Non parlerei di desiderio di divisione; “Repubblica del Nord” è un’espressione ambigua, che si presta a diverse interpretazioni. Certo una di queste presupporrebbe la costituzione di uno Stato indipendente, e quindi una scissione dall’attuale Stato nazionale italiano. Ma non è questa la lettura che risponde al programma politico della Lega. “Repubblica del Nord” rimanda invece alla ben nota tesi delle tre macro-regioni federate, cosa che non presuppone una scissione dell’attuale Stato italiano, ma una sua organizzazione su base federale, con la costituzione di unità chiamate “repubbliche”, così come in altri contesti europei, ad esempio la Repubblica Federale Tedesca, queste unità si chiamano “Lander”. Certo l’espressione può suscitare preoccupazione, ed è quello che è successo dopo le recenti affermazioni di Bossi, ma più che altro mi sembra un modo per rendere immediatamente evidente un progetto di rottura nei confronti dell’attuale sistema politico italiano. Questo sistema politico, del resto, è in crisi ed è gestito da una classe politica che tenta di resistere in tutti i modi, abbarbicandosi alla difesa dello Stato nazionale. Sono coloro che vogliono sopravvivere all’inevitabile caduta di questo sistema che alimentano la sua indebita identificazione con lo Stato nazionale.
Ma Miglio ha più volte detto di non credere all’unità dell’Italia...
Miglio teorizza le tre macro-regioni, dunque il progetto federale, fin dalla fine degli anni ’70, quindi da prima che venisse fondata la Lega. Ciò non toglie che oggi le sue posizioni su questa questione siano particolarmente radicali. Occorre però chiedersi se le sue siano davvero posizioni finalizzate a ottenere una “Repubblica del Nord” come Stato autonomo, anche al di fuori di un’unità di tipo federale, o se siano solo un elemento di pressione nei confronti della classe che gestisce ancora il nostro sistema.
Io sono propenso a pensare che si tratti soprattutto di questo secondo elemento, agitato di fronte a una classe politica marcia, ma abbarbicata al potere. Infatti, mentre al Nord questo sistema è manifestamente respinto da una gran parte della popolazione, nel Centro e nel Sud non abbiamo ancora avuto dimostrazioni valide di disaffezione radicale. Vi è quindi un elemento di pressione politica, ma vi è anche, nel caso si dovesse rivelare insanabile questa differenza fra Nord e Sud, l’ipotesi che il Nord non debba necessariamente restare legato alla macina che sta trascinando a fondo il Paese. Quanto all’unità dell’Italia, va detto che ci sono differenze ben note fra Nord, Centro e Sud; differenze che sono state rilevate, e non soltanto da osservatori italiani, ben prima che esistesse la Lega Nord. Per esempio, un antropologo americano, Edward Beanfield, che ha svolto ricerche sulla cultura politica italiana fin dalla metà degli anni ’50 ha rilevato differenze importanti nella cultura politica del Nord e del Sud. Beanfield ha sottolineato il particolare familismo amorale del Sud, cui si ricollegano vecchi difetti della realtà meridionale, come il nepotismo, il clientelismo, la gestione malavitosa della vita pubblica. Vero è che oggi, sfortunatamente, questi non sono più di difetti esclusivi del Sud Italia. Ve ne è stata infatti una disseminazione anche in aree un tempo meno segnate e, nell’esportazione al Nord di questo costume, ha naturalmente giocato un ruolo l’immigrazione interna degli anni ’50 e ’60.
La classe politica che ha gestito molte amministrazioni pubbliche del Nord negli anni ’60-70-80 era in gran parte composta da figli di emigrati meridionali legati a questo tipo di cultura: Craxi ha origini siciliane, più perticolarmente italo-albanesi, Pillitteri è figlio di un pugliese, lo sciaguratissimo Colucci e la sua famiglia vengono dalle Puglie. Alcune differenze di cultura in senso antropologico esistono e vanno tenute nel debito conto: non si può negare questo fatto che contraddistingue l’antropologia politica italiana.
Lei dice che se il Centro e il Sud persistessero nel sostegno a questa classe politica è comprensibile che il Nord si stacchi, ma allora la solidarietà?
Le formazioni politiche non le ha create Iddio: sono un dato storico e si trasformano, cambiano. Un tempo in Grecia c’erano le polis, in Italia ci sono state le città indipendenti, i comuni, poi ...[continua]
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