Partiamo da una valutazione medica. I fumi degli inceneritori contengono delle sostanze dannose per la salute?
Tutti i prodotti di combustione sono in gran parte tossici. Uno dei più tossici è l’insieme di composti che va sotto il nome di diossine, cioè dei composti clorurati prodotti dalla combustione della plastica, della carta e del cartone. Queste sostanze producono sull’organismo umano un insieme di effetti tali da essere considerate tra le più tossiche che si conoscano. Anche a piccole dosi le diossine sono elementi mutageni (che inducono, cioè, delle mutazioni dannose al materiale genetico) e cancerogeni, ma oltre a questo hanno un effetto dannoso sul sistema endocrino, quello che governa le ghiandole come la tiroide o il pancreas, un sistema molto importante per l’organismo. Oltre alle diossine, ci sono altri elementi prodotti o liberati dalla combustione, come i metalli pesanti, ad esempio il cadmio, il nichel, il mercurio. Infine ci sono le ceneri e i fumi che sono costituiti da polveri di diverse grandezze, tra cui le polveri molto fini, che penetrano nell’organismo e vanno in circolo molto facilmente con effetti dannosi.
E’ possibile che alcune sostanze si depositino nell’organismo e trasmettano il danno di generazione in generazione?
No, qui bisogna distinguere tra due fenomeni molto diversi tra loro. Le diossine si depositano nell’organismo e vi perdurano per parecchi anni. Ma oltre che nell’organismo umano si depositano nel terreno, negli organismi vegetali, animali, ecc. Sono difficilmente degradabili e rimangono tali per molti anni. In questo modo penetrano nella catena alimentare e il rischio per noi è appunto di assumerle tramite l’alimentazione (oltre che respirarle). Per capirci: le mucche mangiano l’erba, noi mangiamo le mucche e così via. Invece il passaggio da una generazione all’altra è una questione un po’ più complessa. Può avvenire durante la gravidanza per trasmissione transplacentare dalla madre al feto, oppure attraverso le cellule germinali, quelle della riproduzione, gli ovociti per le donne e gli spermatozoi per l’uomo. Questa modificazione indotta può manifestarsi nella prole sia con un difetto congenito visibile, fisico, sia con un indebolimento di alcuni sistemi, o di alcuni organi, o con un aumento della suscettibilità dell’individuo a sviluppare una malattia.
Tuttavia rimane da dimostrare se la presenza di inceneritori costituisca effettivamente un pericolo per la popolazione delle aree circostanti. Lei fa parte del Consiglio scientifico che sta conducendo un’indagine epidemiologica sulla popolazione di Coriano, una frazione del comune di Forlì. Può spiegarci?
A Coriano è in progetto la costruzione di un nuovo inceneritore, oltre a quello che già c’è. Insieme ad altri 370 medici forlivesi ho aderito alla petizione che chiede di fermarne la costruzione, perché condivido quella richiesta. Ritengo che i medici in questi casi abbiano una responsabilità maggiore rispetto al resto della società perché sono i più competenti, per definizione, in materia di salute. Inoltre è in corso un’indagine epidemiologica e cioè uno studio approfondito sullo stato di salute della popolazione. Usiamo diversi parametri. La prima cosa che si cerca è la mortalità perché è il dato più sicuro e facile da controllare, e poi la morbilità, cioè l’incidenza delle malattie, che si misura sulla frequenza dei ricoveri ospedalieri. Sulla base di questi controlli si deve determinare se, nella popolazione che si sta studiando, questi due parametri fondamentali, mortalità e ricoveri, sono più frequenti in rapporto a una popolazione di controllo non esposta ai fumi. Se c’è questa differenza (ma anche se non c’è, per fugare questo dubbio) si va a vedere nello specifico: che tipo di ricoveri ospedalieri ci sono stati, per quali malattie, e se c’è un aumento di alcune malattie rispetto ad altre. Quello che può capitare infatti è che, anche se nel complesso non c’è una grande differenza tra popolazione in analisi e popolazione di controllo, per alcune malattie particolari invece si registra un aumento molto notevole, che fa pensare che sia entrato in circolo qualche cosa che ha modificato lo stato di salute di quel gruppo.
Concretamente poi si fanno dei prelievi d’aria e si vanno a vedere le concentrazioni di sostanze pericolose a diverse distanze dal sito inquinante. Di ...[continua]
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