Viviana Spera, imprenditrice, e Gilda Giaccone, architetto, lavorano presso la Spera Spa, a Palermo.

Qualche anno fa la vostra impresa edile è stata vittima di estorsioni e richieste di pizzo. Potete raccontare?
Viviana. La ditta è nata con mio padre. Fino a che siamo stati in borgata mai nessuno è venuto a disturbarci. Nel momento in cui siamo cresciuti e siamo usciti fuori dalla borgata addentrandoci nella città e nella provincia, hanno cominciato a presentarsi queste persone che venivano a chiedere il cosiddetto pizzo. Ovunque dovevamo edificare veniva fuori questo problema.
Gilda. Nel frattempo avevamo cominciato a prendere lavori di una certa importanza; non era più il singolo appartamentino o la villetta della borgata, erano diventati palazzi, restauri, la ditta cresceva, quindi cresceva il personale, la professionalità...
Viviana. E così ci hanno notato e siamo entrati nell’occhio del ciclone.
Come è cominciata la cosa?
Viviana. Loro ti approcciano con una richiesta. Quando vedono un complesso grosso da edificare, si fanno i loro conti: "Sono 32 alloggi, calcola che mi devi dare 5.000 euro ad appartamento, il conto è facile: 150.000 euro. Me li fate trovare domani o dopodomani”.
Gilda. Hanno un listino prezzi. Hanno un loro tariffario.
Viviana. Più possono spremere l’imprenditore, meglio è per loro. Sanno che incorrono nel penale, che rischiano di essere arrestati, quindi tanto vale rischiare grosso.
Gilda. La cosa però a un certo punto è diventata drammatica, perché finché viene quello della zona in cui stiamo edificando... ma quando cominciano a venire anche persone di altre zone, sempre per lo stesso cantiere…
Viviana. Sì, la stessa estorsione ti veniva da più persone. Tu dicevi di avere già pagato, ma loro non ti credevano…
Voi all’inizio avete pagato.
Viviana. Inizialmente abbiamo pagato, c’era la possibilità di farlo e allora, per evitare…
Gilda. Anche per paura devo dire…
Viviana. Era un momento florido per le aziende, un momento di liquidità, c’erano le solidità, tutti stavano bene. A noi interessava più che altro fare business, quindi edificare, vendere e chiudere l’operazione. I problemi sono arrivati con la crisi. Ci siamo trovati a dover fare una scelta drammatica. Dovevamo decidere: o pagavamo loro, o pagavamo il nostro personale. Abbiamo cominciato a fare dei tagli, dei licenziamenti, abbiamo provato a dire che non potevamo più pagarli, ma loro non ti credono.
In famiglia ne abbiamo discusso; io ero a favore della denuncia, immediata, perché non si poteva più respirare questo clima. Non era possibile andare avanti con questi che puntavano le pistole al tuo personale, in cantiere… Perché di questo si tratta, di padri di famiglia che, piangendo, ti dicevano che non potevano più venire a lavorare per te perché la posta in gioco era troppo alta.
Era ormai una morte annunciata. Noi siamo arrivate al punto di dire ai mafiosi: "Signori, qui ci sono le chiavi del cantiere. Domani vi faremo conoscere i clienti e ve lo prendete”.
Gilda. Ci hanno messi in ginocchio.
Viviana. Abbiamo deciso di prenderci del tempo per cercare di trovare una soluzione con loro, per chiedergli un attimo di tregua. La cosa si è rivelata impossibile: loro non si preoccupano, non si spaventano, non hanno nessuna remora. Noi abbiamo subìto estorsioni anche da parte di nostri ex dipendenti.
Per fortuna ci avevano piazzato le cimici all’interno degli uffici e i localizzatori in macchina.
Gilda. A nostra insaputa.
Non sapevate di essere sotto controllo da parte delle forze dell’ordine?
Viviana. Non potevamo immaginare. Erano state aperte delle indagini per capire cosa stesse succedendo. Anche questa nostra crescita sembrava sospetta. Noi, in realtà -e questo è stato appurato- eravamo cresciuti solo grazie a un impegno straordinario. Tutto l’utile è stato sempre reinvestito per dare lavoro e per diversificare, tant’è che abbiamo avviato anche un’attività di ristorazione.
Insomma, è stato grazie alla polizia che abbiamo trovato la via d’uscita. Lì vieni messo di fronte a un fatto e o confermi che sei stato vittima di estorsione o passi direttamente dall’altra parte.
La polizia, tramite le intercettazioni, le indagini svolte e gli elementi raccolti, aveva già nomi e cognomi delle persone che venivano a fare le estorsioni, gli importi, le uscite, avevano già tutto. Noi dovevamo solo confermare.
Gilda. L’indagine era partita per controllare noi, ma poi è venu ...[continua]

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