assenza da parte dell’esponente del Popolo della Libertà di una cultura laica pluralista, positiva e non disgregante. Cosa che a noi, rappresentanti di una minoranza, preoccupa non poco.
Dunia Astrologo, Andrea Billau, Giorgio Canarutto, Ivan Gottlieb, Joan Haim, Marina Morpurgo, Renata Sarfati, Sergio Sinigaglia, Susanna Sinigaglia, Claudio Treves
(campodellapace@yahoo.it)

6 maggio 2008. Da un blog.
Riportiamo dal blog di Wlodek Goldkorn quanto segue:
“Forse qualcuno dei tanti ebrei elettori del Popolo delle libertà, quelli insomma che hanno votato per Fini, potrebbe spiegare al presidente della Camera che, per noi ebrei, la vita umana vale molto di più di un simbolo (o di una bandiera nella fattispecie). Dicono le scritture: chi salva un’anima (una vita) è come se avesse salvato il mondo intero. Vuol dire che la vita umana viene prima di tutte le altre considerazioni.
Le scritture dicono anche che la salvezza della vita rimuove lo shabbath. Vuol dire che per salvare una vita è permesso trasgredire i precetti stessi, perfino quelli dello shabbath. E lo shabbath non è una giornata di riposo, ma è lo spazio dedicato al sacro. Quindi, per gli ebrei la vita è più importante del sacro. E allora, forse qualche volenteroso votante di Fini, potrebbe impartirgli una o due lezioni dell’ebraismo”.

9 maggio 2008. Cybernazionalismo
Nel numero odierno dell’International Herald Tribune, Andrew Jacobs e Jimmy Wang pubblicano un reportage su una giovane generazione cinese che ha reagito malissimo all’appoggio occidentale ai tibetani. A parlare è Zhu Xiaomeng “armata del suo laptop e della sua indignazione”, che seduta alla sua scrivania non si stanca di scandalizzarsi per quanto avvenuto, specie all’indomani delle dichiarazioni di Sarkozy. Nelle ultime settimane, lei e i compagni hanno accumulato una forte dose di rancore alla vista di quanto capitato alla torcia olimpica, fino ad arrivare a una campagna di boicottaggio contro le compagnie francesi. Alcuni hanno invitato a boicottare anche le catene americane come McDonald’s e Kentucky Fried Chicken.
A parte qualche manifestazione davanti ai Carrefour e all’ambasciata francese, la maggior parte dell’indignazione è comunque rimasta confinata in internet. Più di venti milioni di persone hanno già firmato delle petizioni on line in cui affermano che sospenderanno gli acquisti da Carrefour, Louis Vuitton e da altre ditte francesi. Anche i mezzi di informazione occidentali sono stati attaccati per la loro copertura della vicenda della torcia e del Tibet, considerata “unilaterale”. Molte testate giornalistiche sono state sommerse di telefonate. Circolano due video in internet contro la Cnn con lo slogan “Una bugia ripetuta all’infinito non diventa una verità”.
Zhu è una giovane studentessa di 19 anni della prestigiosa Foreign Studies University. Lei non si dà pace per il trattamento sleale di cui è stato vittima il suo paese. Attraverso QQ, un popolare servizio di chat, ha mandato decine di migliaia di messaggi per il boicottaggio. Il senso di indignazione ha rinvigorito il nazionalismo cinese a cui non sono rimasti immuni neanche i cinesi che vivono in Europa e negli Stati Uniti.
Il governo cinese, che prima ha lasciato fare ai giovani, ora inizia però a essere preoccupato che questo spirito da crociata e lo zelo nazionalista in qualche modo mettano a repentaglio gli investimenti stranieri in Cina.
L’agenzia nazionale di informazioni Xinhua ha così reso pubblico il seguente comunicato: “Il fervore patriottico dovrebbe essere ricondotto a una modalità razionale e trasformato in un impegno reale a fare bene il nostro lavoro”.
E’ poi sorta la preoccupazione che aver incoraggiato un atteggiamento anti-occidentale avrebbe potuto nuocere all’andamento delle prossime olimpiadi quando è previsto l’arrivo di un milione e mezzo di stranieri, di qui l’ennesimo appello affinché “i figli e le figlie della Cina si assumano la responsabilità di dimostrare con le loro azioni concrete che la Cina accoglie a braccia aperte tutti gli amici dei paesi stranieri”.
Fang Xingdong, che dirige blogchina.com, un “hub” per i bloggers cinesi, aveva previsto che il governo sarebbe intervenuto se i toni della campagna anti-occidentale fossero diventati troppo distruttivi, se i netizens (i cittadini della rete) si fossero fatti prendere troppo la mano.
Comunque in un paese in cui tutte le informazioni sono filtrate è stata la grande popolarità delle nuove tecnologie a rendere possibile una simile protesta. In Cina 229 milioni di persone hanno accesso a internet, con un tasso di crescita annuale del 30%. Qui gli sms sono diffusissimi, lo usa più del 98% dei 400 milioni di proprietari di un cellulare. Altri 300 milioni sono iscritti a un servizio di instant messaging come Msn o QQ.
A dimostrazione del potere “contagioso” della rete, ben 2,3 milioni di utenti di Msn hanno aggiunto al loro profilo l’icona di “I Love China” come segno di solidarietà contro i “separatisti tibetani”. Una ricerca su Google di “Carrefour Boycott” in cinese fa uscire più di 2,4 milioni di pagine.
(www.iht.com)

10 maggio 2008. Equality Protest
Non è stato un impulso del momento a portare Michael Loscalzo, 17 anni, studente alla Brewster High School, a decidere di andare a scuola vestito da donna. Lui è già da un po’ che si sente a disagio in quel corpo, solo che per sottoporsi all’operazione deve aspettare di aver compiuto 21 anni. E’ da quattro anni che segue le procedure, anche psicologiche, per poter accedere alla terapia ormonale.
Certo non si aspettava che le autorità scolastiche minacciassero di sospenderlo per quella decisione -salvo poi negare tutto.
Ma forse non si aspettava nemmeno che i compagni, indignati, improvvisassero una cosiddetta “Equality Protest” andando tutti a scuola vestiti i ragazzi da donna e le ragazze da uomo.
“Volevamo che Mike si sentisse a proprio agio”, ha spiegato Shannon Dodd, 18 anni, una delle organizzatrici. La piccola manifestazione è stata utile anche per mettersi nei suoi panni: “Le facce che ho visto non esprimevano solo disgusto, ma addirittura orrore”, ha commentato Robert Gewirtz, 17 anni “Insomma, avevo una gonna, mica la lebbra!”.
Michael ha realizzato prestissimo di voler essere una donna. Figlio unico, di origini colombiane, è stato adottato all’età di quattro anni. La madre adottiva l’ha saputo solo tre mesi fa e non ha avuto dubbi nel sostenerlo a diventare quello che sente di essere.
“Non permetterò a nessuno di fermarmi. Questo è ciò che sono. Non è che ti svegli una mattina e decidi di fare un intervento per cambiare sesso. Così ci nasci. Non scegli” ha spiegato Michael.
(The Journal News)

11 maggio 2008. Dall’Egitto
In occasione dell’ondata di scioperi scoppiati in Egitto all’inzio di aprile si è vista un’inedita allean­za tra blogger, cyberattivisti e operai.
Durante le manifestazioni del 6 e 7 aprile, i blogger egiziani hanno lavorato a pieno regime per far sapere al mondo delle proteste che attraversavano il paese, in particolare delle migliaia di operai in rivolta in una industria tessile di Al Mahalla. Le manifestazioni hanno lasciato sul campo morti e feriti, oltre ad un imprecisato numero di attivisti, organizzatori e semplici passanti finiti dietro le sbarre. La copertura dell’evento è stata massiccia: gli attivisti della rete hanno postato articoli sui loro blog, video su YouTube, notizie brevi su Twitter, fotografie su Flickr, messaggi su Facebook, ogni strumento è stato utilizzato.
Alcuni attivisti sono ancora in carcere, altri, vittime di maltrattamenti da parte della polizia, hanno preso d’assalto la rete per raccontare al mondo la loro storia.
Ahmed Maher, vero promotore “virtuale” dello Strike’s Facebook Group, il gruppo che ha promosso lo sciopero, è immediatamente finito nel mirino delle autorità. In rete gira una foto della sua schiena martoriata con il titolo: “Il nuovissimo metodo egiziano per scoprire la password del tuo account di facebook”. Ora il suo account è stato sospeso dai gestori del sito. Intanto il gruppo ha raggiunto quota 70.000 membri.
Ormai gli episodi di violenza e rappresaglia contro i blogger e i media in generale non si contano. Qualcuno, come il blogger Kareem el-Beheiri, è stato torturato negli uffici della polizia per più di diciotto ore.
Mohamed Maree, traduttore, è stato arrestato insieme al reporter americano James Buck men­tre intervistava le famiglie dei manifestanti detenuti a Mahalla. Il giornalista americano, subito rilasciato, è stato invitato a lasciare il paese, mentre Maree sarebbe stato torturato, e rimane tuttora detenuto. Si moltiplicano gli appelli per il suo rilascio. Gli stessi legali hanno addirittura avuto difficoltà a scoprire il luogo di detenzione. Dopo averlo visitato, gli avvocati hanno denunciato, oltre alle percosse, l’uso dell’elettroshock sul loro assistito.
(www.globalvoicesonline.org)

16 maggio 2008. Dalla Siberia
La Siberia, dove, racconta Andrew Kramer nel suo reportage per l’International Herald Tri­bune, “i russi, non molto tempo fa, aspettavano in lunghe file per comprare cibo con le tessere di razionamento, sta diventando l’improbabile epicentro di uno dei più grandi boom di centri commerciali della storia”.
La metamorfosi di questa regione, un tempo sinonimo di gulag e stenti, è cominciata con l’apertura dell’Ikea. Il mega centro commerciale sorto sulle rive del fiume Ob per quest’anno ha previsto l’arrivo di 12 milioni di visitatori. Mentre negli Stati Uniti il commercio al dettaglio è in crisi, in Russia, le ricche città di provincia come appunto Novosibirsk, sono diventate il target degli imprenditori di questi megaempori.
Tant’è che è scattata una vera gara per la terra: si parla di 4,6 milioni di metri quadrati destinati al commercio al dettaglio, in base ai dati di una delle principali compagnie immobiliari.
Gli investitori si stanno orientando verso le 12 città russe con una popolazione superiore al milione di abitanti, isole di prosperità grazie al crescente potere d’acquisto dei locali.
Oltre all’Ikea e all’Auchan, la catena francese, anche Wal-Mart si è fatta attrarre dalla Siberia. D’altra parte fuori dagli Stati Uniti i suoi tassi di vendita sono cresciuti del 17% nel 2007, contro il 6% in America.
L’eterna competizione tra Russia e Stati Uniti si è così spostata sulla dimensione dei centri commerciali.
Il mega centro Belaya Dacha, vicino Mosca vanta 330.000 metri quadrati di spazio, circa la stessa grandezza del più grande centro commerciale degli Stati Uniti, il “Mall of America”, vicino a Minneapolis. E tuttavia, pur con la crescente domanda di auto, cellulari e mobili, la Siberia è sempre la Siberia: inverni lunghi e distanze enormi. Lo si è visto bene lo scorso inverno quando l’Ikea ha messo in offerta i divani letto e molti dei clienti russi, perlopiù costretti a vivere in minuscoli appartamenti, in più generazioni della stessa famiglia, si sono precipitati in massa a comprarli. Dirk Hammerstein, il direttore dell’Ikea di Novosibirsk, non l’ha dimenticato: far funzionare la catena logistica con convogli che dovevano fare la spola su 3200 chilometri (tanto dista da lì il centro di rifornimento Ikea fuori Mosca) in mezzo alle tempeste di neve, su strade quasi impraticabili...
(www.iht.com)

22 maggio 2008. Rete e handicap
Negli Usa stanno avendo un inatteso successo i luoghi virtuali dove persone con handicap più o meno gravi possono socializzare senza sentirsi in imbarazzo.
“Sono cresciuta con un fratello con un leggero handicap e l’ho visto triste e depresso. Ero stufa di vedere Marc a casa il sabato sera”, racconta Sara F. creatrice di SpecialSomeone, un sito dove persone con handicap possono darsi appuntamento online.
L’idea è maturata quando ha visto che il fratello aveva iniziato a trovarsi bene in un gruppo di persone con diverse disabilità, più inclini ad accoglierlo rispetto agli altri. Sulla stessa linea si muove il sito Prescription4love, dove persone afflitte da alcune malattie possono incontrarne altre con le quali dovrebbe essere più facile entrare in confidenza. Ancora, esiste un sito dedicato alle persone affette da malattie a trasmissione sessuale: si chiama PositiveSingles e, stando agli organizzatori, riscuote un certo successo. A chi li accusa di creare una sorta di ghetto per chi è afflitto da qualche problema, i vari webmaster rispondono citando le esperienze positive degli utenti, i quali trovano meno imbarazzante presentarsi in un ambiente dove tutti hanno qualche handicap, più o meno marcato.
(www.zeusnews.it)

24 maggio 2008. Da un blog
Riportiamo brani del diario odierno di Sunshine, adolescente irachena, tratti dal suo blog.
Un paio di giorni fa sono tornata a casa dopo aver passato un sacco di tempo sotto il sole a cercare una strada ancora aperta. Appena rincasata ho cenato e me ne sono andata dritta a letto… ho dormito un sacco! Ero davvero stanca, ma di solito di notte non dormo bene.
Credo di essermi addormentata all’una! Alle cinque mi ha svegliato papà dicendo: “Sveglia Sunny! C’è l’ispezione”. Ero ancora addormentata e mi chiedevo “Cosa?!”… mi sono vestita e sono andata in soggiorno. Tutta assonnata, stavo ancora sbadigliando, e così gli altri miei familiari. I soldati erano iracheni, educatissimi, non hanno rotto niente, ed anzi, si sono scusati per averci svegliati… siamo già stati ispezionati dai soldati della guardia nazionale un sacco di volte, due da quando è iniziata l’operazione Um Al Rabeeain (“Madre delle due primavere”); in entrambi i casi, i soldati sono stati gentili e rispettosi.
Conclusa l’ispezione, sono tornata subito a letto, per svegliarmi alle 7.30 per ripassare per un esame di arabo (in preparazione alla sesta classe). Alle 8, l’autista mi ha chiamato per dirmi che era bloccato per strada, perché i ponti e le strade erano chiusi e non si poteva passare dall’altra parte della città. Così ho chiamato l’insegnante ed i miei amici ed abbiamo spostato la lezione.
Il giorno successivo, ho passato due ore per raggiungere la casa del maestro. Ogni volta che vedevamo un carrarmato su una strada, mi sarei messa ad urlare, perché significava che non ci saremmo potuti passare. Alla fine sono arrivata in ritardo, ed anche sulla strada del ritorno siamo rimasti bloccati a lungo… però lo so che le guardie nazionali stanno facendo tutto questo per catturare i cattivi.
Ho sentito che alcuni medici all’ospedale hanno tenuto una piccola festa, offrendo un rinfresco, perché sono alcuni giorni che non arrivano feriti da esplosioni. Erano così contenti! Tutti qui a Mosul sono di ottimo umore, e pieni di speranza per il futuro…
Questa operazione è fantastica: sono stati catturati tanti terroristi, e la differenza si sente. La gente esce di più e parla liberamente, sentendosi più sicura di prima. Non sento più tante sparatorie ed esplosioni come prima, direi che ce ne sono il 90% in meno… Ieri stavo andando a casa dell’insegnante, ed ho sorriso per tutta la strada: non ho visto neanche un’auto bruciata, né trincee, né altri segni di scontri.
Anche il mio fratellino di 4 anni si è accorto del cambiamento. Ieri giocavamo, e lui ha detto che sarebbe andato al primo piano a prendere i giocattoli. “Vado da solo”, ha detto: “oggi non ci sono esplosioni”. Sono rimasta scioccata, ed ho pensato: fantastico! Anche un bambino di 4 anni se ne è accorto! Spero che possa stare meglio, e possa riprendere a parlare bene (alcuni mesi fa, dopo che un’autobomba è esplosa a circa 30 metri da casa nostra, ha perso la capacità di pronunciare e formare frasi correttamente: era in bagno da solo, ha avuto una crisi di panico ed ha tremato per un sacco di tempo).
Nelle ultime notti dormo molto meglio: almeno non ho più il battito accelerato! Spero di smettere di digrignare i denti nel sonno. Ho ancora male alla mascella… Sunshine
(http://livesstrong.blogspot.com)

26 maggio 2008. Terremoto e figli unici
Pechino. L’agenzia Associated Press ha emanato la notizia secondo cui ai genitori che hanno perso un figlio nel terribile terremoto che ha colpito la provincia cinese di Sichuan sarà concesso di avere un secondo figlio.
Il locale comitato di pianificazione familiare in sostanza concederà alle famiglie che hanno perduto un figlio (purché giovane), un certificato grazie al quale potranno trasgredire alla politica del figlio unico. Nel terremoto del 12 maggio sarebbero morti circa 10.000 bambini. Complessivamente i morti hanno raggiunto quota 65.000. Una volta completata l’indagine sullo stato degli edifici, la stima degli attuali cinque milioni di senzatetto potrebbe salire a undici milioni.
(www.iht.com)

27 maggio 2008. Prezzo del sangue
L’Iran ha di recente emanato una legge che, in caso di incidente stradale, equipara il “prezzo del sangue” delle donne a quello degli uomini, costringendo le compagnie assicurative a versare il medesimo risarcimento, a prescindere dal genere. Secondo il diritto islamico in vigore in Iran, chiunque uccida una persona deve risarcire i familiari della vittima con una somma nota appunto come “prezzo del sangue”, o “diyeh”. Sinora, il prezzo del sangue delle donne era la metà di quello degli uomini. Il provvedimento deve ancora passare il vaglio di un organismo giuridico-religioso, ma i legislatori ritengono che non ci sia alcuna violazione della shaaria dato che si fa riferimento a un contratto (quello assicurativo) che prevede che uomini e donne paghino lo stesso premio e dunque abbiano diritto ad un equo trattamento economico. Pagando il prezzo del sangue ai parenti delle vittime gli assassini condannati possono evitare la forca. Il prezzo del sangue viene calcolato annualmente. Per il 2008 è stato fissato in 550 milioni di rial (circa 38.000 euro).
(http://www.alarabiya.net)

Errata corrige
Per uno sfortunato refuso, la citazione nell’intervento di Fabrizio Tonello sul numero scorso è stata attribuita a Keats quando si trattava ovviamente di un passo del poema “The Second Coming” di William Butler Yeats, scritto nel 1919.
Inoltre, il taglio redazionale dei versi a cui faceva riferimento ha reso poco comprensibile le conclusioni del testo, che includevano questa citazione dalla poesia:
The best lack all conviction, while the worst
Are full of passionate intensity.
Surely some revelation is at hand;
Surely the Second Coming is at hand