fare la fila è una specialità degli inglesi. Ci mettiamo in fila per qualsiasi cosa, e in fila manteniamo un’educazione innata che cominciamo a praticare sin da piccoli, quando già a scuola impariamo ad aspettare il nostro turno per ogni attività. C’è un mettersi in fila felice e confortevole, come per esempio per entrare a Wimbledon, per comprare il gelato o per fare acquisti nei grandi magazzini. In una fila fatta per bene si ritrova un’educazione che spesso è sottovalutata. È una qualità che calza bene con l’immagine che di se stessi hanno gli inglesi, di un popolo stoico. Anche quando mettersi in coda potrebbe non essere praticabile, come per esempio quando ci si ammassa in una mischia disordinata per prendere l’autobus, c’è sempre la tendenza a trattenersi dal passare avanti per lasciare il posto a chi è arrivato prima. Si tratta di fair play, di senso innato di giustizia? Mi piace pensare che sia così. Provate a saltare una fila in Inghilterra e vedrete il turbamento che se ne genererà.
Secondo i risultati di un sondaggio pubblicato dal quotidiano “Independent”, nel corso della propria vita ciascun cittadino britannico trascorre 47 giorni in fila. Penso che questi dati si riferiscano alla vita pre-pandemia, perché oggigiorno ci sono più ambiti della vita civile in cui è previsto il mettersi in coda, e le attese si sono allungate. Queste file riflettono nettamente il fatto che, semplicemente, nel Regno Unito le cose non funzionano più. Mettersi in fila è ormai una pratica che evidenzia con vividezza le carenze cui siamo sottoposti, cosa illustrata con scioccante evidenza dalle code verificatesi a Bristol in occasione delle registrazioni al servizio odontoiatrico dell’Nhs.
In quell’occasione c’erano centinaia di persone in fila. Nel giro di due giorni sono stati registrati 1.500 pazienti. Quella coda, che aveva cominciato a formarsi intorno alle cinque del mattino, è diventata subito un simbolo lampante dello stato di decadenza assoluta in cui versa l’odontoiatria britannica. Ci sono intere aree del paese in cui non è prevista alcuna copertura odontoiatrica, men che meno fornita dall’Nhs. Di questo avevo già parlato in una mia precedente lettera, in cui descrivevo come alcune persone fossero state costrette a risolvere i propri problemi estraendosi da sole i denti malati. Siamo al Medioevo. Un altro impatto del fallimento dell’azione governativa, sia sul piano degli investimenti sia riguardo alla riforma del contratto odontoiatrico dell’Nhs, è il numero di persone costrette ad accedere ai Pronto soccorso degli ospedali. Il 40% dei nostri bambini non riescono più a essere visitati regolarmente da un dentista; tra l’aprile 2022 e il maggio 2023 sono stati 30.000 i minori e oltre 70.000 gli adulti ammessi alle cure nei Pronto soccorso a causa di denti malsani.
Proprio in questo febbraio il fallimento della copertura odontoiatrica è finita nel nostro dibattito nazionale e politico. Per almeno una settimana tutti sono stati costretti a confrontarsi amaramente con quella che è l’immagine più viscerale di una Gran Bretagna che va in pezzi. Alle lunghe file di Bristol se ne aggiungono altre. Si aspetta per accedere alle mense, nelle stazioni per i treni in ritardo, per i servizi pubblici in generale. Si attende quel sole primaverile che potrebbe infonderci speranza.
Questo febbraio è più caldo del solito. Nei parchi e nelle aree boschive torna a far capolino il verde. Cominciano a comparire i primi germogli, a spuntare le foglie sugli alberi. È quel periodo dell’anno in cui gli uccellini da giardino cominciano a poggiarsi sulle siepi come allegri manifestanti. Sono tutte cose che meriterebbero di essere festeggiate, se non fosse per le notizie secondo cui il gennaio appena concluso ha avuto una temperatura media più alta in media di 1,7 gradi, a conferma di un caldo fuori stagione. Se ci ripenso, in effetti, non ho quasi mai dovuto togliere il ghiaccio dai vetri della mia macchina. E così, quel clima festoso per l’arrivo della primavera diventa breve, fugace, irreale, la nostra memoria talmente a breve termine...Ce ne andiamo in giro senza cappotti, siamo contenti per le bollette meno salate, ci rallegriamo delle giornate più calde ma siamo spaventati per ciò che ci attende.
Tuttavia la paura per il futuro è il minore dei nostri problemi.
C’è qualcosa di meraviglioso in una biblioteca di quartiere. È al contempo un posto pieno di libri e un santuario. La biblioteca è un luogo de ...[continua]
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