Anche se l’estate non è terminata, sembra che gli eccessi delle temperature di giugno e luglio siano destinati a ripetere quelli -già eccezionali- dell’estate del 2003. Se non addirittura ad accentuarne gli aspetti negativi estremi. Infatti, l’estate di quell’anno è stata considerata la più rovente nella storia climatica dell’Europa e dell’Italia per intensità e durata del caldo. Segnò anche il passaggio dalle piacevoli estati mediterranee dominate dall’anticiclone delle Azzorre alle estati insopportabilmente bollenti a causa della sempre maggiore e persistente intrusività dell’anticiclone africano.
Venne anche calcolata la mortalità dell’intero periodo estivo del 2003 per coglierne le differenze rispetto all’analogo periodo dell’anno prima. I risultati epidemiologici rilevarono un incremento della mortalità del 15,2%, in particolare tra le donne, nel nordovest del paese, e soprattutto nelle fasce anziane (in particolare sopra i 75 anni, con un aumento del 21,3%). Secondo la letteratura scientifica internazionale, il profilo del deceduto per eccesso di calore presenta sette caratteristiche: è molto anziano; ha una o più preesistenti patologie; vive da solo; ha una casa piccola; abita ai piani alti; ha un basso livello socio-economico; non ha il condizionamento d’aria.
Di queste sette caratteristiche, negli ultimi anni sicuramente una, la climatizzazione delle case, è decisamente migliorata, dato che -secondo i dati Istat sui consumi energetici- oggi una famiglia su due in Italia possiede un impianto o apparecchio singolo di condizionamento (ma è il 20% nelle case di chi ha basso reddito). Tuttavia, dal punto di vista socio-demografico si sono ampliate problematicamente almeno tre delle caratteristiche suelencate: gli anziani sono aumentati (in quantità e in longevità) e con loro le conseguenti situazioni di comorbilità; inoltre, a causa delle mutanti architetture familiari, sempre più anziani vivono soli: sono il 40% degli ultrasettantaquattrenni, pari a 2,5 milioni di persone (che diverranno 3,6 milioni nel 2045).
I dati -pure provvisori- sulla mortalità degli anziani legata alle alte temperature si ripetono nel 2022: secondo il Ministero della Salute in giugno i decessi osservati rispetto a quelli attesi sono superiori del 9%, mentre nella prima metà di luglio l’aumento è del 21% (con il picco del 48% a Catanzaro).
Invecchiamento e fragilità
La crescita della popolazione anziana -oggi pari al 24% dell’intera popolazione del paese- si accompagna inevitabilmente alla presenza di molteplici malattie croniche, indicata come multimorbilità, e all’aumentata vulnerabilità agli eventi esterni (tra cui quelli climatici) dovuta alla perdita di riserva fisiologica in numerosi organi e sistemi, chiamata fragilità. Entrambi sono due importanti indicatori di quella complessità che caratterizza la salute degli anziani e le relative cure (giustamente la geriatria è oggi definita come la “medicina della complessità”).
Secondo una ricerca empirica di “Italia Longeva”, che ha creato un indice di fragilità basandosi su venticinque problemi di salute più comuni tra gli anziani (detto Primary Care Frailty Index), la popolazione compresa dalla ricerca (ultrasessantenni) è affetta mediamente da otto malattie croniche.
Solo il 2,5% dei partecipanti non è affetto da nessuna patologia, mentre quasi il 75% della popolazione di studio ha almeno cinque patologie croniche. Quest’ultima proporzione è maggiore nelle donne e cresce all’aumentare dell’età, passando dal 57,5% nella fascia di età compresa tra i 60 e i 65 anni all’88,2% tra gli over-80. Tra i più anziani, meno del 3% è affetto da una o nessuna malattia cronica. Di conseguenza, il 6,5% della popolazione over-60 è affetto da fragilità grave, mentre il 14,1% è affetto da fragilità moderata e il 35,5% da fragilità lieve. La proporzione di individui affetti da fragilità grave cresce comprensibilmente all’aumentare dell’età, passando dallo 0,8% nella fascia 60-65 al 17,3% nella fascia degli 80 e più.
A ciò si aggiunga -nota la ricerca- una relazione negativa tra il reddito e la prevalenza di fragilità, una relazione che porta il discorso sul ruolo delle disuguaglianze rispetto ai rischi della salute. La fragilità non ha solo caratteristiche biomediche o di reddito, ma rimanda all’intero contesto ambientale di vita, come ha dimostrato la tragedia di Chicago del 1995, in cui il ricercatore statunitense Eric Klinenberg si è chiesto come sia stato ...[continua]
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