Lei è pastore della Chiesa valdese. Può raccontarci?
Della Chiesa valdese si dice sempre che non ha il Papa. E infatti non ce l’ha.La Chiesa cattolica ha una gerarchia con al vertice il pontefice e a seguire i cardinali che lo eleggono. E poi gli arcivescovi, i vescovi, gli arcipreti, i preti, gli ordini monastici e infine il popolo. Le decisioni vengono prese in base a questa gerarchia. Noi, invece, non abbiamo una gerarchia di persone, ma una gerarchia di assemblee. Qui a Pinerolo, per esempio, il momento decisionale più importante è l’assemblea di chiesa, che viene convocata quando bisogna prendere delle decisioni che riguardano, appunto, la chiesa di Pinerolo, come eleggere il pastore (in realtà nelle chiese piccole questa decisione compete alla Tavola valdese), amministrare le finanze; dialogare con la città; organizzare iniziative, ecc. Ci sono poi tutta una serie di livelli intermedi e infine vi è il Sinodo. Il Sinodo è, per il nostro ordinamento, il momento più importante: è un po’ il Papa valdese. È composto da 180 persone che si ritrovano a Torre Pellice alla fine di agosto di ogni anno. È in quell’occasione che si decide la "linea politica” della Chiesa: si parla di questioni economiche, di attualità, come pure di quello che succede nel mondo.Il Sinodo ogni anno elegge un gruppo ristretto, la cosiddetta "Tavola Valdese” che è composta da un moderatore e da altri sei membri. Queste sette persone, tra un Sinodo e l’altro, amministrano la Chiesa. Il moderatore è il presidente di questo organo esecutivo. Attualmente è una donna, Maria Bonafede, ed è la prima volta che succede. L’operato della Tavola viene poi discusso al Sinodo seguente, vi è una commissione che prende in esame ciò che è stato fatto e ciò che non è stato fatto.Anche a livello locale l’assemblea di chiesa elegge un concistoro, cioè delle persone che ogni mese si ritrovano con il pastore per portare avanti il lavoro. Che le chiese siano grandi o piccole, questa è un po’ l’organizzazione.In ogni chiesa vengono poi eletti dei pastori, che sono però dei laici. Il pastore non è il corrispettivo del sacerdote: è vero che facciamo cose simili, però il pastore valdese svolge questa funzione per alcuni anni. Noi non possiamo rimanere, eletti o inviati, per più di sette anni; ci sono casi di un secondo mandato, ma dopo quattordici si viene trasferiti. È bene per il pastore ed è bene per le comunità cambiare aria. Inoltre, il mio voto, nel consiglio di chiesa, vale come quello di tutti gli altri.
Che percorso di formazione fanno i pastori?
I pastori hanno un percorso di formazione universitario: io ho fatto la maturità classica poi sono andato a studiare Teologia. Si fanno cinque anni a Roma e poi uno in una facoltà estera. Il Protestantesimo italiano è assolutamente minoritario, quindi è importante conoscere quello che succede all’estero, imparare le lingue straniere, così da coltivare dei contatti e avere un respiro internazionale. Noi siamo molto legati alle Chiese protestanti estere: alla Chiesa riformata in Francia, a quella evangelica della Germania, a quelle luterane della Scandinavia, alla Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti e alle altre chiese protestanti americane.La United Church of Christ, quella a cui appartiene Barack Obama, è una chiesa organizzata esattamente come quella valdese. Lui è un riformato come me. Questo nessuno lo sa. Anche perché in Italia si fa sempre l’equazione "cristiano uguale cattolico”. Invece il cristianesimo è nato plurale, non lo è diventato dopo la riforma. Ma questo non significa che bisogna essere in conflitto, si tratta di approcci diversi alla fede cristiana. In fondo non c’è un unico Vangelo, ce ne sono quattro. Perché allora non dovrebbe esserci pluralità anche nell’approccio? I pastori e le pastore valdesi (da cinquant’anni anche le donne possono essere pastore) se vogliono si sposano, hanno figli, si separano... vivono come gli altri.
La Chiesa valdese è assolutamente minoritaria...
Siamo una realtà infinitesimale nel panorama religioso italiano. Parliamo di 30.000 persone, di cui 20.000 adulti, su una popolazione di sessanta milioni di italiani: siamo vicini allo zero. La metà dei membri della nostra Chiesa vive in quest’area che noi ancora definiamo, anche se impropriamente, "Valli valdesi”; l’altra metà è sparsa in giro per l’Italia, dove abbiamo delle comunit ...[continua]
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