Ci racconti del tuo lavoro prima dell’emergenza covid?
Questa è una bellissima domanda, perché io ho iniziato a lavorare lo scorso 22 novembre. Quindi prima del covid ho lavorato solo tre mesi! Avevo appena iniziato a prendere le misure con tutto ciò che riguarda il mondo della scuola, quando è iniziato tutto questo. Io sono un’insegnante di sostegno, non abilitata all’insegnamento delle attività per il sostegno, assunta dalla scuola prima ancora di laurearmi. Avevano necessità, hanno preso l’elenco dei laureandi dall’università e mi hanno contattata per sapere se fossi interessata: è una scuola di provincia, mal collegata, e fanno una fatica enorme a trovare personale.
Mi sono perciò ritrovata a fare non solo un lavoro nuovo, ma in una circostanza per me più che nuova, perché io di sostegno non mi ero mai occupata e non ne avevo nemmeno intenzione.
Ho due bambini assegnati (anche se l’insegnante di sostegno è sempre un’insegnante della classe, non dello specifico bambino). Uno di loro ha un alto grado di autonomia e segue il lavoro della classe con qualche agevolazione. L’altro invece richiede una programmazione tutta sua, perché non solo ha le sue difficoltà, ma è anche non italofono: una famiglia, quindi, straniera, con un background culturale e sociale completamente diverso e necessariamente anche un’idea della scuola diversa. È pure timido, una componente caratteriale che non agevola in generale l’apprendimento e la socialità. Perciò quando sono arrivata è stato un grande scoglio, per me come persona, perché non sapevo come fare. Però mi sono accorta che in realtà l’aspetto umano è veramente fondamentale, molto più che l’aspetto didattico: si tratta proprio di dare fiducia, creare un legame (in generale con tutti i bambini). Ho visto come la sua autostima sia cresciuta a poco a poco: l’ho conosciuto che non mi rivolgeva la parola per timidezza, adesso quando ci sentiamo al telefono mi racconta tutto quello che fa. Naturalmente l’apprendimento è strettamente legato a questo, perché nel momento in cui aumenta l’autostima, ma questo vale per tutti, l’apprendimento è molto più facilitato.
In che senso la scuola è mal collegata?
Si trova a 20-22 km da Bologna, nella bassa padana. Non è tanto la distanza in sé a fare la differenza, quanto proprio la mancanza di collegamenti. C’è un autobus, ma l’ultimo parte alle 17.55, perciò si è tagliati fuori nel momento in cui si partecipa agli organi collegiali che avvengono sempre dalle 17 in poi. Magari si può fare affidamento a qualche collega, però alla lunga diventa limitante. Chiunque insegna lì o ci abita o deve andare in macchina.
E questo influisce sulle assunzioni.
Sì, anche a trovare supplenti fanno fatica, tanto che mi chiedevano spesso se avessi colleghi neolaureati disponibili a fare supplenze. L’Emilia-Romagna è una regione in cui si lavora molto bene. Non è l’unica, ci sono regioni in cui la necessità è nettamente maggiore e ci sono poi però regioni dove non chiamano sicuramente i neolaureati.
È anche una regione che accoglie tantissimi insegnanti che vengono da fuori. Di conseguenza ci sono persone che difficilmente hanno un mezzo per spostarsi, quindi quando vengono fatte le assegnazioni a inizio anno, chi è in graduatoria sceglie situazioni favorevoli da questo punto di vista. Tuttavia, a Bologna città, è molto più difficile avere un tipo di contratto come il mio, già al 30 giugno, a tre giorni dalla laurea. Avrei potuto lavorare a Bologna facendo supplenze di uno, due giorni, massimo una settimana, cambiando scuola di volta in volta. Avrei lavorato tutto l’anno, ma sarebbe stata una situazione sicuramente diversa.
È vero che in questi paesini di provincia, abbastanza isolati, se non hai un mezzo per raggiungerli, non ci vai, però da un punto di vista proprio lavorativo una realtà di questo tipo offre grandissimi vantaggi.
Innanziututto devo dire che sono stata accolta come se fossi… non so, la cosa più bella che potesse capitare in quella scuola. E non è scontato che delle persone che lavorano da così tanto tempo accolgano bene una neolaureata. Si sente sempre questa sorta di… conflitto, tra chi lavora, quindi ha una certa esperienza, e il laureato che è appena arrivato e quindi ha tutto un altro tipo di formazione, che è altrettanto utile, ma con meno esperienza. Invece sono stata accolta benissimo, e questo è molto importante: svegliar ...[continua]
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