Una Città281 / 2022
febbraio


Or bene, d’accordo con tutti gli altri pacifisti del mondo... ho sempre respinto simile teoria [della pace a ogni patto]. Riconoscendo nella guerra una cosa orribile, avanzo dell’età ferina, e che la civiltà ha il dovere di rivolgere tutti i suoi sforzi per porvi fine, ho sempre detto che più odiosa e più insopportabile della guerra è la servitù d’un popolo alla dominazione straniera, e, quando non v’è altro modo di farla cessare che la guerra, questa, sebbene anticivile e inumana, diventa per quel popolo una necessità e un diritto.[…] prevedendo l’accusa di contraddizione, dopo avere scritto : “mentre in molte pagine combattiamo il culto della guerra, in altre si esalta il coraggio dei combattenti per la libertà e per la patria...”, soggiungevo: “L’autore risponde che la pace, al cui trionfo ha dedicato tutte le sue forze, dev’essere la pace dei liberi e dei forti”. Si poteva essere più esplicito?
Ernesto Teodoro Moneta, tratto da “Contro ‘la pace a ogni patto’”, in “Critica Sociale” n. 21, novembre 1908

L’Ucraina e gli ucraini
Sul perché l’Ucraina è una nazione
di Andrea Caffi

Lettera aperta di ricercatori e giornalisti scientifici russi contro la guerra in Ucraina

Mi scopro sempre più europeista
L’Ucraina, la sinistra e la democrazia americana
intervista a Michael Walzer

Hanno toccato il liceo classico...
Sulla scuola di massa e l’uguaglianza
intervista a Cesare Moreno

Attrezzare l’adolescente Sulla pandemia e i disturbi alimentari
intervista a Riccardo Dalle Grave

Sono diventata diabetica a cinquant’anni (e non per colpa mia)
Intervista ad Alice Rubino

Il Veneto di Amazon
I “danni collaterali” dell’e-commerce
di Chiara Mazzoleni

Memorial
Sulla storia della associazione russa Memorial
Intervista a Irina Lazarevna Scerbakova

Appello per Memorial

Appunti sulla politica antitotalitaria in Italia - terza e ultima parte
Massimo Teodori

Perché non devo picchiare mia sorella?
Che cos’è la moralità?
intervista a Luca Fonnesu

Lettera dalla Spagna falangista
di Clara Lollini Giua

Sombart e il borghese
Alfonso Berardinelli

Tipologie prossime venture dello stare insieme
Vittorio Filippi

La siccità
Emanuele Maspoli

La chiacchiera
Matteo Lo Presti

Chi controlla il passato controlla il futuro...
Vicky Franzinetti

Bandiere
Umberto Cini

La visita è alla tomba di Andrej Sacharov


La copertina è dedicata agli ucraini. Ora sappiamo cosa devono aver provato in tutto il mondo i sostenitori della Repubblica spagnola nel vedere cadere una città dopo l’altra, devastate dall’aviazione nazista e fascista e nel dover assistere ormai impotenti alla soddisfazione dei prepotenti che di lì a poco avrebbero scatenato l’inferno in Europa. Forse non è ancora detto che vada a finire così. Certamente dobbiamo continuare a sostenere i patrioti ucraini in ogni modo e dovremo prolungare le sanzioni contro la Russia sine die, per metterla in ginocchio e convincere il popolo russo a liberarsi del dittatore. L’eroica resistenza ucraina resterà nella storia europea, prima o poi l’Ucraina tornerà libera e i dittatori dovranno rispondere dei loro crimini (il loro amico Milosevic ha finito i suoi giorni in carcere). Forse proprio in questi giorni abbiamo intravisto quel che potrebbe essere finalmente un’Europa unita, libera e forte (e chissà mai che a questa un giorno non possa unirsi la grande Russia del principe Andrej, di Pierre Bezuchov e di Platon Karataev). Uno dei risultati più importanti della resistenza disperata degli ucraini sarà il riarmo della Germania e quindi un rafforzamento decisivo della Nato. Ed è anche un risultato positivo che si sia aperto un fossato fra i paesi fascisti e i paesi democratici. All’Onu ormai resta solo il compito di far vedere cosa pensano gli iscritti, dato che ogni decisione non può superare l’ostacolo del veto delle due potenze fasciste. Bisogna quindi che i legami fra i paesi democratici si rafforzino e diventino permanenti e che fra le popolazioni si diffonda quel nuovo internazionalismo democratico che ora stiamo vedendo all’opera per sostenere il popolo ucraino.
Detto questo dovremo anche discutere con chi, in buona fede, crede che la non-violenza sia un principio assoluto e allo stesso tempo un modo per risolvere i conflitti. La non-violenza, certo, può essere una forma di lotta straordinaria, a volte anche efficace, ma non certo indolore. Ma si può credere ragionevolmente che potrebbe fermare un dittatore come Putin? Avrebbe potuto fermare un dittatore come Hitler, capace di scatenare in Europa una caccia mortale agli ebrei e ai loro bambini, o come Stalin, capace, negli anni Trenta, di usare la carestia come un’arma per piegare gli ucraini, provocando circa quattro milioni di morti? Se poi si vuol dire che, in caso di assoluta disparità di forze, ci si può sottomettere all’aggressore per salvare vite umane, questa è una scelta che spetta solo e soltanto all’aggredito (ma ricordiamo cosa successe quando gli abitanti di Srebrenica pattuirono la resa in cambio di un salvacondotto. A promettere c’erano degli amici di Putin).
Quindi il principio, nei rapporti fra gli stati e fra i popoli, così come fra le persone, non può essere quello della non-violenza, ma piuttosto quello della non-prepotenza. La legittima difesa e il pronto soccorso per chi è aggredito sono i primi, dei diritti e dei doveri umani (la citazione del premio Nobel per la pace, Ernesto Moneta, riportata qui sopra, è esemplare).

Qui a fianco una bella lettera di Andrea Caffi a Prezzolini -del 1915!-, in cui si spiega perché gli ucraini sono un popolo e l’Ucraina una nazione. Poi Michael Walzer, in un’intervista fatta due giorni prima dell’invasione, prevede che, nel caso, dovranno essere le sanzioni durissime a colpire la Russia e che alla fine, seppure a un alto prezzo, l’Ucraina vincerà. Esprime, inoltre, la speranza che si formino, come in Spagna nel ’36, le brigate internazionali.
Per il resto pubblichiamo la terza e ultima puntata degli appunti sulla politica antitotalitaria in Italia, di Massimo Teodori; poi parliamo di scuola, con Cesare Moreno, della salute dei ragazzi, con Riccardo Dalle Grave, della moralità in filosofia, con Luca Fonnesu; poi di Sombart con Alfonso Berardinelli, del perché, secondo alcuni, Helen Mirren non potrebbe impersonare Golda Meir, con Vicky Franzinetti, della “chiacchiera” tanto odiata da papa Francesco, con Matteo Lo Presti, e d’altro ancora. Pubblichiamo poi una lettera di Clara Lollini Giua, di ritorno dalla Spagna dove il figlio Renzo aveva perso la vita combattendo nelle brigate internazionali; Irina Lazarevna Scerbakova, infine, ci parla di Memorial, la rete di centri della memoria dei gulag sovietici, che Putin ha deciso di smantellare, per non denigrare la storia della Russia...
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