«A. F. Formíggini Nacmani. Modenese. Liquidazione. Modenesi! Rieccomi e per sempre! Prima che nuove leggi sopraggiungano ad abrogare la pienezza dei miei diritti civili, conchiudo il mio umile ciclo mortale col cuore del perfetto modenese e con la finezza e la dignità dell’Ufficiale italiano ex combattente. La mia trentennale, febbrile, gratuita, dispendiosa fatica è distrutta: ma non è distrutto il tesoro insopprimibile della piena coscienza del lavoro compiuto e del sentirmi incontestabilmente degno della Patria! La Biblioteca Estense riceverà in consegna l’archivio della mia famiglia; la mia ampia Autografoteca editoriale e la mia Casa del Ridere. [...] La mia diletta famigliuola, ormai perfettamente ariana, non avrà limitazioni e sarà perciò in grado di dare alla Estense i mezzi per sviluppare la più peregrina delle mie iniziative, degna della città del Tassoni e dell’Editore dei Classici del ridere e intonata col “genius loci”. Dite ai miei amici Solmi e Bottai, che mi hanno voluto tanto bene, ai quali ho voluto tanto bene, che ottengano dal Ministero della Cultura Popolare che la mia “Italia che scrive” [Ics] [...] possa continuare per rendere ancora alti servigi alla Patria. Gli facciano capire che l’Ics è diversa da tutti gli altri periodici del genere che sono stati tentati invano, in ventun’anni [sic], per sostituirla, e che, come non ha mai risentito della altrui concorrenza non ha fatto mai concorrenza ad alcuno. Gli raccomandino analogamente il CHI È?: tutto il mondo lo aspetta: sarebbe ritardare gli sviluppi di una impresa tanto necessaria che, forse, resterebbe stroncata per sempre.
Addio, cari Concittadini, il piccolo spazio che c’è fra la Ghirlandina e il Tassoni lo chiamerete al tvajol ed Furmajin per indicare la limitatezza dello spazio. Non direte “sudario” perché tvajiol è parola più allegra e simposiale. Fatemi abbrustolire il più rapidamente e il più clandestinamente che sarà possibile e consegnate le mie ceneri al mio figlioccio il quale sa che cosa deve farne. Ecco: in estremo atto di disciplina elevo il mio bravo saluto al Duce e, lancio dall’alto il mio alto grido: Italia! Italia! Italia!
E lancio dall’alto anche me stesso: BUMF!
Formíggini da Modena»
Estrema raccomandazione: siate rassegnati alla mia sorte, non fate recriminazioni. Non guastatemi le uova nel paniere.
Poscritto alla lettera indirizzata alla moglie
e al figlioccio prima di suicidarsi gettandosi dalla torre del duomo
di Modena per protesta contro le leggi razziali il 29 novembre 1938
