Natale Graziani, studioso della Resistenza in Romagna e autore, tra l’altro, di un pregevole saggio sul Comandante Libero.

A che punto si è nell’opera di ricostruzione di quel che è successo in Romagna nel settembre del 43?
Quello che è successo in Romagna dopo l’8 settembre del 1943 è ormai abbastanza chiaro. Sulla storia della Resistenza nell’Appennino romagnolo, ugualmente non mancano studi, memorie scritte, racconti, analisi. Tuttavia c’è sempre qualcosa di nuovo su cui indagare e da chiarire. Infatti, non tutto è condiviso da tutti e quindi la ricerca, il confronto, la riflessione aiutano a fare luce. Recentemente, grazie alle indagini di Giorgio e Nicola Fedel (rispettivamente figlio e nipote del Comandante Libero), si è aggiunto alla nostra conoscenza un tassello importante, direi fondamentale sulle vicende di quegli anni ormai lontani. Mi riferisco al Rapporto segreto trasmesso il 1° giugno 1944 dai generali inglesi JFB Combe e EJ Todhunter al Comando Supremo Alleato, Teatro del Mediterraneo, e al Ministero degli Esteri di Londra. Desecretato nel 1975, va a merito dei suddetti se ho potuto studiarlo e trarne delle riflessioni e delle conclusioni che ho rese note nell’ottobre scorso all’annuale convegno della Società di Studi Romagnoli tenutosi a Cesena.
Poiché la presenza e il ruolo di alcuni generali inglesi nell’Appennino romagnolo rende quella vicenda assolutamente particolare e straordinaria sotto molti punti di vista, ci può brevemente raccontare cosa successe all’indomani dell’8 settembre?
E’ difficile restare in questo caso sul "breve”, ma farò di tutto.
Il 10 settembre 1943, a Firenze, nel castello di Vincigliata, a seguito dell’armistizio vennero liberati gli ufficiali inglesi ivi tenuti come prigionieri di guerra. Tra questi c’erano 11 generali e 14 alti ufficiali, catturati in Nordafrica, come Neame, che al momento della cattura era il comandante della Western Desert Force, e O’Connor, l’artefice della rovinosa sconfitta di Graziani all’inizio delle ostilità nel 1940. Neame, O’Connor, Combe, Todhunter, il maresciallo dell’aria Tudor Boyd, il conte di Ranfurly ed altri vengono accompagnati a un treno e avviati verso sud per non lasciarli in balia dei tedeschi. Ad Arezzo però furono costretti ad abbandonare la ferrovia e prendere la strada della montagna tosco-romagnola. Verranno accolti dai frati dell’Eremo di Camaldoli e successivamente nascosti in località più sicure e quasi inaccessibili dell’alto Appennino sopra Santa Sofia. Da qui, attraverso avventure, colpi di scena e situazioni rocambolesche, raccontate da Neame nel suo libro "Autobiografia di un soldato”, gli antifascisti forlivesi di formazione repubblicana e socialista (Tonino Spazzoli, l’avvocato Torquato Nanni, Francesco Lami, ecc.), rinnovando la gloriosa "trafila” che nel 1849 aveva portato in salvo Garibaldi, riescono a farli giungere al porto di Termoli, già in mano agli Alleati. Tuttavia, due generali, Combe e Todhunter, rimarranno, su ordine di Neame, con i partigiani che si stavano organizzando nelle stesse località dei loro nascondigli. Col nome di battaglia di Giovanni e di Giuseppe saranno fin verso la metà di marzo (1944) i consiglieri militari del comandante Libero. Da qui l’importanza del loro Rapporto Segreto.
Per dare un’idea di che taglia erano i generali inglesi messi in salvo, si pensi che Neame, appena giunto a Termoli viene inviato a Bari, dove incontra Alexander e Eisenhower. Poi è inviato a Londra per trascorrervi il Natale, e durante lo scalo dell’aereo a Tunisi è accolto da Churchill che poi in un suo discorso ai Comuni avrà parole di apprezzamento per l’Italia e, in particolare, per i romagnoli e il loro coraggio.
A questo punto possiamo allora entrare nel merito del Rapporto Combe e Thodunter...
Certamente. Quel Rapporto è una miniera di notizie sull’Italia del tempo contesa fra angloamericani e tedeschi, sulla vita quotidiana, l’attività, gli effettivi e l’armamento della Brigata Romagna (per cui usano il termine "Banda” o "Battaglione”), nonché sulla condotta del Comandante Libero e il suo disegno tattico-strategico (da loro ispirato). E’ uno sguardo dall’alto, obbiettivo ed amico, serio e totalmente affidabile che offre agli studiosi preziose conoscenze, talune del tutto sconosciute fino ad ora, tal’altre motivo di giudizi individuali persino sorprendenti. Nel paragrafo sulla situazione politica, ad esempio, i due relatori scrivono: "La situazione politica nell’Ita ...[continua]

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