Comincerei questa nota con il rinviare il lettore al rapporto presentato nel febbraio 2011 all’Assemblea generale dell’Onu da Olivier De Schutter, Relatore Speciale sul diritto al cibo.
Citando dal sommario del suo rapporto:
"…Questo rapporto analizza come gli Stati possano e debbano riorientare i propri sistemi agroalimentari verso metodi e procedure di produzione che sono altamente produttivi, altamente sostenibili e che contribuiscono alla realizzazione progressiva del diritto umano ad una alimentazione adeguata. Basandosi su una ampia recensione della letteratura scientifica pubblicata negli ultimi 5 anni, il Relatore speciale identifica l’agroecologia come una modalità di sviluppo agricolo che non solo ha forti legami concettuali con il diritto al cibo, ma si è imposta per i suoi concreti risultati nell’ottenere rapidi risultati nel raggiungimento di questo diritto umano da parte di molti gruppi vulnerabili in diversi paesi e situazioni ambientali …”
Per moltissimi aspetti l’agroecologia permette di raggiungere risultati produttivi simili se non migliori di quelli conseguibili con le tecniche di agricoltura moderna convenzionale.
Ma che cosa è l’agroecologia? È allo stesso tempo una scienza ed un insieme di pratiche. È stata elaborata con la fusione di due discipline scientifiche: agronomia ed ecologia. Citando Miguel A. Altieri "Agroecologia come scienza è l’applicazione di principi ecologici allo studio, progettazione e gestione di agroecosistema sostenibili”. Come insieme di pratiche agricole, l’agroecologia permette di migliorare i sistemi agricoli riproducendo processi degli ecosistemi naturali, creando così interazioni biologiche e sinergie fra tutti i componenti dell’agroecosistema, compreso l’uomo. Il principio fondamentale dell’agroecologia è quello del riciclaggio dei principi nutritivi e dell’energia all’interno della azienda agricola, piuttosto che importare energia (per lo più derivata dal petrolio) dall’esterno; integrando produzione vegetale a quella animale; diversificando specie e risorse genetiche negli agroecosistemi sia nel tempo che nello spazio; puntando sulle interazioni positive e sulla produttività del sistema piuttosto che puntando su singole specie.
L’agroecologia ha una forte componente di conoscenze scientifiche e si basa su tecniche che sono sviluppate sulla base di esperienza e conoscenza intuitiva dei produttori. In quanto tale l’agreoecologia si basa molto sul rapporto diretto dell’uomo sui processi: in questo la piccola/media azienda familiare si rivela più efficace ed efficiente; permette inoltre di massimizzare l’occupazione per unità di superficie ed anche il reddito. Infatti, contrariamente a quanto molto spesso affermato dai sostenitori dell’agricoltura moderna convenzionale, i piccoli e medi agricoltori, applicando i criteri agroecologici e gestendo le risorse disponibili in azienda più intensivamente sono capaci di fare più profitti per unità di prodotto (P. M. Rosset "Small is bountiful” The Ecologist 29 (1999) and "Food is different” Zed Books, NY 2006) (M.A.Altieri and Clara I. Nicholis, "Agroecology and the Search for a truly sustainable agricolture”, Uneo, Mexico 2005). Una produzione agroecologica che si basa su molte colture ed un uso intensivo delle risorse naturali è anche più produttiva in termini quantitativi: produce più cibo per unità di terra e di lavoro. Il rapporto di Olivier de Schutter non solo afferma quanto sopra ma cita la letteratura scientifica che supporta tali affermazioni.
I metodi agroecologici non solo sono più produttivi ma ottengono la produzione con molto minori effetti negativi sull’ambiente, compresi la riduzione dell’erosione del suolo, la conservazione della biodiversità e la cattura di un gas serra come la CO2.
Come si può facilmente dedurre l’agricoltura biologica è parte dell’approccio agroecologico, in quanto applica gli stessi principi dell’agroecologi ...[continua]
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