Davide Bennato è professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Catania.

Lei si occupa di comportamenti sociali sulle piattaforme digitali. In termini macroscopici, come sono cambiate le relazioni durante la pandemia?
Osservando quello che è accaduto nella mia vita personale e professionale, ma soprattutto quello che è successo all’interno delle piattaforme digitali, trovo che il cambiamento più forte che abbiamo vissuto in questo anno sia stata la presa di consapevolezza dell’importanza degli altri, che prima della pandemia tendevamo a dare per scontati.
Vivendo la nostra vita di prima eravamo abituati a confrontarci con dei rapporti più o meno stretti, più o meno a distanza, senza dare loro troppo peso. La pandemia ci ha invece mostrato l’importanza del rapporto con gli altri nella sua ambivalenza: sia in termini di eccessiva presenza che di eccessiva assenza. Moltissime persone hanno subito e sofferto un’eccessiva presenza degli altri: penso alla dimensione familiare, dove la possibilità di ritagliarsi il proprio spazio è venuta meno.
D’altra parte abbiamo riscoperto l’importanza degli altri come strategia per esercitare la nostra socialità, come possibilità di confronto, soprattutto per rielaborare alcuni aspetti della nostra identità sociale: il nostro modo di stare con gli altri, di intrattenere rapporti lavorativi…
In questo contesto come si sono inserite le tecnologie digitali?
Le tecnologie digitali non hanno fatto altro che rinforzare queste dinamiche di eccessiva assenza o eccessiva presenza. Per esempio, per quanto riguarda la voglia di isolarsi di molte persone durante il lockdown, è stato registrato un boom di vendite di cuffie anti-rumore -quelle che cancellano qualsiasi rumore intorno- sia su Amazon che su altri marketplace. Trovo che questo sia sintomatico: indossando le cuffie costruisci una bolla all’interno della quale resti isolato; grazie a esse puoi fruire di un contenuto digitale in una situazione di isolamento percettivo. Come persone abbiamo bisogno di uno spazio tutto per noi per ascoltare i nostri pensieri.
Se questo spazio ci è precluso per cause di forza maggiore, sentiamo il bisogno di staccare la spina dagli altri, anche in ambito familiare. Non direi quindi che la tecnologia ci ha isolati, quanto che le persone si sono appoggiate alle opportunità tecnologiche per poter affrontare l’isolamento.
La tecnologia ci ha anche uniti, grazie ai social media e alle videocall. Chi è stato costretto ad affrontare un lockdown da solo, senza contatti umani, non aveva altri strumenti di relazione con il mondo esterno.
La tecnologia suggerisce degli usi, dei modi di essere fruita. Come noi cogliamo questi suggerimenti dipende da che tipo di atteggiamento abbiamo in relazione al mondo esterno. Faccio un semplice esempio: se sono una persona che per indole tende a isolarsi, userò la tecnologia per farlo. Se invece tendo ad avere un rapporto aperto e di confronto con gli altri, la userò come strumento per relazionarmi. La tecnologia di per se stessa offre dei suggerimenti d’uso, ma il modo con cui li connotiamo dipende da come siamo soliti essere e comportarci. Chi tende a stare solo, la sfrutterà per continuare a farlo, magari con le cuffie anti-rumore, chiuso in camera propria, non certo per partecipare a video-aperitivi con gli amici in cerca di socialità. La tecnologia rappresenta uno strumento di abilitazione, non fa altro che offrirci delle opportunità, che si voglia coglierle o meno è una precisa scelta. Se si va a vedere l’uso delle piattaforme digitali, quindi a osservare cosa fanno le persone davanti allo schermo di un computer, si nota che si dividono al 50% tra quelli che usano sistematicamente le piattaforme di streaming con consumo individualistico e coloro che usano i social media, come Facebook, Twitter e Tik Tok per entrare in relazione con gli altri. Emerge questa doppia valenza.
La pandemia ha aumentato vertiginosamente anche la fruizione dei siti porno: cosa dicono i dati a riguardo?
Il principale sito del settore, Pornhub, ha registrato un vero e proprio boom durante il primo lockdown. Un picco nelle ricerche è stato registrato il 12 marzo 2020, giorno in cui la piattaforma ha reso gratuiti in Italia i contenuti premium, favorendo la corsa alle ricerche. Il 12 marzo, in effetti, c’è stato un picco del 57% rispetto alla media giornaliera.
Il giorno prima il premier Giuseppe Conte aveva firm ...[continua]

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