Noi in Italia abbiamo avuto degli episodi, anche molto brutti. Ci sono elementi, non tanto di antisemitismo (come in alcuni movimenti francesi), quanto di razzismo più generale, nelle leghe. Soprattutto, abbiamo una fetta di mondo giovanile che si agita riesumando vecchi slogan e facendo propria una cultura quanto meno ambigua e inconsistente, una pseudo-cultura. Ora, come comportarsi rispetto a queste cose? Questo è un problema politico, ma anche culturale, molto importante. Io credo che una prima cosa da dire sia questa: che bisogna sempre guardarsi dall’assimilare il presente al passato. O meglio. E’ vero che esiste una continuità nella storia del razzismo su base “scientifica” (parlo di questo, perché altrimenti, se per razzismo intendiamo ogni forma di etnocentrismo, allora non finiamo più, cioè si parte dalla preistoria, dalle società primitive, ecc.). Quindi c’è una continuità che va tenuta presente: per esempio, non è un caso che i naziskin possano avere tra le mani una copia del Mein Kampf. E però sarebbe molto sbagliato da parte nostra privilegiare l’elemento della continuità anziché sforzarci, con tutte le nostre forze, di vedere lo specifico che di volta in volta si presenta nel fenomeno. E allora -ma qui non è certo il momento né il luogo per farlo, e io non ne sarei in grado, perché ci vorrebbe il contributo di analisti del mondo giovanile, di sociologi, di psicologi, di pedagogisti e studiosi della politica-, allora, dicevo, la mia sensazione è che, molto spesso, anche l’uso di tesi alla Faurisson sulla non-esistenza dei campi di sterminio, l’uso di vecchi testi, di vecchie simbologie, ecc., si colleghino in un amalgama assai confuso, che non è immediatamente (e semplicemente) riconducibile al nazismo.
E però, detto questo, uno sarebbe tentato di concludere: “ma allora dobbiamo lasciarli fare?”. E’ un problema molto inquietante.
Rispetto al lasciarli fare, se è vero che la storia qualche cosa insegna (non che sia magistra vitae, per carità!, non ci crede più nessuno, ma se insegna qualcosa), allora, nei primi anni Venti, Hitler era uno dei tanti, ce n’erano tanti nella Germania di allora, e non tutti imbianchini, cioè facevano anche altri mestieri..., che andavano in giro dicendo che prima o poi gli ebrei andavano sterminati. Se qualcuno li avesse fermati, se qualcuno li avesse mandati da un buon psichiatra (e ce n’erano, soprattutto in Germania, di eccellenti), forse le ...[continua]
Esegui il login per visualizzare il testo completo.
Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!