L’idea del pic-nic è nata una sera di giugno del 1989 in un ristorante di Debrecen. C’erano state le elezioni europee e subito dopo mio padre è partito con me per l’Ungheria, dove non eravamo più “persone non gradite”. Lo scopo era quello di raccontare agli ungheresi cosa potevano significare per loro quelle elezioni, quali deputati del nuovo Parlamento Europeo potevano adoperarsi per l’Ungheria, e così via.
Questo, suo padre voleva farlo nella sua qualità di deputato europeo?
Sì, ma anche come ispiratore dell’Unione Paneuropea, perché le manifestazioni alle quali era stato invitato erano organizzate dall’Unione Paneuropea di Ungheria e dal Forum Democratico. Così è stato anche per la manifestazione all’Università di Debrecen, nell’Ungheria Orientale. Mio padre ha parlato di Europa agli studenti e agli altri convenuti, poi siamo andati a cena in un locale di Debrecen. Si è discusso di cosa fosse possibile fare per rendere manifesto il desiderio dell’Ungheria di entrare in Europa, ed è venuta fuori l’idea di un pic-nic sul confine austro-ungherese, che è sembrata a tutti una buona idea. I partecipanti sarebbero stati soprattutto gli aderenti all’Unione Paneuropea dell’Austria e dell’Ungheria, e quelli del Forum Democratico di Sopron, dove si sarebbe tenuto il pic-nic, e di Debrecen, dove l’idea era nata.
E lei sarebbe stata la madrina?
Io mi sarei fermata per qualche mese a Budapest per fare un corso di lingua, potevo quindi seguire da vicino i preparativi.
Chi altri venne informato?
Prima di tutto fu informato il governo ungherese, che allora era ancora comunista, ed in particolare il Ministro senza portafoglio Imre Pozsgay, il quale si dichiarò senz’altro pronto ad assumere il patrocinio del picnic, ma disse subito che non avrebbe potuto partecipare di persona il 19 agosto...
La data era già stata fissata fin dall’inizio?
Fin dal primo momento, perché il 19 è la vigilia della Festa Nazionale ungherese, quindi era più facile organizzare la partecipazione, ma soprattutto era una data di significato simbolico. A Imre Pozsgay chiedemmo anche consiglio circa il nostro proposito di tagliare un pezzo della cortina di ferro con delle cesoie, e lui ci disse sì, tagliatene pure un po’, però non troppo... del resto questa idea non era poi così inaudita, perché proprio in quei giorni Alois Mock e Gyula Horn, ministri degli esteri austriaco e ungherese dell’epoca, avevano tagliato simbolicamente la cortina di ferro, anche se in un altro punto del confine. Così noi pensammo di ripetere il loro gesto, e fu scelto per questo un punto dove in passato c’era stato un normale passaggio di frontiera, chiuso ormai da molti anni. L’idea, che fu discussa con alcuni funzionari della polizia di frontiera, era che in quel punto noi avremmo tagliato la rete e loro sarebbero stati presenti per porgere agli austriaci dei visti già preparati... allora infatti noi pensavamo che molti austriaci sarebbero entrati a piedi per prendere parte al picnic che si teneva in territorio ungherese... Questo era il programma del mese di giugno.
Poi la situazione è cambiata.
Completamente cambiata, perché già in luglio è cominciato l’afflusso di turisti della Rdt verso l’Ungheria e la Cecoslovacchia, e allora ci siamo detti che forse loro potevano essere interessati a partecipare al nostro pic-nic e abbiamo cominciato a distribuire inviti in forma di piccoli volantini e autoadesivi (Picnic a Sopron, 19 agosto, ecc.) soprattutto a Budapest, dove io mi ero fermata per il corso di lingua. Abbiamo attaccato gli adesivi su tutti i ponti, ma anche a Zugliget, nella zona dell’ambasciata tedesco-occidentale dove un prete cattolico aveva organizzato una specie di campo profughi, e nei campeggi sul Plattensee. Nei punti dove si concentravano i tedesco-orientali poi abbiamo distribuito anche delle carte della zona di Sopron, perché la gente sapesse esattamente dove andare. E siamo andati avanti fino a fine luglio-inizio agosto.
Ma a quel punto si poteva parlare ancora di azione simbolica? Non ha temuto che il vostro pic-nic potesse finire in un bagno di sangue?
Quando ci siamo resi conto della dimensione che la cosa stava prendendo, ci siamo detti mio Dio, possiamo assumerci un rischio simile? E quattro o cinque giorni prima del pic-nic abbiamo detto no, dobbiamo annullare l’appuntamento, non possiamo rischiare di mettere a repentaglio la gente... Ma ormai era troppo tardi, perché non avremmo potuto in alcun modo r ...[continua]
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