Il sindaco di Tuzla, Selim Beslagic, in un articolo apparso su questo giornale, ha sostenuto che in Croazia nessuno si ricorda più di Tudjman. E’ vero? E’ possibile che il nazionalismo sia già dimenticato?
Penso che i croati non siano né più né meno nazionalisti degli altri popoli europei. Quello che fa la differenza con gli altri popoli europei è che i croati non hanno mai avuto un proprio stato. La prima Jugoslavia, fatta nel 1918, era stata creata per risolvere i problemi sopravvenuti con lo sfacelo dell’impero austro-ungarico. La seconda Jugoslavia è stata socialista e federativa e metteva fine a un brutto periodo nel quale la Croazia aveva avuto un governo fantoccio retto dai nazisti. Però è vero che in Croazia c’era un grande movimento antifascista. Non va dimenticato che se in Croazia è sempre stato molto diffuso un sentimento anti jugoslavo, è anche vero che il movimento teorico e filosofico alla base dell’idea jugoslava è nato proprio in Croazia nel diciannovesimo secolo. I serbi avevano già un loro stato, non erano preoccupati. Quando i serbi hanno compreso che la Jugoslavia poteva essere una grande Serbia, allora si sono convinti.
Dal diciannovesimo secolo in poi ci sono sempre state due correnti di pensiero: i croati hanno interpretato la Jugoslavia come una possibilità di federarsi con altri popoli, i serbi come una chance per ingrandirsi.
Quindi il problema nazionale e dunque il nazionalismo è sempre stato presente in Croazia. La Jugoslavia alla fine non si è rivelata un modello ideale, ma i croati hanno tentato di costruirla. Alla fine della seconda guerra mondiale, nonostante gli eccidi tra ustascia e cetnici, la pace fra i due popoli è stata fatta abbastanza presto.
Sono nazionalismi che scattano presto, ma altrettanto rapidamente rientrano, anche per la grande somiglianza che c’è fra questi popoli, croati e serbi in modo particolare.
C’è poi un’altra ragione. Il nazionalismo negli ultimi anni del potere di Tudjman è stato strumentale. Il partito di Tudjman ha usato il nazionalismo per nascondere la corruzione, la criminalità e l’abuso di potere, che erano la vera ragione della sua esistenza.
La fortuna è che questo non è solo un Paese centroeuropeo, ma anche mediterraneo, per cui certe cose vengono affrontate con una certa superficialità. Da un lato questo crea problemi; dall’altro, come per il tema di cui parliamo, è un vantaggio.
Come il fascismo italiano è stato diverso dal nazismo tedesco, anche qui i nazionalismi sono differenti rispetto al centro Europa.
Dal punto di vista culturale, cosa resta delle sfilate ustascia, dell'identità forte che Tudjman aveva creato?
Queste ideologie possono funzionare solo se hanno una base organizzativa dietro di loro. In Croazia le facevano funzionare le istituzioni statali. Cambiato il timone, penso che non abbiano possibilità di esistere. Le istituzioni ora sono in mano a forze democratiche, per questa gente non c’è più il brodo di cultura per stimolare l’ideologia di destra. Mi ricordo un episodio accaduto proprio nella piazza del Foro di Pola, quella in cui stiamo parlando: nel ‘97 ero sul palco mentre un candidato alla presidenza della Repubblica, Vladimir Gotovac dei liberali, stava tenendo un comizio. E’ stato assalito da un capitano dell’esercito che l’ha colpito con un pugno e un cinturone.
Questo capitano che era stretto parente di un capo dei servizi segreti, ha gridato “Viva Ante Pavelic” quando l’hanno bloccato. Dopo questo gesto non gli è successo nulla, il processo è stato un non processo. Penso sia ancora qui a fare l’ufficiale. Queste persone non credo che abbiano cambiato ideologia, ma non hanno più delle istituzioni di supporto; se il capitano non avesse avuto degli apparati dello Stato al suo fianco non avrebbe potuto commettere questi atti e rimanere impunito. Ma ora le cose sono cambiate, nelle stanze dei bottoni dello stesso esercito ci sono forze democratiche.
Come è stato vissuto il fattore Haider a poche centinaia di chilometri di distanza?
Credo che la Croazia abbia problemi propri che la portano a occuparsi poco degli altri. Sbaglia, perché Haider è alle porte. Qui è stato criticato dall’attuale governo, la gente non ha nessun tipo di simpatia verso Haider, ma dal mio osservatorio ...[continua]
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