Nadia Ait Zai è una giurista algerina, che si batte da anni per la riforma, in senso egualitario e laico, del codice di famiglia algerino.

Come è stato possibile che un paese la cui costituzione è nata da una guerra di indipendenza come quella algerina, abbia un diritto di famiglia così discriminatorio nei confronti delle donne?
Nelle costituzioni algerine, dalla prima, che è del ‘63, l’Islam è sempre stato religione di stato, e il riconoscimento dell’Islam come religione di stato è un articolo non unicamente dichiarativo, ma normativo, cioè fonte di diritto. Ora, la contraddizione è che tutto il nostro corpus legislativo è laico, ispirato, dal piano commerciale al civile al penale, a quello francese. Il solo testo in cui l’Islam, o meglio il diritto musulmano, è andato a esercitarsi è la famiglia, anche perché questa resta l’espressione principale dell’identità musulmana. E all’interno della famiglia chi esprime maggiormente questa identità musulmana? La donna. Quindi lo stato algerino, ma ancor prima dell’indipendenza il Fronte di Liberazione Nazionale, ha sempre imperniato la preservazione dell’identità musulmana sulla donna e a ogni rivendicazione di libertà per la donna, di emancipazione, affinché potesse essere un individuo, disporre del proprio corpo, essere libera, ha sempre opposto i valori musulmani. Ciononostante, si era andati avanti per anni con testi ricalcati sulla legislazione francese, che tutelavano in qualche modo la donna.
Ora, basti pensare che nel diritto musulmano quando un marito vuole rompere il vincolo coniugale pronuncia una formula in arabo alla moglie con la quale le dice: “Sei divorziata”, la pronuncia tre volte e la donna è divorziata. Ebbene, questa procedura era stata eliminata nel 59 con l’introduzione del divorzio giudiziario che comportava l’annullamento del ripudio. Una tappa importantissima nell’evoluzione del diritto musulmano. più in generale, poi, la donna restava libera dalla tutela matrimoniale, poteva concludere il suo contratto di matrimonio da sola, ed era proprio quel “sì” a dare forza solenne al matrimonio che doveva essere trascritto all’anagrafe. Tutto questo è cambiato nel 1984 quando, nel rapporto di forze e di lotta che ha fatto della donna una posta in gioco politica, la tendenza tradizionalista è riuscita a far passare un testo sulla famiglia che consacrava la pura tradizione musulmana.
Come cambia nel 1984 la situazione della donna?
La donna torna a stare sempre sotto la tutela di qualcuno, del padre, del fratello, del giudice e questo è in contraddizione col principio costituzionale che parla di non discriminazione fra i sessi, di uguaglianza di diritti.
Siamo giudicate per un crimine allo stesso titolo degli uomini; se uccidiamo non siamo minori, non siamo considerate incapaci, paghiamo come gli uomini, veniamo condannate con la stessa pena. Sono cittadina libera, indipendente, pago le tasse, posso essere eletta, posso votare, ho diritto al lavoro, alla salute, all’educazione, ma nella famiglia ciò non esiste, nella famiglia vengo protetta, perché sono colei che deve preservare questa identità. Questo nel testo, ma la realtà è lontana dal testo; nella realtà le donne sono capofamiglia, lo sono di più e tanto più col terrorismo che ha fatto sparire tanti uomini; lo è quando è divorziata perché ha la custodia dei figli, perché gli alimenti sono irrisori e quindi è costretta a lavorare. Sono tante le situazioni sociologiche e giuridiche che mostrano quanto il codice della famiglia sia in ritardo sull’evoluzione della società. Oggi la ragazza che si vorrebbe chiusa in casa, esce, va a scuola, è istruita, lavora, fa il medico, il giudice, il ministro; non è più possibile dire che è un’incapace che non può neanche decidere da sola di sposarsi; può concludere contratti commerciali per miliardi e non può andare a concludere il proprio contratto di matrimonio? Vedete che squilibrio? Gli stessi genitori di una giovane vi direbbero: “No, no, io non voglio che mia figlia si sposi solo dicendo un versetto del Corano, bisogna che mia figlia vada in Comune a sposarsi e si faccia rilasciare un libretto di famiglia”.
Ma sono tante le assurdità: nel codice di famiglia si dice che la donna non ha diritto di sposare un non musulmano, bisognerà fare delle statistiche, ma ci sono moltissime algerine che hanno sposato dei non musulmani, quindi il testo è superato; nel codice della famiglia si dice che al figlio maschio spetta due volte la parte della ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!