Una Città183 / 2011
Aprile


L’OVERSHOOT DAY è il giorno dell’anno in cui l’umanità ha consumato già tutto quello che la terra ha prodotto e produrrà in quell’anno; ebbene ogni anno l’overshoot day viene prima; potremo andare avanti così? Se lo chiede lo scienziato Vincenzo Balzani che ci parla anche del Giappone e della scelta nucleare che considera sbagliata, soprattutto per il problema, tuttora irrisolto e forse irrisolvibile, delle scorie che lasceremmo in eredità alle generazioni future; c’è una fonte alternativa di energia che sia inesauribile, ben distribuita e non pericolosa? Secondo Balzani è il solare, stante, però, che la prima fonte in assoluto è il risparmio, perché è dimostrato che gli sprechi di energia sono enormi (da pag. 3 a pag. 5).
IN CASI ESTREMI si può e si deve intervenire per proteggere una popolazione in pericolo e secondo Andrew Arato la Libia era un caso "quasi estremo” perché le intenzioni di Gheddafi erano addirittura dichiarate; ora lo scenario resta imprevedibile e la possibilità di una divisione della Libia non è così remota; le possibili ricadute sul conflitto Israele-Palestina, su cui oggi grava l’ipoteca dell’estrema e ottusa rigidità del governo israeliano (a pag. 6 e 7).
LETTERA DALLA TUNISIA, di Micol Briziobello (a pag. 7).
IL MURO DI MARE. Finora la stragrande maggioranza delle persone in fuga dalla Libia è rimasta in Africa, perlopiù in Tunisia e Egitto, che assieme hanno accolto quasi trecentomila profughi; la situazione, del tutto diversa, dei giovani tunisini, per i quali forse più di tutto è contato l’effetto "porta che si richiude”; il ruolo di Gheddafi nel saldare i flussi migratori intra-africani con quelli europei; le rivolte come incredibile chance di riscatto per il mondo arabo e l’inedito ribaltamento delle gerarchie, anche morali, tra diaspora e madrepatria. Intervista a Ferruccio Pastore (da pag. 8 a pag. 10).
TRIBÙ E RIVOLUZIONE. Sulla Libia un intervento di Francesco Ciafaloni che rilegge un vecchio testo (a pag. 11).
MEZZ’ORA DI MARGINE. Marzia Bianchi ripercorre la storia della Lubiam, importante azienda di abbigliamento mantovana nata nel 1911; la tradizione, fin dagli anni 30, di andare incontro alle esigenze dei lavoratori con mense, biblioteche, vacanze aziendali e che oggi continua con l’estensione del part-time, il nido aziendale, il Baby Lubiam, le coppie di lavoro, la flessibilità in entrata e uscita per i dipendenti...; la scoperta che la conciliazione può essere una marcia in più, anche, perché no, in termini pubblicitari (da pag. 12 a pag. 14).
VITA PUBBLICA E GRAN BAZAR. Con Jean-Marc Manach continuiamo la discussione su Internet, affrontando questa volta il tema delicato della "vita privata” e dei rischi per la privacy; secondo Manach, stante la grande possibilità di "vita pubblica” che i social network offrono, i rischi di "schedatura”, più che dai gestori, vengono dalle amministrazioni dove l’enorme accumulo e incrocio di dati può provocare situazioni kafkiane, più che orwelliane; per Manach la Rete non è tanto uno spazio democratico, quanto, piuttosto, uno spazio del tutto anarchico, assolutamente orizzontale, in cui ognuno può prendere la parola quando vuole (da pag. 15 a pag. 17).
IL PACCHETTINO. Claudio Abbondanza, giovane ricercatore di radioastronomia di buone speranze, se ne andrà all’estero, accettato da quattro università prestigiose alle quali è bastato mandare un pacchetto con tutte le pubblicazioni su riviste internazionali a cui ha fatto seguito un colloquio di lavoro in video conferenza... Ha scelto il Calteh di Los Angeles; in Italia la pratica farraginosa dei concorsi, apparentemente aperti a tutti e regolarmente assegnati in anticipo al destinato di turno... (a pag. 18 e 19).
IL BELLO E LE COSE BRUTTE. Da oltre dieci anni Silvana Ceruti ogni sabato entra nella Casa Circondariale di Opera per tenere un laboratorio di poesia con i detenuti in cui si legge, si scrive, si discute, si pubblicano libri, si sta insieme, ma soprattutto ci si riappropria della propria dimensione sentimentale (a pag. 20 e 21).
LETTERA DALL’INGHILTERRA, di Belona Greenwood (a pag. 22).
BOLOGNA, FIERA. Il servizio fotografico centrale è dedicato all’appuntamento fieristico dei cosmetici, che ha visto la partecipazione di più di centomila persone, in gran parte donne (da pag. 23 a pag. 26).
IL PEREGRINARE PEDESTRE. Ugo Leone ci parla dell’assurdità di non insegnare più la geografia proprio quando la conoscenza del territorio diventa una necessità nella vita quotidiana della gente; dell’estrema pericolosità del Vesuvio, vulcano esplosivo, non effusivo; dell’irresponsabilità delle politiche urbanistiche della Campania (da pag. 27 a pag. 29).
LE TOMBE VUOTE. Letizia Bianchi e Giannina Longobardi ci parlano della straordinaria e forse unica esperienza delle Madres de Plaza de Majo, che a partire dal loro essere madri alla ricerca dei propri figli si sono fatte carico di tutti i desaparecidos e, in fondo, del futuro dell’Argentina, a cui sono riuscite a restituire l’onore perduto negli anni bui (da pag. 30 a pag. 33).
COME TU MI VUOI. A partire dalle polemiche sulle mani-festazioni del 13 febbraio scorso si è riaperto un dibattito, peraltro acceso in tutta Europa da tempo, sulla prostituzione: se sia sempre degradazione o possa essere anche libera scelta; a questo proposito è stata citata spesso la compianta Roberta Tatafiore; a due anni dalla sua scomparsa, la vogliamo ricordare con un’intervista inedita, e molto spregiudicata, dove, a partire dall’ascesa delle transessuali nel mondo della prostituzione, Roberta si interroga sul futuro di una società segnata dalla monosessualità maschile (da pag. 34 a pag. 36).
L’ULTIMO LIBERALE. Massimo Teodori ci parla di Mario Pannunzio, e ad ascoltare raccontare di quel suo impegno appassionato per dar vita a una forza liberal-democratica, che fosse antifascista, anticomunista e anticlericale, e di quella sua capacità di tenere insieme persone diverse, vien spontaneo guardarsi attorno, all’Italia di oggi, a coloro che si professano liberali e, anche, a una sinistra che il passato, se va bene, l’ha solo rimosso senza trarne alcuna lezione e vien quasi da piangere (da pag. 37 a pag. 39).
FOTORICORDO. All’approssimarsi del giorno in cui si concluse la prigionia di Aldo Moro, onoriamo la sua memoria (a pag. 40 e 41).
IN RICORDO DI UN SINDACALISTA SOLITARIO. Stephen Bronner ricorda Robert Fitch (a pag. 42 e 43).
LETTERA DALLA CINA, di Ilaria Maria Sala (a pag. 45).
APPUNTI DI UN MESE. Si parla di gonne troppo lunghe, di un’Italia di persone che si danno da fare e che non fa notizia, di una scuola torinese che, "senza oneri per lo Stato”, sta facendo le acrobazie per accogliere degnamente i ragazzini che non parlano italiano, di una bruttissima notizia riguardo il naufragio del 22-23 marzo, di giovani nigeriane intrappolate in un destino di schiavitù sessuale dai riti juju, di crisi e dirigenti, di fumo e polonio, eccetera (da pag. 44 a pag. 47).
LA NASCITA DI GIUSTIZIA E LIBERTÀ. "Dopo lungo discutere, finalmente trionfò ‘Giustizia e Libertà’. Ora io non rido più, e neppure sorrido, quando leggiamo che, durante la presa di Costantinopoli, i saggi erano riuniti in assemblea a discutere impassibili da che parte giusta venisse la luce sul Monte Tabor”; per il "reprint” dell’ultima pubblichiamo un intervento di Emilio Lussu.
COPERTINA. Dedicata a tutti coloro che si apprestano, a rischio della vita, a raggiungere e attraversare il Mediterraneo.