Il parcheggio che stanno costruendo qui a Milano in piazza S. Ambrogio sembra essere emblematico di ciò che non bisognerebbe fare per affrontare il problema del traffico in una metropoli. D’altra parte la giunta milanese introduce una misura come l’ecopass che sembra andare nella direzione opposta…
Gerolamo Pigni. Intanto direi questo: il tema vero è quello della vivibilità e della fruibilità della città. Molti urbanisti dicono che, mediamente, una città europea con un numero di abitanti oltre ai 500.000 è a rischio di diventare invivibile. Molti amministratori e molti fatti lo confermano, ma ciò non è un dato fatale e, tanto meno, da indurre spensieratezza-fatalismo in chi amministra e, a monte, in chi abita una città-territorio di alcuni milioni di abitanti (che non sono deportabili né, tanto meno, eliminabili). Ovviamente un aspetto fondamentale della vivibilità e della fruibilità di una città è quello dell’inquinamento, del traffico, quindi dei parcheggi, con la separazione tra traffico privato e traffico pubblico, la distinzione tra traffico privato urbano e traffico privato suburbano, il coordinamento dei mezzi pubblici di trasporto urbani e suburbani, la velocizzazione e la capillarizzazione di quelli urbani, eccetera eccetera.
Ma più in generale vorrei rimarcare il fatto che le distanze economiche, materiali, tra i ricchi e i poveri, aumentano, che la domanda di cultura, di qualità da parte dei meno poveri tra i poveri aumenta, e aumenta il bisogno di integrare in un tessuto urbano i più poveri, cioè i soli, gli emarginati, gli immigrati, gli scarcerati, eccetera. Pertanto ricondurrei tutti questi temi attorno al tema fondamentale trattato per anni da un caro amico scomparso 12 anni fa e credo conosciuto da molti, che è Mario Cuminetti, “abitare la città”.
Mario per città non intende un agglomerato urbano contrapposto a un vivere campagnolo, bensì il verbo transitivo di abitare, nel senso di vivere la città nelle sue espressioni economiche, culturali, amministrative, politiche, in modo che ciascuna persona che ci vive abbia il meglio possibile della città ed alla città dia il meglio possibile di sé.
Questo problema della vivibilità e della fruibilità materiale, immateriale, culturale e ambientale, di una città, riguarda in primo luogo chi vive in 4-5 persone in 60-70 mq, in un condominio anonimo di una periferia urbana.
Infatti sono innanzitutto costoro ad aver bisogno di fare una passeggiata in un parco, di portare i propri figli a conoscere cose belle e pregnanti della città -e se costoro non sentono ancora (o non sentono più) il bisogno di ciò, questo bisogno è il caso di incoraggiarlo.
Jacopo Gardella. Ecco, direi che i due ruoli si sono definiti. Io faccio il tecnico e parlo di problemi più legati all’urbanistica, Gerolamo ha fatto l’introduzione ideologica e sociologica, che va bene come integrazione della mia.
Parto subito dai parcheggi: questi sono di due tipi, il tipo riservato ai residenti deve essere vicino alle abitazioni dei residenti, e quindi può essere (anzi, è meglio che sia) all’interno della città, e non essendoci più spazio, oramai, in superficie, è accettabile che sia nel sottosuolo.
Però con un’eccezione: non nel sottosuolo davanti a un basilica, davanti a un monumento, davanti a un qualsiasi tipo di edificio che abbia un valore storico e di fronte al quale è assurdo fare entrare e uscire le macchine col rumore e tutto quanto esse comportano di inquinamento -quindi in un sottosuolo che non sia lesivo dei valori della città.
I parcheggi per i non residenti, invece, devono essere fuori dal centro storico, alla periferia, in corrispondenza dell’arrivo delle grandi vie di comunicazione regionali e devono trovarsi anche in corrispondenza con la partenza delle principali vie di comunicazione urbane interne, in modo che chi arriva possa lasciare la macchina e prendere la metro, il tram, il filobus.
Questo permette di evitare l’arrivo in città di 700.000 automobili al giorno, una cosa che fa venire i brividi.
Entrando a Milano la mattina, da qualsiasi parte, si fa sicuramente un’ora di coda.
Quindi se ci fossero i parcheggi, le persone sarebbero ben contente di usarli, di poter mollare la macchina e prendere il mezzo per andare dentro in città. Però bisogna farli i parcheggi, e bisogna creare la connessione tra il punto di arrivo della strada esterna, dal territorio, e la partenza della linea ...[continua]
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