Possiamo partire da una definizione della geopolitica?
Non è semplicissimo, perché l’uso di questo termine è molto incerto. A volte lo si identifica, in maniera abbastanza neutra, con la geografia politica, e cioè con lo studio delle dimensioni spaziali di alcuni fenomeni politici o economici o sociali, dal tipo degli insediamenti ai comportamenti elettorali, dalle divisioni linguistiche al reddito pro capite o alla quantità di giornali letti. Più specificamente, la geopolitica non è tanto una materia quanto una dottrina nata nel secolo scorso e diffusasi soprattutto in Germania e nei paesi anglosassoni. Tra i suoi padri ci sono più o meno illustri geografi, alti ufficiali (soprattutto ammiragli) studiosi di strategia, uomini politici: il primo a usare il termine “geopolitica” fu uno svedese, Kjellen, nel 1899. Che cosa accomuna questi “padri fondatori”, pur molto diversi fra di loro? Possiamo dire che si tratti di queste cose: 1. Sono studiosi che assegnano un ruolo fondamentale alle basi geografiche nel definire comportamenti e destini storici di comunità umane, stati, imperi. Si può dire che siano più o meno deterministi -con variazioni e correzioni-, e che in questo senso si iscrivano bene nell’atmosfera positivista della seconda metà dello scorso secolo e dell’inizio di questo. 2. Quando sono geografi, sono anche molto engagés (in questo riprendendo antiche tradizioni della geografia, da Erodoto ai “cartografi del re”), nel senso che non si limitano e descrivere il mondo, “oggettivamente”, per il piacere puramente conoscitivo che ne traggono, ma perché mossi da preoccupazioni politiche, nazionali o imperiali. Nascono, in questo ambito, teorie sulla opposizione storica (ma anche “naturale”) tra potenze marittime e terrestri. Al geografo Ratzel, per esempio, risale la teoria, destinata a nuova fortuna anche recente, sulla successione storica Mediterraneo-Atlantico-Pacifico come teatri privilegiati della storia mondiale.
Fin qui siamo ai precursori (forse più ai nonni che ai padri) della geopolitica. Che vede invece crescere interessi e consensi, e si consolida come dottrina, soprattutto nella Germania del periodo tra le due guerre. E’ qui che troviamo un generale-geografo, Klaus von Haushofer (nato nel 1869), che è il leader di questa nuova fase, e che alcuni considerano il vero fondatore della geopolitica.
In che misura si può dire che la geopolitica sia una dottrina nazista?
Lo diventa certamente, ma non subito. Sarà essa, infatti, ad offrire il supporto teorico alla teoria dello “spazio vitale”, pretesto e giustificazione per le conquiste naziste. Ma prima di allora, negli anni venti, la geopolitica si diffonde in Germania in ambienti intellettuali-studenteschi (con un forte apporto di professori di storia e di geografia), come reazione al trattamento che era stato riservato alla Germania a Versailles. In altri termini, subito dopo la prima guerra mondiale, sull’onda della delusione per i trattati di pace, molti giovani intellettuali alimentano il loro “revisionismo” di considerazioni di natura geografica (o geopolitica): essenzialmente, il fatto che i confini non rispettino la carta etnica e culturale dell’Europa (molti tedeschi restano fuori dalla Germania). Non si tratta, in origine (non solo, per lo meno), di ambienti di destra, ma, assai spesso, patriottico-democratici. La stessa vicenda personale di Haushofer è quanto meno ambigua. Animatore, dal 1924, della Zeitschrift fur Geopolitik, Haushofer accettò in seguito che il nazismo al potere si appropriasse della sua opera (e ne facesse una “scienza tedesca”): il tramite fu Rudolf Hess, suo allievo e amico. Haushofer fu un grande propugnatore del patto tedesco-sovietico, perché aveva fatto proprie le tesi ottocentesche di MacKinder sull’opposizione di una potenza Terra (l’Eurasia) a una potenza Mare (l’impero britannico). Tuttavia, Haushofer non fu mai veramente nazista. Sua moglie era ebrea. Dopo la fuga di Hess in Inghilterra (un episodio rimasto per molti versi oscuro), il figlio di Haushofer, anch’egli apprezzato geopolitico e diplomatico, fu coinvolto nell’attentato a Hitler del 20 luglio e assassinato dalla Gestapo. Dopo la guerra, ci fu chi ritenne che anche Haushofer dovesse essere processato come criminale di guerra, ma la cosa tramontò subito. Ciò nonostante, nel 1946, Haushofer si suicidò insieme a sua moglie. Ma, quale che fosse la posizione ...[continua]
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