Fabrizio Tonello insegna Storia e istituzioni dell’America del Nord all’università di Padova. Ha insegnato anche all’università di Bologna ed è stato Visiting Fellow della Columbia University di New York. E’ autore di quattro libri sugli Stati Uniti, tra cui Da Saigon a Oklahoma City, una storia dell’estrema destra americana uscita nel 1996.

Tu hai seguito tutta la vicenda dell’attentato del 19 aprile 1995 a Oklahoma City contro un palazzo del governo federale, in cui persero la vita 168 persone. Come definiresti ideologicamente Timothy McVeigh, il giovane, autore dell’attentato, che è stato giustiziato lo scorso giugno?
Certamente non come un nazista o un neo-nazista. Sarebbe una semplificazione grossolana perché in realtà McVeigh non aveva nessuna delle caratteristiche ideologiche del nazismo o di ideologie di estrema destra europee. Per esempio, non era affatto un ammiratore dello stato forte, ma tutto il contrario: l’attentato di Oklahoma City trovava origine da una visione paranoica dello stato federale come onnipotente, dominante, dittatoriale ed era un atto di ribellione contro di esso; d’altra parte il suo antisemitismo era assolutamente superficiale, degli ebrei non gli sarebbe importato nulla se non per il fatto che esistono i banchieri ebrei; la sua visione del problema ebraico sembrava tratta dai Protocolli degli anziani di Sion: gli ebrei dominano il mondo occultamente, dalle stanze dei consigli di amministrazione. E’, casomai, un sentimento di astio, di invidia sociale verso l’ebreo cosmopolita e ricco, che si associa con una fortissima, quasi maniacale, sensazione di perdita dei valori tipicamente americani. Quindi localismo estremo, ostilità nei confronti del governo federale, teorie di cospirazioni planetarie.
Che altro? McVeigh era un reduce della guerra del Golfo, dove fu decorato; aveva tentato di entrare nei commandos di Fort Braggs, il fior fiore dell’esercito americano, ma fu scartato ai test attitudinali, probabilmente perché appariva razzista contro i neri (oggi nell’esercito americano sono molto rigidi su questo problema).
McVeigh non ha mai fatto parte di nessuna organizzazione politica, il suo unico contatto con il giro di estrema destra avveniva nei “gun show”, cioè le fiere, i mercatini (sono letteralmente dei mercatini) delle armi, che creano negli Stati Uniti una comunità di appassionati con luoghi d’incontro, rituali, un gergo, un’ideologia che si nutre del II emendamento della Costituzione americana, quello che dice che il Congresso non potrà fare leggi che limitino il diritto dei cittadini a portare armi.
Questa storia delle fiere delle armi ritorna continuamente…Quanto è radicata la rivendicazione di un diritto alla detenzione di armi?
C’è oggi una versione “buonista” del II emendamento, una versione adottata in blocco dall’amministrazione Clinton, dai democratici e dalla stragrande maggioranza della stampa europea, secondo la quale l’emendamento in realtà non garantisce affatto il diritto individuale a possedere armi da fuoco, perché nel 1791 si volle stabilire semplicemente che il Paese aveva bisogno di una milizia popolare per la propria difesa e quindi i cittadini maschi adulti, in quanto membri di questa milizia, avevano il diritto-dovere di tenere armi in casa.
Questa, però, è una versione leggermente edulcorata della storia: nella realtà del dibattito costituzionale americano dell’epoca questo emendamento fu fatto perché i cittadini potessero armarsi e con questo opporsi alla possibile tirannide. Le radici inglesi del II emendamento prevedono specificamente il diritto di resistenza del popolo armato contro il proprio governo, come ha messo in rilievo Joyce Lee Malcolm nel suo libro To Keep and Bear Arms. Ora è chiaro che, non esistendo più re Giorgio III ma la democrazia, le elezioni e tutto il resto, si potrebbe abolire questo emendamento, ma, per l’appunto, con un procedimento costituzionale e in base a un dibattito politico, non surrettiziamente dicendo: “Ah no, in realtà l’emendamento non vuol dire ciò che vuol dire”. Questo modo di affrontare la questione non ha avuto altro effetto che quello di far crescere un’immensa lobby di tre milioni di persone attaccate in modo fanatico alle proprie armi da fuoco. D’altra parte, per capire il successo della National Rifle Association, l’associazione con Charlton Heston come presidente, che strafinanzia i repubblicani nelle loro campagne elettorali, e le cui posizioni a noi europei appaiono del tutt ...[continua]

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