Muna Merghani ha ottenuto una laurea con lode in Scienze informatiche presso la Future University di Khartoum, un Master in Development Management presso la Open University nel Regno Unito, un diploma superiore in amministrazione degli aiuti internazionali presso Bioforce a Lione, nonché un diploma superiore in lingua francese. È una professionista della sostenibilità aziendale e delle risorse umane con oltre 22 anni di esperienza nella gestione degli aiuti umanitari e dello sviluppo. Sovrintende alla funzione Risorse umane di una delle principali società imprenditoriali sudanesi. È anche a capo del dipartimento Corporate Sustainability and Social Impact, con l’obiettivo di allineare il suo gruppo agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Come scorreva la vita a Khartoum venerdì 14 aprile?
Maisun. Dal colpo di stato del 25 ottobre 2021, la vita in Sudan aveva subito un rallentamento poiché la situazione politica era diventata più complicata e incerto appariva il futuro della tanto desiderata transizione a un governo civile. Venerdì 14, considerando che si era agli ultimi giorni del Ramadan, Khartoum sembrava ancora più sonnolenta di un normale venerdì [il venerdì apre il weekend festivo]. In serata però, girando per Khartoum, io e un amico che mi accompagnava, avevamo notato un movimento crescente di mezzi dell’esercito e delle Rsf. Non era in realtà qualcosa di particolarmente sorprendente poiché dal colpo di stato del 2021 i posti di blocco e la presenza delle forze armate erano frequenti in varie parti di Khartoum.
Muna. È stato un fine settimana assolutamente normale, con visite di famiglia e piani per fare le solite commissioni il giorno seguente.
Cos’è successo sabato 15 aprile? Quali sono stati i primi segnali che la situazione stava peggiorando?
Maisun. Sabato mattina avevo in programma di incontrare degli amici a casa mia, che si trova a circa venti minuti dal centro di Khartoum. Intorno alle 9.45, mentre ero a casa, ho sentito, non lontano da noi, forti rumori che sembravano colpi di arma da fuoco e granate. Inizialmente erano casuali, ma man mano che passava il tempo il fragore è diventato più forte, continuo e si sono iniziate a vedere tracce di fumo nero che solcavano il cielo. Mi sono precipitata sul tetto della nostra casa con il mio binocolo per cercare di dare un senso a ciò che stava accadendo nel mio quartiere. Ho visto sia in direzione sud che nord un denso fumo nero. A quel punto mi sono preoccupata e ho pensato che ci dovesse essere un altro colpo di stato o uno scontro militare. Sono corsa al piano di sotto per proteggermi da eventuali proiettili vaganti e ho chiamato i miei amici per informarmi se il luogo in cui si trovavano era tranquillo. Loro infatti abitano proprio nel centro di Khartoum, non lontano dal quartier generale dell’esercito. Erano ancora all’oscuro di quanto stesse accadendo e hanno iniziato a preoccuparsi per la loro sicurezza. Proprio mentre parlavo con loro, ho potuto sentire forti suoni di esplosioni attraverso la cornetta. Ho chiesto loro di stare calmi e di scendere ai piani più bassi per prudenza. Ho quindi chiamato la mia famiglia che si trova a Burri, un quartiere adiacente all’aeroporto di Khartoum e al quartier generale dell’esercito.
Non era facile avere la linea; dopo vari tentativi sono riuscita a mettermi in contatto con mio zio: mi ha subito detto che la casa del vicino era stata bombardata. Per quattro lunghe ore abbiamo assistito a un continuo aumento di bombardamenti e di esplosioni provenienti da luoghi diversi. La sera abbiamo iniziato a sentire i voli radenti dei caccia a reazione: i bombardamenti erano continui e sono durati tutta la notte, per poi proseguire nei giorni successivi fino alla mia partenza da Khartoum il giorno cinque del conflitto.
Muna. Mi sono svegliata poco dopo le 9 del mattino. Mi stavo preparando per un appuntamento quando la persona che avreb-be dovuto accompagnarmi mi ha chiamato e mi ha detto che non sarebbe venuta perché c’erano combattimenti tra Rsf ed esercito vicino a dove vive: sembrava una situazione seria. Mi ha consigliato di cambiare i programmi e di non uscire di casa. Ho controllat ...[continua]
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