Una Città n° 238 / 2017
Aprile
La Liberazione era un fenomeno di gioia tale, in tutti i campi… Cosa voleva dire la Liberazione?
La Liberazione voleva dire questo: "La guerra è finita. E nel momento in cui
la guerra è finita, dovunque sia
-mio marito, mio figlio, la persona che amo- se è ancora viva,
continuerà a vivere”.
Ecco, la fine della guerra voleva dire questo.
E questo dava a tutti
un senso di felicità.
Vittorio Foa
Aprile 2017
Il dolore dei bambini
Cosa dire ai bambini?
Intervista a Franca Benini
Il doppio binario della democrazia
Sulla democrazia deliberativa
Intervista a Antonio Floridia
Il tagliatore
Una storia di lavoro in un distretto del lusso
Intervista a Danilo Beltrambini
Welfare e contratti
Orari a menù, part-time e maternità
Intervista ad Antonella Marsala
Diritti in pericolo
Intervento di Francesco Ciafaloni
Sì, il mondo vacilla
Turchia, Russia, Iran, Siria...
Intervista a Marc Pierini
Feticismo cospirativo e diritto di critica
Intervento di Stephen E. Bronner
Shenzhen
Nelle centrali, un dormitorio Foxconn in Cina
Cronache dal Donbass
Un conflitto sempre meno sanabile
Di Paolo Bergamaschi
Era una scusa, ma sono contento
La storia straordinaria di una famiglia ebraica croata
Intervista a Edoardo Preger
Ma l’altro è un nostro pari?
La sinistra ha un problema con l’islam?
Intervista a Georges Bensoussan
Chi ci protegge dallo Stato?
Di Udo Maas
Lettera dalla Cina. Il mese dell’arte
Di Ilaria Maria Sala
Lettera dall’Inghilterra. La Brexit in casa
Di Belona Greenwood
Lettera dal Marocco. Il re e l’islamismo
Di Emanuele Maspoli
Vittorio Sereni / Novecento poetico italiano/17
Di Alfonso Berardinelli
Dal carcere: contro la pena di morte viva
Di Marcello Ramirez
Appunti di un mese
Ricordiamo la Liberazione
"Pagine di diario” di Alba de Cespedes
Per "la visita” ricordiamo Portella della Ginestra
La copertina è dedicata alle vittime del terrorismo e ai democratici russi.
Nonostante ormai si sappia che i bambini fin dalla ventitreesima settimana sentono lo stimolo doloroso e che fino ai tre anni un dolore protratto può creare danni irreversibili, il dolore dei bambini continua a essere banalizzato. Franca Benini, pediatra intensivista anestesista, ci descrive il terremoto che investe una famiglia con un bimbo inguaribile, ci spiega l’importanza, anche con i bambini, di una comunicazione onesta, vera, e lancia infine un appello affinché si ponga rimedio al drammatico ritardo, soprattutto culturale, che sconta il nostro paese rispetto alle cure palliative pediatriche.
Le democrazie, più che di una crisi di "governabilità”, da risolvere con maggiore decisionismo, soffrono di una crisi di legittimazione discorsiva, cioè del fatto che i cittadini non si sentono coinvolti nelle decisioni; la risorsa dei processi deliberativi, dove la "deliberation” non è la decisione, bensì la discussione che la precede; l’errore di voler pensare a cittadini "neutri”, quando invece la democrazia si fonda proprio sulla partigianeria. A parlare è Antonio Floridia
La Turchia che con Erdogan prende la via di una democrazia autoritaria e islamizzata e che è ossessionata dal problema curdo, la Russia che si prende la Crimea, poi apre il conflitto in Ucraina, interviene in Siria e ora in Libia, il colpo di stato in Egitto, l’asse sciita formato da Iran, Iraq, Hamas ed Hezbollah, uscito vincitore dal conflitto siriano, il rischio che con Trump salti l’accordo nucleare con l’Iran, l’inconsistenza politica di un’Europa rinazionalizzata a partire dal Trattato di Lisbona... Sì, il mondo vacilla... ci dice Marc Pierini, già ambasciatore dell’Unione europea in Turchia.
Algida, che ha prodotto il primo gelato confezionato italiano e che poi è diventata una fabbrica famosa nel mondo, è nata da una famiglia della piccola borghesia ebraica croata, che nella bufera della Seconda guerra mondiale fu costretta a lasciare la propria terra e a nascondersi in Italia e grazie alle macchine che gli americani lasciarono in Italia al momento di tornare a casa. A parlare di sua madre e di suo padre, che prima di morire lo esortò a non dimenticare Israele, è Edoardo Preger.
Secondo Georges Bensoussan una parte della sinistra non considera "l’altro”, in particolare l’immigrato, un suo pari, che possa avere, oltre a dei problemi economici e sociali, una cultura, dei sentimenti religiosi e dei risentimenti. Ed è così che l’adesione all’islamismo diventa colpa solo della società e l’antisemitismo arabo soltanto la reazione al conflitto israelo-palestinese. Le cause dell’impressionante processo di deassimilazione di tanti giovani magrebini francesi di seconda e terza generazione è dovuto a tanti fattori: uno è certamente la paura della libertà della donna. Intervista a Georges Bensoussan.
"Non è certo poesia politicamente impegnata. E neppure più tardi la poesia di Sereni lo sarà. È poesia di stati di coscienza che nascono fuori dalla letteratura e che con la poesia non hanno niente a che fare, prima di invaderla con violenza improvvisa e quasi a tradimento”. Il viaggio di Alfonso Berardinella lungo la poesia del Novecento è arrivato a Vittorio Sereni.
"1943. Al mattino, si dormiva ancora, rifugiati nel triste polveroso ufficio delle imposte a Torricella, quando udimmo bussare affannosamente alla porta. Il viso incolore di Carmela, la ragazza del piano di sotto appariva acceso da una nuova agitazione: «Presto, scappate subito, i tedeschi hanno circondato l’aia dei Peligni, hanno preso gli uomini, tutti, e adesso stanno salendo quassù»”, Il reprint è tratto da "Pagine di diario” di Alba de Cespedes, alla vigilia della liberazione di Roma. Buon 25 aprile e Primo maggio a tutti...