Viola Fauver Gregg Liuzzo (11 aprile 1925 - 25 marzo 1965), di Detroit, madre di cinque figli, fu l’unica donna bianca a morire durante le proteste del Movimento per i diritti civili degli afroamericani negli Stati Uniti. Nata Viola Fauver Gregg, la sua famiglia, impoveritasi nella Grande Depressione, si trasferì nel Tennessee quando lei aveva 6 anni. Si sposò una prima volta a 16 anni, dopo aver lasciato la scuola, ma il matrimonio fu annullato il giorno successivo. Trasferitasi a Detroit, sposò George Argyris, da cui ebbe due figli. Ottenuto il divorzio nel 1949, sposò l’italo-americano Anthony Liuzzo, da cui ebbe altri tre figli. Nel 1961 tornò a studiare, frequentando le scuole serali, e si diplomò come assistente medica. Successivamente prese a frequentare i corsi della Wayne University. Divenne amica di Sarah Evans, donna nera conosciuta per caso, che in seguito assunse come donna delle pulizie; fu anche questo forte legame a spingerla verso l’attivismo anti-segregazionista, per quanto già in passato si fosse distinta per aver manifestato pubblicamente contro una legge che facilitava la dispersione scolastica: allora, per protesta, tenne i bambini a casa da scuola per due mesi, educandoli privatamente, cosa per cui fu processata.

Nel 1964 prese a frequentare la Chiesa Unitariana di Detroit e divenne socia della National Association for the Advancement of Colored People. Sconvolta dal "Bloody Sunday” americano, il pestaggio di manifestanti neri nella contea di Dallas avvenuto il 7 marzo 1965, decise di partecipare alle mobilitazioni successive: prima alla protesta all’università, il 16 marzo, e poi, il 21, alla grande marcia da Selma a Montgomery, conclusasi il 25 marzo. Al termine della marcia, Viola si offrì di fare da autista per scortare i molti manifestanti che dovevano raggiungere le fermate degli autobus e gli aereoporti per fare ritorno a casa. Proprio mentre stava guidando verso Selma con al fianco Leroy Moton, giovane afroamericano, venne affiancata da un’auto con a bordo quattro esponenti del Ku Klux Klan. Uno dei passeggeri esplose due colpi di pistola su di lei; colpita alla testa, morì istantaneamente. Leroy si salvò fingendosi morto.