Lei era a Ramallah quando i soldati israeliani sono arrivati. Può parlarcene?
Prima di parlare di quello che è successo a me vorrei denunciare un episodio terribile: i soldati, una volta, introdottisi in casa, hanno riunito le persone dai 12 ai 55 anni e le hanno portate nella parte alta dell’edificio; dopo 4 ore che erano lassù, un ragazzo di 19 anni ha chiesto di andare in bagno, è scoppiato un litigio e uno dei soldati lo ha colpito alla testa con la pistola; il ragazzo ha perso sangue per due ore, dopodiché è morto senza che venisse chiamata l’ambulanza. Questo episodio è stato verificato dall’organizzazione israeliana per la tutela dei diritti umani. Per quanto riguarda quello che ho vissuto io personalmente, devo dire che è stato molto duro: non avevo provviste in casa né di acqua e né di cibo, ero quasi senza gas, sono rimasto chiuso in casa sei giorni perché ovviamente c’era il coprifuoco e non si poteva uscire, avevo solo una zuppa di lenticchie; ero con un’amica finlandese che a un certo punto è stata evacuata per cui sono andato con lei a Gerusalemme.
Per di più avevano occupato il nostro edificio che, essendo fra i più alti, si prestava per mitragliare le postazioni vicine; c’era un rumore enorme che rimbombava tutta la notte.
Tutto questo lo trovo veramente scandaloso. C’erano circa 45 bambini nell’edificio e sono stati rinchiusi per 3 settimane e mezzo, potendo uscire solamente, come tutta la popolazione, 3 volte per 2 ore. E si può immaginare cosa significhi rinchiudere dei bambini così a lungo, con gravi problemi di scorte di viveri, senza poter giocare... Dal punto di vista della sicurezza, uno o due giorni sarebbero stati giustificabili. Così è stata una pura e semplice punizione collettiva ai danni della popolazione palestinese.
Abbiamo assistito anche alla distruzione totale delle istituzioni dell’Autorità Nazionale palestinese, ma in un modo assolutamente vandalico. Mi chiedo: cosa può giustificare il saccheggio del Ministero dell’Educazione, con la distruzione dei documenti, dei computer, di tutti i mobili?
Tutto questo, ammesso che l’obiettivo fosse quello, non è riuscito a fermare il terrorismo, gli attentati sono ricominciati…
Si è entrati attualmente in un circolo vizioso. Con la perpetuazione dell’occupazione, la resistenza della popolazione si esprime anche con azioni terroriste, uccidendo cioè i civili israeliani, a cui seguono uccisioni di civili palestinesi, spesso anche queste di tipo terroristico. In questo circolo ci sono state azioni e reazioni, ma bisogna sempre tornare alla causa principale: perché siamo in questa situazione dopo 10 anni di processo di pace?
Semplicemente perché dopo 10 anni di processo di pace solo il 22% del territorio palestinese è sotto l’autorità palestinese; sono pochissimi i territori liberati, mentre la confisca di terre, e quindi la dimensione delle colonie, è raddoppiata, e la popolazione delle colonie è triplicata.
Ecco, allora, la riprova di un atto da potenza coloniale molto classico: guadagnare tempo durante il processo di pace. Così a un certo momento i palestinesi hanno detto: “Qui si prendono gioco di noi, non lo possiamo accettare”, ed è partita questa Intifada con azioni di resistenza. Purtroppo ci sono stati atti terroristici, ma spesso erano reazioni ad altri atti terroristici; ci sono state azioni che potevano giustificare una vendetta israeliana, che poi, a loro volta, giustificavano una vendetta palestinese e così si è entrati in questo circolo terribile. Ma tutto ciò non dipende che dalla questione principale: la perdurante occupazione e la mancanza di speranza in una sua fine prossima e pacifica.
In Italia molti si sono convinti che i palestinesi sognano di nuovo la distruzione di Israele e che quindi gran parte della reazione israeliana può essere giustificata...
E’ assolutamente assurdo perché se si prendono tutti i sondaggi, compreso quello fatto dopo tutte le frustrazioni palestinesi, la maggioranza schiacciante della popolazione palestinese è a favore della coabitazione dei due stati; invece molti sondaggi da parte israeliana parlano ora di trasferimento delle popolazioni palestinesi. Semmai è da parte israeliana che si rischia una fascistizzazione crescente della società. Già è uno stato che si proclama di una sola religione, di una sola etnia, che si teorizza come u ...[continua]
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