India e Sri Lanka, sui luoghi dell’induismo shivaita e del buddismo: mi son parsi l’orizzonte significativo per concludere un anno per me doloroso, per celebrare un “dies natalis” importante, e inaugurare con uno stacco deciso una nuova fase di impegno. Non dunque l’oriente che sfuma la nostra identità, non l’esotico che fa dimenticare lo stress, ma la complicazione dei problemi su un più vasto arco culturale e storico: che ti aiuta a crescere, a comparare, a relativizzare, ad accogliere.
L’occasione era stimolante, sotto il profilo religioso in particolar modo: un viaggio di studio con aspetti di accostamento, sia pur necessariamente sommari, a due immensi depositi e tradizioni viventi.
Auspice la “Cittadella viaggi”, agenzia della Pro Civitate Christiana di Assisi, siamo in tredici, con un capogruppo d’eccezione: padre Thomas Matus, camaldolese californiano, convertito in età adulta dall’induismo di Yogananda, musicologo e studioso del Tantra yoga, coautore con Fritjof Capra e David Steindl-Rast del libro L’universo come dimora (Feltrinelli 1993).
Sul tappeto dunque: cristianesimo e religioni orientali, conoscenza e mistica, sottosviluppo e modernizzazione.
Lo stato del Tamil-Nadu, nel sud-est della penisola indiana, è abitato da popolazioni dravidiche -nerissime- originarie dell’India arcaica e lì sospinte dalle invasioni arie al Nord. L’induismo shivaita ha assimilato la più antica religione conosciuta: quella della fertilità e del Lingam, ben presente in forma di colonna cilindrica nei templi indù.
24 dicembre
Qui a Madras, capitale del Tamil-Nadu, faccio l’esperienza per la prima volta del culto induista, entrando con gli amici nel tempio di Kapalischwara. Come in ogni luogo sacro, si lasciano i calzari all’entrata. Mentre entriamo sotto la sagoma tipica trapezoidale ridondante di divinità multicolori e sporgenti, sta proprio cominciando una cerimonia, con un corteo di trombe sacre ricurve e tamburi, con formule di canto fortemente ritmato a mò di filastrocche.
Mi vengono spontaneamente in mente le cerimonie ebraiche attorno alla Torah portata in corteo nel cortile del tempio di Gerusalemme. In entrambe c’è la forte invocazione ed evocazione di Dio, l’attesa che si riveli.
Il corteo fortemente cadenzato da musiche e preghiere dà l’idea di una forza primigenia della natura che si rivolge al Principio Creatore, cercando comunicazione con esso. Anche qui c’è un’iniziazione di un giovanetto, e poi la benedizione credo a suo padre. Formule mandate a memoria e cantate da tutto il gruppo degli amici e parenti. Dall’interno del tempio diversi giovani portano il fuoco sacro ai fedeli che si accostano alle fiamme e ricevono un po’ di cenere e vengono segnati sulla fronte.
Anche noi ci associamo spontaneamente a questo rito. C’è una zona più interna -più vicina al Sancta Sanctorum- ove i non indù non sono ammessi: un capo cerimoniere mi ferma molto gentilmente chiedendomi se sono indù.
Thomas sottolinea l’essenzialità, la spontaneità e genuinità della fede manifestata in questi riti.
La stessa sera ci rechiamo per la messa natalizia di mezzanotte nella cattedrale cattolica di Madras. Unici occidentali, sperimenteremo un totale analfabetismo linguistico -il tamil è del tutto incomprensibile- ma un coinvolgimento fortissimo in tutte le altre dimensioni di questa festa della vita e della natività.
Un Natale caldo, colorato, profumato, melodioso, simbolico...
Ore 11,10, la chiesa è già piena di fedeli. Alcuni di noi ci mettiamo ai lati della navata centrale seduti per terra, ma siamo gentilmente invitati ad accomodarci nel coro, dietro l’altare. Nell’abside c’è una grande statua-crocefisso (in realtà un Gesù a braccia allargate e con lo sguardo ben vivo, poiché il crocefisso morto urta la sensibilità indiana in tema di purità rituale) emergente da un fiore di loto e con a lato due pavoni. In tutta la cattedrale un profumo di fiori esotici e gelsomini, per le ghirlande che molte donne, ragazze e bambine, portano alla nuca, tra i capelli. Caldo, ben temperato da quattordici grandi ventilatori posti ai lati della navata, in alto, più altri quattro nell’abside.
Maschi e femmine, tantissimi bambini anche piccolissimi. Alcuni di questi seduti all’indiana sul pavimento ogni tanto reclinano la testolina tra le ginocchia incrociate, vinti dal sonno. Donne col loro sari migliore: splendore multicolore di centinaia di sari di seta. Il rito inizia alle 11,30 con le letture. Presiede il vescovo, con otto preti, tutti giov ...[continua]

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