Il Codice di Famiglia algerino è stato recentemente riformato. Puoi parlarcene?
La riforma del Codice di Famiglia, che le donne algerine e gli uomini progressisti chiedevano da più di vent’anni, alla fine è stata deludente per noi, anche se alcuni cambiamenti importanti ci sono stati. Purtroppo alcuni articoli qualificanti la cui revisione era rivendicata non sono stati toccati. Per esempio quello che ammette la poligamia, che, quindi, non è stata abrogata. Per la figura del tutore matrimoniale è stata cambiata la formulazione, però non si capisce se questa figura è ancora indispensabile per fare registrare l’atto di matrimonio oppure no. Non si dice che alla donna è vietato sposarsi senza, ma si parla comunque di matrimonio “in presenza di”. E questo è molto ambiguo. Dei progressi sono stati fatti riguardo il divorzio, ed è molto importante. Secondo la vecchia legge, dopo il divorzio la casa tornava di diritto all’uomo, che poteva cacciare la donna con i suoi bambini in strada, da un giorno all’altro, dopo un litigio. Adesso invece torna di diritto alla moglie con i suoi figli (per l’affidamento, ora come in passato, si privilegia la madre), mentre il marito deve cercarsi un’altra casa. Questo è un punto fondamentale, perché dopo l’adozione del vecchio Codice di Famiglia, nel 1984, abbiamo assistito ad un vero e proprio fenomeno sociale: tantissime donne, da un giorno all’altro, erano per strada e dovevano mendicare o prostituirsi per sopravvivere, per badare ai bisogni dei figli. Era una piaga sociale urgente, che andava sanata, e la riforma per fortuna va in questo senso. Poi il fatto della casa renderà i mariti meno propensi a divorziare: ci penseranno due volte, perché ora devono andarsene loro. E anche per la poligamia ci penseranno due volte. In passato c’erano casi, non tanti per la verità, di uomini che prendevano una seconda moglie e la portavano nella stessa casa con la prima: una situazione invivibile. Adesso, se la prima moglie chiede il divorzio, non è comodo per nessuno. Questi sono passi avanti concreti, ma non certo sufficienti. Il ripudio, come caso particolare di divorzio, non è stato abrogato. Secondo la legge islamica, basta che il marito pronunci la formula “sei divorziata” e la donna deve considerarsi tale: non avrebbe più diritto di fare ricorso, dovrebbe lasciare subito il tetto coniugale. E questo è assurdo, e purtroppo c’è tuttora. Ma sarà più difficile da mettere in atto. Nel senso che dopo il ripudio, una volta arrivati dal magistrato, questi potrà decidere se ci sono le basi per un divorzio o è semplicemente un capriccio del marito che è andato fuori di testa, e in questo caso dirà: non ci sono le condizioni. E cercherà di riconciliare, di trovare altre vie. Ecco, il ripudio sarà più limitato; il divorzio più consensuale. Ancora, nel Nuovo Codice sono state tolte quelle formulazioni drastiche riguardo il famoso dovere di obbedienza della moglie nei confronti del marito e della famiglia di lui. Ora si dice che i diritti e i doveri degli sposi sono uguali. Ma anche qui non in modo così chiaro, come invece nel nuovo Codice di Famiglia marocchino, in cui anche la donna è considerata capofamiglia. Da noi non si arriva a questo, perciò tutto dipende dall’interpretazione che se ne darà. Visto che in Algeria più di un terzo dei giudici ormai sono donne, la nostra speranza è che applichino questa legge a favore delle donne, che rimangono comunque la categoria più debole e vulnerabile della società.
Ma il fatto che anche Bouteflika, che durante la campagna elettorale ha puntato molto sulla Riforma del Codice, non abbia avuto il coraggio di attuarla in modo più progressista, significa che le forze fondamentaliste hanno ancora presa…
Purtroppo le donne, nei contesti politici, sono sempre merce di scambio. Non solo in Algeria, ma in tutti i paesi con un governo conservatore. In Parlamento saranno stati fatti dei giochi politici, dei calcoli, che alla fine hanno sacrificato la revisione più radicale del Codice.
Si sono trovati accordi molto soft per non toccare cose importanti, come la poligamia, e questo denota che le forze conservatrici hanno ancora una presa importante. Non solo nei due partiti islamisti che sono al governo, cioè il Msp (Mouv ...[continua]
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