Ma si è soffermato ancora una volta di fronte al problema intenso, eticamente scorretto dell’abuso delle chiacchiere, “del chiacchiericcio”, che crea deformazioni non solo alla verità, ma ammorba la convivenza con logiche di sospetto e di inganno. Non è la prima volta che il Papa si sofferma sul tema che non è difficile pensare crei alla sua missione evangelica, anche dentro le mura vaticane, sofferenze e contrasti. Che il Papa Francesco ami il principe danese Amleto che mormorava: “Parole, parole, parole”?, oppure che abbia studiato con reverenza laica Martin Heidegger, uno dei padri dell’esistenzialismo contemporaneo che scriveva: “ La chiacchiera si rifiuta di risalire al fondamento di ciò che è stato detto, è sempre un procedimento di chiusura. Chiusura che è aggravata dal fatto che la chiacchiera con la sua persuasione di possedere fin dall’inizio la comprensione di tutto ciò di cui parla, impedisce ogni riesame e ogni nuova discussione, svalutando o ritardando gli argomenti in modo caratteristico. Infatti la chiacchiera è la possibilità di comprendere tutto senza alcuna appropriazione preliminare della cosa da comprendere. La chiacchiera è alla portata di tutti coloro che pensano che non possa esistere più nulla di incerto”. Con questa riflessione Heidegger illumina in tempi lontani la sostanza assai attuale delle fake news , che impediscono di vivere una vita autentica. Arrendersi alle fake news è un segno di debolezza e le chiacchiere sono lo strumento delle spersonalizzazione dell’uomo.
Papa Francesco invece ama citare la lettera di san Giacomo (3,2) nella quale si dice: “Chi sa tenere a freno la lingua è un uomo giusto”. Ancora in questi giorni (e non è la prima volta!) il Papa si è espresso contro la sudditanza al demonio nell’utilizzo delle “chiacchiere”. Già nel lontano giugno del 2013 si era dilungato in una bella lezione di teologia della comunicazione spiegando che “facciamo disinformazione nel dire soltanto metà di quel che ci conviene e non l’altra metà che a noi non conviene”. Aggiungeva un secondo elemento di importanza sociale drammatica: “La diffamazione: quando una persona ha un difetto, qualcuno ne fa una prova a raccontarla (‘fare il giornalista’) e la fama di questa persona è rovinata”. Non lusinghiero giudizio sulla professione del giornalista dotato di scarsa obiettività. Ma la realtà, soprattutto negli ultimi decenni, conferma questo stato di cose. Terzo elemento: “La calunnia: dire cose non vere, questo è come ammazzare il fratello; disinformazione, diffamazione e calunnia sono peccato. Questo è dare uno schiaffo a Gesù nella persona dei suoi figli e dei suoi fratelli. Chiediamo a Gesù di non immischiarci nella vita di altri e di non dimenticare di essere cristiani”.
Tornava sull’argomento il 12 marzo del 2017 nella chiesa di Santa Maria di Canossa. Il linguaggio di Francesco era ancora più drammatico: “La malvagità della gente e le chiacchiere che ci sono in famiglia, in parrocchia, sul posto di lavoro, in Vaticano(!) sono simili a chi mette una bomba e se ne va: le chiacchiere mi spaventano, le chiacchiere distruggono. Meglio mordersi la lingua”. E con audacia il Papa commentava: “Certo mordersi la lingua fa male, ma non farai male a un altro”. E poiché il Papa nella sua magnanimità ha anche il dono dell’ironia consigliava: “Chiedete la grazia dell’umorismo anche nei momenti difficili”.
La buona chiacchiera, sembra dire il Papa, appaga la curiosità senza impegnare l’intelligenza, ma stringe i protagonisti spesso in un accordo che diviene moralmente aggressivo nei confronti di altre persone. Il piacere maggiore è quello di trovarsi d’accordo ai danni di qualcuno. Magari il proposito malevolo di danneggiare qualcuno non è mai esplicito. Ha piuttosto luogo una affettuosa e premurosa demolizione progressiva della personalità di cui si discorre. E come sostiene, surrettiziamente, anche il Papa, la chiacchiera diviene maldicenza. A voler chiamar ...[continua]
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