Frequenti l’Ucraina da diversi anni e i tuoi primi viaggi sono stati proprio nelle zone indipendentiste. Puoi raccontare?
Io mi sono sempre occupato dell’area cosiddetta Mena: Nord Africa e Medio Oriente. Sono andato in Ucraina per la prima volta circa otto anni fa per coprire le aree separatiste; all’epoca sono rimasto a Donetsk circa una ventina di giorni. Ero andato con una serie di focus. Volevo capire per quale motivo decine di internazionali fossero andati a sostenere quella che in quel periodo nell’estrema sinistra veniva vista addirittura come una rivolta popolare antifascista.
Nel Donbass ho incontrato soprattutto dei francesi, scoprendo poi che quasi il 100% di loro provenivano in realtà dall’area identitaria che fa parte della destra radicale. Uno di loro è poi diventato un leader delle gilets jaunes. Invece gli spagnoli erano più orientati verso l’estrema sinistra, perlopiù erano degli stalinisti nostalgici dell’Unione Sovietica. Personalmente ho anche chiesto loro come potessero sostenere la Russia di Putin che era tutt’altro che un paese comunista. Sappiamo che la Russia è impegnata nella costruzione di una narrazione che si riallaccia sia al passato zarista sia all’ideologia sovietica con la sua tradizione di lotta e di fratellanza universale; mitologie con cui si vorrebbe riscrivere la storia. D’altra parte conosciamo il destino di Memorial, che era la memoria storica del periodo della repressione stalinista dei gulag: alcuni sono stati incarcerati e molti sono dovuti scappare.
Comunque la mia intenzione era di andare a vedere chi fossero questi volontari internazionali e poi, come dicevo, avendo studiato storia, mi incuriosiva molto questo forte richiamo al passato sovietico presente nel Donbass. In quell’area esisteva appunto la tradizione del lavoratore sovietico, Stakhanov aveva registrato lì il suo record; mi raccontavano che nel passato la miniera più produttiva aveva il diritto di accendere la stella rossa posta sulla sua cima così che tutti potessero vedere che loro avevano lavorato di più. In quell’occasione avevo visitato una delle miniere più profonde, oltre mille metri se non ricordo male. Devo dire che le condizioni dei minatori ancora nel 2015 erano veramente proibitive. Noi, dopo solo qualche ora eravamo risaliti completamente coperti di polvere di carbone e avevo visto che là sotto molti non usavano neanche le mascherine; un lavoro tremendo.
Mi interessava anche indagare cose stesse succedendo alle minoranze religiose, soprattutto quella musulmana e le chiese protestanti. In seguito ho avuto la possibilità di intervistare il muftì di Donetsk, costretto a fuggire a Kiev. Tra le chiese protestanti ero interessato soprattutto a quelle evangeliche, neovangeliche e pentecostali perché venivano accusate dai custodi dell’ortodossia russa di essere spie degli americani. A Sloviansk c’era stato un episodio molto brutto sul quale poi ho fatto un reportage per la televisione svizzera: quattro pentecostali erano stati rapiti, torturati e uccisi dai separatisti.
Sempre in quel periodo ero stato anche con delle milizie separatiste, in particolare con il battaglione Vostok al cui comando c’era un georgiano venuto a combattere con i filorussi (ho saputo che è morto durante questo conflitto e che era stato accusato di crimini di guerra e di violenza sui prigionieri). Ho avuto diciamo la fortuna di incontrare anche i cosiddetti “pagani”. Oltre a questo curioso miscuglio di comunisti ortodossi, nazionalsocialisti o estremisti di destra c’era infatti anche questo piccolo gruppo di combattenti pagani che si rifacevano alla fede nativa slava; loro mi hanno portato in un bosco con questi totem di legno e questo dio che sembrava ispirato alla cosmogonia dei vichinghi, con la barba lunga e l’elmo in testa. C’era pure una gigantesca svastica per terra che era la ruota solare. Devo dire che sembrava di parlare con un gruppo di complottisti: erano convinti che gli slavi avessero fondato o scoperto qualsiasi cosa, perfino l’America; sotto il Vaticano secondo loro c’erano dei libri segreti che testimoniavano che gli slavi avevano fondato Roma. È stata un’esperienza particolare, molto interessante da un punto di vista antropologico.
Cos’hai capito rispetto alla storia del Donbass?
Nel 2014 uno dei leader militari era Igor Girkin, alias ...[continua]
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