Scrittura e vita vissuta si intrecciano strettamente nell’esperienza di Leda Rafanelli. Per prima cosa, potresti tracciarne il profilo biografico?
Nel panorama del ’900 italiano Leda Rafanelli (1880-1971) è una protagonista anomala e originale. La sua esperienza umana e quella intellettuale si collocano in un arco cronologico molto ampio che comprende avvenimenti della storia politica e culturale italiana che vanno dalla fine dell’800 sino ai primi anni ’70 del ’900. Leda Rafanelli comincia infatti a scrivere come pubblicista e bozzettista negli anni fin de siècle e nel 1905 pubblica il primo romanzo, proseguendo costantemente la sua attività di scrittura fino al 1971, anno della morte. Rafanelli non è isolata, ma appartiene a un nutrito gruppo di scrittrici che operano tra i due secoli, animate dalla spinta alla modernizzazione e all’emancipazione. Attiva all’interno del movimento anarchico, Leda partecipa, attraverso una scrittura in cui passione politica e tensione letteraria sono fortemente connesse, alla formazione di quella “donna nuova”, che la società ormai richiede. Il modello femminile da lei proposto, attraverso la scrittura e la vita, è quello della donna fuori dagli schemi, impegnata in ambito politico e sociale, totalmente libera, e di una libertà che le consente di essere nello stesso tempo anarco-individualista e fedelmente islamica, di sentirsi dunque consapevolmente “duplice”.
Nata a Pistoia, opera nell’area toscana e poi in quella milanese. Durante la sua giovinezza trascorre anche qualche tempo in Egitto. Questo soggiorno le permette, da un lato, di approfondire il suo legame “innato” con l’Oriente (“Ho sangue arabo nelle vene: mio Nonno materno era figlio di uno Zingaro Tunisino .... Fin da bambina ho sempre detto, con ferma convinzione, che ‘ero nata millenaria’”) convertendosi all’islamismo, dall’altro di intrattenere contatti con alcuni gruppi anarchici. In Egitto, infatti, in quegli anni, opera il gruppo di anarchici che ruota intorno alla “Baracca Rossa” (luogo d’incontro di molti, tra i quali Enrico Pea), con cui Leda entra in contatto, assistendo alle persecuzioni contro alcuni del gruppo, accusati, in realtà ingiustamente, di aver progettato un attentato contro il Kaiser Guglielmo II, in visita in quelle zone.
Tornata in Italia, Rafanelli si stabilisce a Firenze dove, frequentando la Camera del Lavoro, ha occasione di incontrare alcuni degli ultimi superstiti della Prima Internazionale, quali Giuseppe Scarlatti e i coniugi Pezzi, e di ritrovare Luigi Polli, giovane anarchico conosciuto in Egitto, che nel 1902 diverrà suo marito. Si tratterà, in realtà, di un “matrimonio bianco” tra due amici e compagni di lotta. Luigi e Leda fondano la ditta Rafanelli-Polli, una casa editrice che si occupa della stampa di opuscoli anarchici, rifornendo di nuovi testi e nuova linfa la propaganda del movimento. In questa fase della sua vita, Rafanelli è particolarmente attiva sul piano delle lotte sociali, come documentano gli articoli da lei scritti, dai toni fortemente polemici, e le prime segnalazioni da parte della polizia. In concomitanza con la fervente produzione di opuscoli e articoli, Leda inizia anche a sperimentare tipologie di scrittura più complesse e comincia a pubblicare romanzi, racconti e bozzetti ispirati alla protesta sociale. Per l’editore fiorentino Giuseppe Nerbini escono, ad esempio, numerosi scritti tra i quali Un sogno d’amore (1905), opera con cui Rafanelli inizia a confrontarsi con il genere romanzesco.
In quegli anni di inizio ’900, Leda conosce il tipografo aretino Giuseppe Monanni, fondatore a Firenze di “Vir”, rivista che si fa portavoce della nuova tendenza anarco-individualista, verso la quale anche lei ben presto si volge. Dal 1909 Rafanelli si trasferisce con Monanni a Milano, città molto attiva politicamente e culturalmente già dalla fine dell’800, con le sue iniziative editoriali, la proliferazione di testate giornalistiche e la presenza operosa delle donne. In contatto con il gruppo anarco-individualista milanese (guidato da Ettore Molinari e Nella Giacomelli, e riunito intorno ai giornali “Il grido della folla” e “La protesta umana”), Leda intensifica la propria attività di propaganda e contribuisce a promuovere la Società Editoriale Milanese (più tardi Casa Edit ...[continua]
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