Jeff Halper, antropologo, direttore dell’Israeli Committee Against House Demolitions (Icahd), è cofondatore di The People Yes! Network (Tpyn). Vive a Gerusalemme.

Qual è la situazione in Israele? A fine maggio si parlava di un’imminente caduta del governo della coalizione guidata da Naftali Bennett…
La situazione politica attuale è uno stallo tra forze di destra. Non abbiamo più una contrapposizione destra-sinistra, e il centro è praticamente scomparso.
Il nostro parlamento è composto da 120 deputati; di questi, i due partiti sionisti di sinistra rimasti ne controllano dieci, di cui sei del Partito laburista -quello di Ben Gurion e Rabin, che un tempo governava il paese- e quattro di Meretz, altro partito progressista. Solo dieci parlamentari su 120, meno del 10%, sono di sinistra, peraltro sionista. In pratica non c’è opposizione. Per questo dico che la partita ormai si gioca tra le destre e per la destra la questione palestinese non esiste. Fuori dal governo c’è Netanyahu, che nemmeno a destra piace più, incapace di esprimere un governo nonostante quattro elezioni consecutive. Al governo c’è l’opposizione di destra a Netanyahu, l’attuale coalizione a guida Bennett -nemmeno quello molto popolare- che si compone di partiti di ogni genere, dai partiti sionisti di sinistra, ai partiti islamici, questi ultimi più interessati alle questioni religiose che ai palestinesi, e in quanto conservatori molto più in sincronia con i partiti di destra; poi ci sono alcuni partiti di destra vera e propria. Ora questo governo Bennet sembra arrivato alla fine della corsa: non riesce più a tenere insieme nella stessa coalizione i palestinesi con i partiti religiosi, la destra estrema e la sinistra sionista. Cadrà, inevitabilmente, avremo un’altra serie di elezioni e Netanyahu proverà a riconquistare il potere, ma non credo ce la farà. In Italia sicuramente conoscete questo tipo di stallo, si va di governo in governo, e ogni nuova coalizione non è che una soluzione temporanea, che si occupa solo di ordinaria manutenzione, ma non ha agenda né sostegno popolare.
La questione palestinese è abbandonata a se stessa...
Gli israeliani hanno perso ogni fiducia nella capacità del sistema di risolvere la questione palestinese: lo vedono ormai come un problema che esiste da sempre, rispetto al quale sembra non esserci alcuna via d’uscita. In più, la situazione si aggrava periodicamente con gli attacchi alla moschea Al-Aqsa, con le incursioni su Gaza, con gli sfratti ai danni dei palestinesi, gli omicidi dei giornalisti…  Ora che i palestinesi non rappresentano più una minaccia esistenziale allo stato, la questione palestinese non è più considerata urgente. Ormai è chiaro a tutti che è rimasta solo la soluzione dello stato singolo, e che con i palestinesi non c’è altro da risolvere.
Gli israeliani non intendono certo governare su Gaza e la Cisgiordania per sempre, né sono diventati tutti coloni; Israele ha sempre pensato che per governare cinque milioni di palestinesi nei Territori occupati avrebbe sempre potuto contare sull’Autorità palestinese, con cui una soluzione si sarebbe trovata. Ma l’autorità palestinese è di fatto un regime collaborazionista, che facilita la reggenza israeliana sui suoi territori. In realtà, l’unico ruolo che le è stato assegnato è controllare il terrorismo; questo, stando alle parole dello stesso Abu Mazen, il capo dell’Autorità palestinese, il quale ha detto che “combattere il terrorismo è sacro dovere dell’Autorità”. E così si ritrova a collaborare strettamente con i servizi di sicurezza israeliani per mantenere intatte l’occupazione e la repressione. Anche questo ha eliminato le pressioni che potevano agire su Israele per spingerla a trovare una soluzione. È ironico che Israele si ritrovi impantanata nella questione palestinese. In inglese si dice che “hai messo il piede sulla tua stessa mina”, insomma, che ti sei messo nei guai da solo. Israele ha sconfitto i palestinesi, ma ora che può fare ciò che vuole non sa come muoversi. Domattina Israele potrebbe inviare tre milioni di coloni a costruire insediamenti in Cisgiordania e nessuno nel mondo reagirebbe, né ciò inficerebbe i rapporti con l’Autorità palestinese, che continuerebbe a collaborare. Insomma, Israele ha stravinto, ha eliminato ogni possibile soluzione.
Non c’è una pressione a risolvere la questione palestinese da parte della comunità internazionale?
Alla comunità internazionale tutto ciò non interessa più. Si è lavata le mani de ...[continua]

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