Una Città n° 240 / 2017
Giugno
Il passato reca con sé un indice segreto che lo rinvia alla redenzione. (...) Se è così, allora esiste un appuntamento misterioso tra le generazioni che sono state e la nostra. Allora noi siamo stati attesi sulla terra. Allora a noi, come a ogni generazione che fu prima di noi, è stata consegnata una debole forza messianica, a cui il passato ha diritto. (...) Certo, solo a una umanità redenta tocca in eredità piena il suo passato.
Walter Benjamin, da "Scritti 1938-1940”
Walter Benjamin, da "Scritti 1938-1940”
GIUGNO 2017
Sistemare le cose
Suicidio assistito, eutanasia e cure palliative
Intervista a Luciano Orsi
Requiem per l’ospedalizzazione della morte?
di Asher Daniel Colombo e Luigi La Fauci
Quei quartieri non ci sono più
Trump, la Russia, i quartieri operai...
Intervista a Wlodek Goldkorn
Donald d’Arabia
Intervento di Stephen Eric Bronner
La lunga vita di una discarica
Il grande problema dei rifiuti
Intervista a Giorgio Bono
5 mesi di vita a ogni km
Come incide il "chi sei” e il "dove vivi” sulla salute
Intervista a Giuseppe Costa
Dopo anni di viaggio
Il progetto della Caritas "rifugiati a casa mia”
Intervista a Federica Mariani
La dissoluzione della classe operaia italiana
Intervento di Francesco Ciafaloni
A scuola di italiano
Nelle centrali, studenti che insegnano l’italiano
Il piccolo paese e la grande diaspora
Intervento di Paolo Bergamaschi
L’Europa, una ong
Il futuro nero della Siria
Intervista a Salam Kawakibi
Dibattito pubblico
Democrazia partecipativa, Francia e Italia a confronto
Un colloquio fra Ilaria Casillo e Marianella Sclavi
Non sapere la propria età
Di un libro, l’autobiografia di Frederick Douglass
Intervista a Maria Giulia Fabi
Novecento poetico italiano 19 / Vittorio Sereni 2
Di Alfonso Berardinelli
Appunti di un mese
Dal carcere: disegnatore di icone
Di Giovanni Lentini
Lettera dall’Inghilterra. Il mantra di Jo
Di Belona Greenwood
Lettera dal Marocco. Il risveglio del Rif berbero
Di Emanuele Maspoli
Reprint, "A Ustica”
di Nello Rosselli
La copertina è dedicata Ayse Deniz Karacagil, giovane turca già condannata a cent’anni di galera dal regime turco per le manifestazioni di Gezi Park, poi arruolatasi volontaria nelle file dei combattenti kurdi-siriani, impegnati in prima linea nella guerra in Siria contro l’Isis. Ayse è caduta in battaglia il 29 maggio. Ha dato la vita nella lotta contro fondamentalisti e liberticidi, nemici di tutti noi. Non dimenticheremo il suo esempio e il suo sorriso.
La morte in Svizzera di dj Fabo ha riportato in primo piano il problema di quella quota, pur minoritaria, di persone a cui le cure palliative, che restano fondamentali e vanno ulteriormente sviluppate, non possono dare risposta, perché il problema non è la sofferenza, ma il fatto di non voler fare quel pezzo di strada finale. Luciano Orsi, medico anestesista e rianimatore, auspica che anche il nostro paese, ultimo in Europa, possa avere finalmente una legge sul biotestamento; quella in discussione non è male se non altro perché sancisce che alimentazione e idratazione artificiali sono cure e in quanto tali possono essere rifiutate dal malato; Orsi, inoltre, ci spiega perché in presenza di un vero consenso informato, in cui l’ultima parola spetta solo al malato, il ruolo del medico, lungi dall’essere quello di mero esecutore, diventa molto più impegnativo. Quello che conta, infatti, non sono solo tutte le informazioni da fornire, via via, al paziente, ma il percorso, e le conversazioni, fatti assieme in quell’ultima fase della vita dove spesso la preoccupazione principale è quella di "sistemare le cose". Tant’è, ci ricorda Orsi, che non raramente, negli hospice, ci si sposa.
La vittoria di Macron allontana il rischio di una "finlandizzazione dell’Europa”? E Trump fa sul serio coi sunniti? Perché quella sembra la strada diritta per una guerra mondiale... E quanto è grave che in paesi dell’Occidente la classe operaia "vada di là”? è uno scontro fra città e campagna quello che si sta estendendo sul pianeta? E la democrazia, garantita finora da stati nazionali sempre più deboli ed esautorati, reggerà? Ne abbiamo parlato con Wlodek Goldkorn.
Dal 1995 in Francia è obbligatorio, per le grandi opere, aprire un "débat public", cioè una discussione aperta a tutti, in primo luogo ai cittadini, ma gestita da una commissione terza rispetto agli interessi in gioco. Ilaria Casillo, vice presidente della Commissione Nazionale del dibattito pubblico francese, e Marianella Sclavi, pioniera delle esperienze di democrazia partecipativa, entrano nel merito delle procedure adottate in Francia per il nuovo stadio di rugby di Évry e nel nostro paese per lo stadio di Roma; nel confronto, impietoso, nel caso romano spiccano la mancanza di quella chiarezza, quell’accesso alle informazioni, quella trasparenza degli interessi in campo, che sono invece alla base del Débat public, che peraltro ha infine ritenuto non necessario quel nuovo stadio di rugby.
Ricordiamo i fratelli Rosselli nell’ottantennale della loro morte, avvenuta a Bagnoles-de-l’Orne, il 9 giugno del 1937, per mano di fascisti francesi su mandato di Mussolini. In questo numero, per "reprint” pubblichiamo l’articolo dove Nello racconta, con ironia e leggerezza, la vita dei confinati a Ustica. "Il tempo ci passava discretamente, si leggeva, si discuteva, e poi ancora si discuteva. Per mangiare ci si riuniva in mense di venti o trenta, per opinione politica: c’era la mensa dei repubblicani e quella dei socialisti unitarii, quella dei massimalisti e quella degli anarchici collettivisti. Ogni tanto i massimalisti andavano a pranzo dagli unitarii,e allora si capiva che c’era in vista l’unità socialista; ogni tanto un comunista ortodosso passava alla mensa dei trotzkisti, e allora si diceva: una nuova espulsione. Noi gente di mezzo si andava a mensa un po’ di qua e un po’ di là.