Nella Scuola Secondaria di I° grado di Tredozio (Fc) Fabio Pagliani è insegnante di Lettere; Anna Landi insegna Inglese; Margherita Giamblanco insegna Matematica e Scienze, mentre Paolo Visini insegna Tecnologia.

Da un paio d’anni il progetto della regione Emilia-Romagna "Scuola@Appennino” ha dotato questa scuola di tecnologie per la didattica. Potete raccontare?
Fabio. Si tratta di una lavagna elettronica, una Lim, per ogni aula, in più ogni alunno ha a disposizione un notebook che fin dall’anno scorso si è cominciato a usare in maniera quotidiana o quasi. Un collegamento molto potente con la fibra ottica ci permette di usare questi strumenti in maniera efficace, collegandoci velocemente a internet. Un gruppo di notebook è stato comprato con i fondi del progetto, ma siccome non bastavano per tutti, col consenso delle famiglie, altri hanno portato il proprio. Così nessuno è rimasto senza.
Anna. Nelle famiglie fondamentalmente sono oggetti che i ragazzi hanno e utilizzano e non abbiamo avuto problemi di genitori che dicessero: "No, non glielo faccio portare”, anzi, tutt’altro. Qualcuno ha preferito che il figlio avesse il proprio dicendo: "Almeno, se rovina qualcosa non ci sono problemi”.
Come lavorate coi notebook?
Margherita. Abbiamo dotato ogni portatile di un collegamento a dropbox, che è una scatola virtuale in cui possiamo mettere delle lezioni scansionate o fatte alla Lim e quindi salvate nelle cartelle dei bambini in modo tale che possano essere riprese da loro anche a casa per lavorarci; ogni portatile è personalizzato con il nominativo e la propria password e ogni bambino non può accedere ai documenti degli altri. In dropbox, anche i docenti hanno le proprie cartelle, quindi se devono farci vedere dei documenti li mettono nella nostra cartella o noi andiamo nella loro a vedere i lavori che hanno fatto.
Anna. Avere la possibilità di mettere lì il proprio compito in alcuni casi incentiva a produrre; non c’è il concetto del compito a casa dimenticato, c’è invece questa sorta di scambio. Il prof lo può vedere anche a casa, tranquillamente. Se dice: "Lasciatemi i compiti, me li guardo”, loro ci tengono tantissimo perché hanno poi il feedback quasi immediatamente.
Margherita. Mi sono resa conto anche di quanto si può risparmiare nel cartaceo: le ricerche che facciamo le scaricano sul dropbox e non hanno necessità di stamparle; non tutte le famiglie sono dotate della rete internet o di una stampante che funzioni, quindi, onde evitare che si sentano mancanti nei confronti degli altri compagni, questo è un modo per poterli agevolare. Poi quando c’è la neve e la scuola resta chiusa per qualche giorno perché questi sono luoghi un po’ isolati e i colleghi spesso vengono da lontano, noi possiamo anche evitare di interrompere la didattica, perché con questo mezzo è più semplice interagire anche da casa e possiamo seguirli.
I testi scolastici sono forniti in formato digitale?
Fabio. I ragazzi utilizzano solo il formato cartaceo, perché il formato digitale lo utilizziamo solo noi insegnanti sulla Lim.
Margherita. Per accontentare tutti abbiamo scelto notebook senza lettore cd, più economici. Abbiamo penalizzato un po’ questo aspetto, che poi alla fine non è fondamentale perché il libro lo proiettiamo alla lavagna e loro utilizzano il cartaceo a casa oppure col computer salvano tutto su dropbox.
Anna. È stata anche una nostra scelta mantenere il cartaceo per la manipolazione, non veicolare solo l’aspetto digitale ma anche quello manuale, perché su quello spesso loro fanno una gran fatica. Fondamentalmente devono gestire l’una e l’altra realtà. Le verifiche sono ancora scritte: devono saper estrapolare il senso come fanno con il digitale.
Fabio. E comunque il semplice libro di testo che appare sulla lavagna acquista tutto un altro tipo di interesse; in storia e geografia, le stesse immagini che nel libro molti di loro non guardano neanche, se appaiono sullo schermo diventano interessanti. Naturalmente c’è uno studiarle insieme, un notarle insieme che aiuta, però questi ragazzi hanno un tipo di approccio verso lo schermo che è forse diverso da quello di qualche anno fa.
Che tipo di formazione avevate prima di cominciare a usare così intensivamente queste tecnologie?
Fabio. Siamo andati qualche volta a Bologna a seguire dei corsi e qualche input può venire anche partecipando a degli aggiornamenti, però quello che funziona e quello che non funziona lo si vede facendolo in classe. Credo che nes ...[continua]

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