I partiti che hanno vinto le elezioni sono veramente di destra? E di quale tipo?
Sicuramente sono delle destre, al plurale, anche a prescindere dalla decisione sul significato del termine “destra”. Io credo che questo termine abbia un significato, che ci siano ancora delle linee di frattura che separano la destra dalla sinistra anche se, probabilmente, sono diverse da quelle tradizionali. In Italia, oggi, c’è una pluralità di destre, così come c’è una pluralità di “non destre”, ed il discorso va necessariamente scomposto perché, ad esempio, c’è la Lega che nega di essere di destra e che possiamo definire tale soltanto in un’ottica piuttosto vecchia. Credo tuttavia che la questione intorno alla quale si sono divisi gli italiani sia quella dello Stato: su questo si sono formati due schieramenti, uno dei quali comprende tutti coloro che hanno un rapporto positivo con lo Stato democratico e con le istituzioni, mentre nell’altro ci sono coloro che hanno un rapporto di contestazione dello stato democratico e delle istituzioni democratiche. Ma qui bisogna chiarire, perché non sto dicendo che sono illegittimi quelli che stanno a destra, sto dicendo che sono portatori di una legittimità parzialmente diversa. Mi spiego: questa curiosa sinistra statualista-istituzionale in che cosa è “sinistra”? Lo è sia nel difendere l’idea astratta, generale, che la convivenza politica sia inevitabilmente mediata da istituzioni pubbliche, sia nella consapevolezza storica che le istituzioni pubbliche sono queste istituzioni. E’ da qui che nasce l’insistenza sull’antifascismo (e non credo che sia nata come un’insistenza faziosa e settaria, perché se fosse stata concepita così sarebbe stata una catastrofe) come invito a riconoscere che ciò che vi è di comune è ciò che nasce da un conflitto, che la vera pacificazione è il riconoscere che l’origine delle nostre istituzioni politiche è un conflitto, perché non solo la politica passa attraverso istituzioni pubbliche, ma queste nascono da un conflitto e sono legittime in quanto di quel conflitto sono il superamento ma non l’oblio. Questa consapevolezza, come anche la consapevolezza che in ogni caso la politica si dà solo attraverso le istituzioni, è una cosa che nella sinistra non era molto di casa, perché la sinistra era spesso una sinistra sociale, dunque -almeno storicamente, penso agli anarchici- nemica delle istituzioni. Ecco, questa acquisita consapevolezza era il motivo per cui questa volta le sinistre si presentavano con Spaventa, con Visentini, cioè con i grandi borghesi consapevoli del fatto che le istituzioni concrete, storiche, sono le istituzioni borghesi nel senso della borghesia come classe universale. Quei pochi borghesi che sono stati capaci di pensare alla borghesia come classe universale sono stati con la sinistra e la sinistra è stata con questi, scegliendo come terreno minimo di determinazione e di autodefinizione la lealtà verso le istituzioni. Tutto questo è stato elettoralmente catastrofico, perché l’ha fatta percepire come pedagogica e come vecchia, cioè legata alle istituzioni corrotte, mentre immagino che la sinistra volesse invece far passare un messaggio di riqualificazione democratica delle istituzioni.
Dall’altra parte c’erano i portatori di un pensiero politico complesso e variegato. Alleanza Nazionale certamente è statualista, come lo è la gran parte delle culture della destra tradizionale (anche se vi sono delle culture politiche di destra non statualiste, ma sono quelle estremiste, eredi di una tradizione di critica alla politica moderna e alla sua forma, cioè allo Stato) che hanno sempre fatto un discorso di Stato autoritario, ed il punto è che questo è uno statualismo che non riconosce legittimità allo Stato democratico. Delle due condizioni che devono coesistere (la politica passa attraverso le istituzioni pubbliche e queste sono quelle storicamente date) la prima era accettata, ma non era accettata la seconda. Nel cartello elettorale vincente c’è poi un’altra destra, quella di Berlusconi, che è erede di un pensiero politico che dà un’interpretazione del liberalismo in senso non statualistico. Noi siamo abituati a pensare al liberalismo come alla cultura politica grazie alla quale la borghesia come classe universale ha costruito lo Stato -Cavour era un liberale e ha fatto lo stato italiano, Croce si defi ...[continua]
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