Dominique Dupagne è medico generalista e professore di Paris VI. Nel 2000 ha fondato Atoute.org, il primo sito comunitario di medicina in Francia, che permette a pazienti e malati di comunicare. Ha anche fondato DesBons, sito che mette in relazione medici e specialisti. È tra gli iniziatori della medicina 2.0 in Francia.

Cos’è la medicina 2.0?
La medicina 2.0 nasce dall’incontro fra quel vasto fenomeno chiamato Web 2.0 (la diffusione dei social network, della condivisione in rete. Ndr) e la medicina, l’arte di curare le persone. In altri paesi, soprattuto in America, si sente parlare di "health 2.0”: per quanto riguarda il contesto francese preferisco parlare di "medicina 2.0”.
Com’è cambiato il rapporto tra medico e paziente con Internet?
Non è cambiato praticamente in nulla. Quello che, invece, è profondamente cambiato, è il rapporto tra il paziente e la malattia, quello dei pazienti tra loro e pure quello tra i medici. Ma ancora non ce ne siamo resi conto. Partirei proprio da qui: grazie a Internet oggi, noi medici, abbiamo accesso in permanenza all’informazione, cosa prima impossibile: avevamo bisogno di grandi biblioteche o di abbonamenti a riviste. Fino a una decina di anni fa i medici tenevano i ritagli degli articoli che leggevano per farsi una base di documentazione: tutto questo oggi non ha senso perché si può trovare praticamente tutta l’informazione disponibile sulla Rete. Prima si facevano delle formazioni: la formazione medica continua. Cos’era? Il fatto di imparare qualcosa di cui non si ha bisogno subito ma che potrebbe essere utile più tardi. È un fenomeno che sta diventando obsoleto: la formazione la cerchiamo nel momento in cui ci serve. Nello studio abbiamo un computer, usiamo Google, perfino per trovare informazioni, come il dosaggio di una medicina. È un fenomeno sul quale si ha completa fiducia per cui è come se si "esportasse” una parte della nostra memoria all’esterno, avendo accesso a una quantità di informazioni enorme.
Dal lato del paziente, invece, cosa succede?
Per i pazienti è stata una vera rivoluzione: i pazienti hanno avuto accesso all’informazione grezza, che era moltissima. Prima del Web 2.0 c’erano, per coloro che si interessavano, solo le riviste divulgative e i dizionario medici. È stata recentemente fatta un’inchiesta per sapere qual è la principale fonte di informazione sulla salute dei francesi: il dizionario medico non è neanche stato citato. Negli ultimi dieci anni c’è stata un’evoluzione sul modo dei pazienti di avvicinarsi all’informazione medica: all’inizio erano avidi di avere informazioni sulle loro malattie, poi hanno iniziato a scrivere in prima persona, sia nei forum, sia commentando articoli, sia aprendo dei blog. Ed è qui che si situa il passaggio "rivoluzionario”: le persone hanno smesso di essere solo ricettori di informazioni, diventando anche emettitori. All’inizio i medici hanno guardato questo processo a metà tra il divertito e lo sdegnato: pensavano che i pazienti non capissero quello che leggevano, basandosi sul principio che solo i medici potessero avere "conoscenza”, mentre quella dei pazienti era solo "informazione”. Ma si è rivelato falso.
Un po’ alla volta, scambiandosi informazioni tra loro, i pazienti hanno creato un sistema di conoscenza. Invece di essere completamente dipendenti dal medico per avere e scambiare informazioni, hanno iniziato a comunicare lateralmente e orizzontalmente. E i loro scambi erano molto interessanti: il vissuto della malattia, trucchi per adattarsi, effetti dei farmaci, impressioni su un medico o una clinica... tutte cose che non si trovano per forza nei libri di medicina.
Queste informazioni, aggregate, formano un vero e proprio sistema di conoscenza che, tra l’altro, non è in competizione con quello del medico. È semplicemente diverso. Il sapere del medico è un sapere molto esteso nel campo della medicina, ma limitato su punti specifici. Questo cosa significa? Che conosce le medicine, che è in grado di paragonare diversi farmaci che servono per la stessa malattia, ecc... Per quanto riguarda, invece, sapere quali sono gli effetti e il vissuto di un farmaco... beh, su questo non può certo competere con una persona che lo sta prendendo. Stessa cosa per quanto riguarda i sintomi di una malattia: li ha letti e studiati sui libri, ma quando ci sono cento persone che hanno la stessa malattia e che condividono i loro sintomi si crea un sistema di conoscenza che, da questo punto di vista, è supe ...[continua]

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