Alla vigilia di un voto che probabilmente penalizzerà le posizioni neo-democristiane e registrerà, anche nei numeri, la fine della cosiddetta "unità politica dei cattolici", abbiamo chiesto a Giovanni Tassani, politologo e studioso del mondo cattolico, di ricostruire le vicende dei rapporti cattolici-DC nell’ultimo quindicennio.

"In quel tempo Pio XII mi diede l’incarico di pensare a quel trasporto della forza del mondo cattolico italiano dal settore apostolico a quello politico. Nacque così il Comitato civico come infrastruttura tra il mondo cattolico ufficiale, composto dal clero, dall’Azione cattolica e da tutte le forze qualificate cattoliche e il mondo politico e il partito della DC, costituito da cinque anni e disponibile a rappresentare i cattolici". Così Luigi Gedda, ricordando gli anni ’47 e ’48.
I cattolici dunque, come sostanza di uno storico “contratto sociale” tra chiesa e DC. Quello schema funzionerà, ma una volta soltanto: il 18 aprile 1948, quando la DC farà il pieno dei voti e si aggiudicherà la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento.
Da allora quello schema “vincente” è stato inseguito tenacemente, pur subendo una serie innumerevole di modifiche e variazioni.
Dichiarava per esempio a Repubblica Pietro Scoppola nel luglio 1979: “Possiamo svolgere rispetto alla DC una funzione come quella dei comitati civici, ma con segno politico rovesciato: da sinistra, non da destra. Ci sono le possibilità per battere nella DC le tendenze alla conservazione, alla pura gestione dell’esistente... Bisogna coinvolgere nella DC personalità del mondo esterno, del mondo cattolico, che è una delle realtà più ricche del nostro paese”.
La visione di Luigi Gedda era di tipo “contrattualistico”, quella di Scoppola di tipo “neo-correntizio”. Non mancheranno, negli anni, altre variazioni, di tipo sociologico o “pastorale”, come nel caso di padre Bartolomeo Sorge, con epica costanza degna di miglior causa. Ma al fondo rimarrà sempre un dato comune e indiscusso: la certezza che esiste, al centro del paese, un popolo bianco, virtuoso e fedele, modello al partito e al paese. I “cattolici”, appunto. Da Luigi Gedda a Rosy Bindi: un atto di fede sulla forza morale di questa riserva innocente, capace di rigenerare prassi e meccanismi della politica.
In verità non è stato sempre così: ci fu un periodo- i secondi anni sessanta, l’età dei fasti dorotei- in cui la modernizzazione e i consumi avevano a tal punto inebriato i capi democristiani da fargli lasciare i cattolici in secondo piano. Andreotti teorizzerà al convegno ideologico DC di Lucca (aprile 1967) che: “i cattolici italiani sono stati posti giuridicamente in congedo assoluto”, e che ciò che resta è un partito autonomo “a sfondo cristiano”. E’ la posizione della segreteria politica di Arnaldo Forlani (1969-1973) che trova in Paolo Emilio Taviani il proprio ideologo, convinto dell’inutilità di seguire in politica fermenti e ideali del troppo vasto cattolicesimo post-conciliare. Ed è la linea della “centralità” DC, contro cui si batterà Aldo Moro (rievocandola fin nelle sue ultime “lettere dal carcere”).
I “cattolici” ritorneranno, come massa politica, nell’indizione di un referendum, 1974: sul divorzio, che avrà però un effetto controproducente. A metà degli anni settanta, l’uso del “mondo cattolico” diventa sistematico in politica. La sconfitta sul divorzio mostra la necessità di disinnescare la massa cattolica da battaglie di retroguardia. D’altra parte la vitalità di un movimento neo-intransigente come “Comunione e Liberazione” (CL), va ricondotta entro binari ordinati. La congiuntura positiva è vista nella nuova segreteria Zaccagnini che deve sapere contrastare il temuto sorpasso PCI, dopo le disastrose elezioni amministrative del ’75. Il protagonista assoluto di questa fase è Padre Bartolomeo Sorge, Direttore di Civiltà Cattolica, rivista dei padri gesuiti. Egli inizia proprio dalle colonne della sua rivista, nel 1975, a lamentare lo “scollamento” della DC dal suo “retroterra” cattolico, ad auspicare la ripresa del dialogo tra partito e cattolici, nonché la assunzione- da parte di questi- del ruolo di “coscienza critica” dell’azione partitica. Tutti motivi che ripeterà nel ’76 in giro per l’Italia. Per anni Padre Sorge convocherà mensilmente un piccolo parlamentino informale, presso l’albergo vaticano “Tra noi”, di esponenti degli stati maggiori di associazioni cattoliche più o meno vitali, da CL alle ACLI, dall’Azione Cattolica ai Focolarini. E’ nel fra ...[continua]

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