Lettere, rubriche
e interventi


Alfonso Berardinelli
Paolo Bergamaschi
Stephen Eric Bronner
Francesco Ciafaloni
Michele Colafato
Vicky Franzinetti
Vittorio Gaeta
Bruno Giorgini
Wlodek Goldkorn
Giorgio Gomel
Belona Greenwood
Ilaria Maria Sala
Emanuele Maspoli
Gianni Saporetti
Lucetta Scaraffia
Marianella Sclavi
Massimo Tirelli
Michael Walzer

Libertà e malinconia

parole e musica Paola Sabbatani arrangiamenti Daniele Santimone
libretto + cd. Edizioni Una città, 2021 - 32 pagine

PER ACQUISTARE

I Libri di Una Città
Su tempi appena trascorsi Libri
Giovanni Tassani

Su tempi appena trascorsi

Esperienze, connessioni, dettagli

Ed. una città, 2023
358 pagine


18,00

Scritti di Giovanni Tassani, 1998-2023

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I Libri di Una Città
Cosa intendi dire? Libri
Chiara Frugoni

Cosa intendi dire?

Intervista a Chiara Frugoni, 1994-2015

Ed. una città, 2023
135 pagine


12,00

Interviste a Chiara Frugoni
a cura di Gianni Saporetti
con prefazione di Gianni Sofri (con Federica Rossi)
 

I Libri di Una Città
L'epopea degli scarriolanti Opuscoli
Flavio Casetti, Gianni Sapretti, Lorenzo Cottignoli

L'epopea degli scarriolanti

Intervista a Lorenzo Cottignoli

Ed. Una città, 2022
56 pagine


5,00

"L'epopea degli scarriolanti", intervista a Lorenzo Cottignoli a cura di Flavio Casetti e Gianni Saporetti, pubblicata in due puntate su Una città n. 246 (febbraio 2018) e n. 247 (marzo 2018)

prefazione di Roberto Balzani

I Libri di Una Città
In difesa della cultura Opuscoli
Gaetano Salvemini, Nicola Chiaromonte

In difesa della cultura

Scritti in occasione del Congresso internazionale degli scrittori per la difesa della cultura

Ed. Una città, 2022
66 pagine


5,00

scritti di Gaetano Salvemini e Nicola Chiaromonte

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L'ultimo numero

Mensile di interviste e foto

Il sommario del n. 301

Una Città301
aprile-maggio


Una ragazza porta un garofano rosso; è privata violentemente del garofano, essa risponde con un doveroso schiaffo sulla guancia del fascista; la questura si precipita ad arrestare la ragazza.
Giacomo Matteotti, discorso del 31 gennaio 1921, XXV legislatura (governo Giolitti)


aprile-maggio 2024

In copertina
foto di Saher Alghorra

Israele, Gaza e le proteste americane
Per fare chiarezza su quello che sta succedendo
di Stephen Eric Bronner

L’intelligenza del rastrello
Preoccupazioni e potenzialità dell’IA
intervista a Roberto Battiston

La dignità delle persone
Disponibilità o indisponibilità sulla propria vita?
intervista a Demetrio Neri

Nessun odio è eterno
Ucraina, Europa, art. 5
intervista a Konstanty Gebert

Finché posso vado...
L’accoglienza e la mobilitazione per i vicini
intervista ad Anna Husarska

Nelle centrali: distruzione di un palazzo a Kharkiv

Una richiesta di aiuto
Campagne di raccolta fondi
di Tom Cooper

Il terzo genere
Storia degli eunuchi
intervista a Marzio Barbagli

Uguaglianza o giustizia?
Le risposte di Marx, Proudhon e Bakunin
intervista a Giampietro Berti

Orwell e Miller
di Alfonso Berardinelli

Italia anno zero
di Michele Battini

Insegnare filosofia
di Matteo Lo Presti

Saremo tutti e tutte traditori?
di Vicky Franzinetti

Lo stupro bellico
di Edoardo Albinati

Negli sguardi degli altri
di Belona Greenwood

La libertà religiosa
di Alberto Cavaglion

La lettera dal passato: la resistenza trascurata
è di Bruno Angeletti a Carlo Ludovico Ragghianti

Una fonte preziosa
di Mario Proli

La visita
è alla tomba di Antonio Fratti

Redazione: Barbara Bertoncin, Stefano Ignone, Silvana Massetti, Giovanni Pasini, Paola Sabbatani, Gianni Saporetti (direttore), Giuseppe Ramina (direttore responsabile). Collaboratori: Katia Alesiano, Rosanna Ambrogetti, Oscar Bandini, Luca Baranelli, Michele Battini, Antonio Becchi, Alfonso Berardinelli, Sergio Bevilacqua, Guia Biscàro, Stephen E. Bronner, Giorgio Calderoni, Flavio Casetti, Marina Cattaneo, Alessandro Cavalli, Giada Ceri, Luciana Ceri, Francesco Ciafaloni, Luciano Coluccia, Francesca De Carolis, Ildico Dornbach, Bruno Ducci, Fausto Fabbri, Roberto Fasoli, Adriana Ferracin, Bettina Foa, Vicky Franzinetti, Iacopo Gardelli, Liana Gavelli, Wlodek Goldkorn, Belona Greenwood, Joan Haim, Massimo Livi Bacci, Matteo Lo Presti, Giovanni Maragno, Emanuele Maspoli, Franco Melandri, Annibale Osti, Cesare Panizza, Andrea Pase, Edi Rabini, Alberto Saibene, Ilaria Maria Sala, Massimo Saviotti, Sulamit Schneider, Giovanni Tassani, Massimo Teodori, Massimo Tesei, Massimo Tirelli, Fabrizio Tonello, Michael Walzer, Jasmine Zanirato, Alessandra Zendron. In copertina: foto di Saher Alghorra/Zuma press. Hanno collaborato: Edoardo Albinati, Roberto Balzani, Alberto Cavaglion, Mario Proli. Proprietà: Fondazione Alfred Lewin Ets. Editore: edit91 società cooperativa. Questo numero è stato chiuso il 7 giugno 2024.

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C’è stato il 25 aprile e abbiamo immaginato che uno scrittore importante, o un artista, o un filosofo, anche a nome di tanti altri, venisse in tv a dirci che essere antifascisti non vuol dire esserlo “di ieri”, in retrospettiva, ma che dobbiamo esserlo “di oggi”, che la battaglia da combattere è quella di oggi, perché il fascismo è lì, sotto i nostri occhi, pericoloso e odioso come quello di ieri, e non ha il volto della nostra premier, ma quello di chi è al potere in Russia, in Cina, in Iran; che dobbiamo e possiamo sostenere la resistenza di chi in nome della libertà e della difesa del proprio paese aggredito, rischia la vita e muore, oggi esattamente come ieri; che dovremmo chiederci: “Cosa ci direbbero di fare oggi i martiri di ieri? Cosa ci direbbe di fare Matteotti?”. E poi abbiamo immaginato che annunciasse che erano già partite le sottoscrizioni per mettere gli ucraini in grado di difendersi, che avrebbero chiesto ai deputati di rinunciare a un mese del loro stipendio per comprare droni di rilevazione per gli ucraini (solo 400 euro l’uno!) quanto mai preziosi per salvare città e cittadine dalla coventrizzazione; che sarebbero state indette manifestazioni in tutti i paesi europei per indurre i governi ad armare ancor più gli ucraini e ad alzare la voce contro il prepotente, per far capire, a lui e ai suoi sgherri, che comunque “non passeranno”; che, infine, era aperta una strada per chi avesse voluto raggiungere i volontari “stranieri” già impegnati a combattere in Ucraina o gli “umanitari’ che assistono le popolazioni e i profughi delle città e dei villaggi bombardati. Tutto questo non già in nome degli interessi dell’Europa, del resto più che evidenti, ma in nome di un’Europa democratica, patria dei diritti delle genti e dei singoli, forte e, se occorre, disinteressata. E abbiamo immaginato che concludesse dicendo che quell’Europa nasce a Kiev o lì muore. Un sogno, certo, del tutto irrealizzabile, irrealistico, se la maggior parte degli “antifascisti retrò”, in cuor loro o di fatto, parteggia per i fascisti e se nessuno studente di sinistra, a parte sparuti gruppi di giovani liberali, ha deciso di piazzarsi da qualche parte con un cartello con su scritto: “Viva il popolo ucraino”. Comunque sia, nelle pagine centrali l’Iban diretto a una Brigata ucraina, che ha un gran bisogno di droni per ricognizione, c’è. (Quanto può fare anche una sola persona lo racconta in questo numero Anna Husarska).

La copertina è dedicata ai palestinesi di Gaza che vivono all’inferno, per colpa di Hamas e della destra israeliana che con le rispettive “guerre contro i civili” perseguono lo stesso obbiettivo: “Dal fiume al mare”. Forse è anche il caso di fare chiarezza sulle parole: se per colpire due capi di Hamas (un’organizzazione che si fa scudo sistematicamente del suo popolo invece di difenderlo) si getta una bomba in mezzo alle tende di un campo profughi, o se per colpire un tunnel dove stanno acquattati i soldati di Hamas si distrugge l’ospedale sovrastante pieno di feriti, la sproporzione fra l’obiettivo (ammesso che sia sincero) e i danni collaterali è così grave che fa di quell’azione un crimine di guerra; invece se distruggo anche solo i camion di aiuti alimentari per quei profughi, e senza spargimento di sangue, quello è, in germe, un crimine contro l’umanità, cioè più grave; così come lo sono stati, in pieno, il 7 ottobre in Israele, Srebrenica in Bosnia e a suo tempo, Sabra e Chatila in Libano. In ogni caso l’intento è sempre uno solo: la “pulizia etnica”, spingere, cioè, col terrore, un gruppo etnico ad andarsene.
 
Insieme al testo qui a fianco di Stephen Bronner, che condividiamo, pubblichiamo una foto delle proteste di studenti universitari americani. Ora, mentre è comprensibilissima, e condivisa, l’indignazione per quel che succede ai palestinesi di Gaza, un cartello in particolare fa impressione: “From the river to the sea, Palestine will be free”. Vien da chiedersi se la ragazza che lo espone si renda conto di cosa comporti questo per i milioni di ebrei israeliani e per quelli della diaspora. E sa, la ragazza, che quella è la stessa parola d’ordine dei fascisti verdi di Hamas e dell’Iran, gli stessi che prima di portare al patibolo le ragazze restie a indossare il velo, le violentano per evitare, se vergini, di andare in paradiso come pare prescritto dal loro libro?

Ma siccome, comunque, la speranza non muore mai, riprendiamo il finale dell’intervista a Konstanty Gebert che pubblichiamo in questo numero: “Potremmo parlare a lungo di quali sarebbero le possibilità di porre fine alla guerra tra israeliani e palestinesi. Quando in Polonia mi chiedono come vedo una possibile coesistenza tra israeliani e palestinesi rispondo così. Immaginiamoci la situazione seguente: siamo sulle rovine di Varsavia, nell’estate del ’45, e io incontro un gruppo di connazionali in fuga dai territori dell’est della Polonia dove gli ucraini hanno ucciso circa centomila civili polacchi. Dico loro: ‘Ragazzi, sapete, tra settantacinque anni, una Germania democratica sarà il miglior alleato della Polonia in un’Europa di nuovo unita e i polacchi apriranno le loro case per accettare due milioni di profughi ucraini’. Potete immaginare? Nessuno ci crederebbe! Ecco, l’aiuto dei polacchi agli ucraini è una prova empirica che c’è speranza perché nessun odio è eterno”.

Con “La lettera dal passato”, scritta da Bruno Angeletti nel 1950, ripercorriamo una pagina della resistenza in Romagna, quella della Banda Corbari e dei repubblicani e socialisti che, fra l’altro, si prodigarono per mettere in salvo soldati e generali inglesi liberati dai campi di prigionia dopo l’armistizio ma ricercati dai tedeschi. Una resistenza poco conosciuta e anche trascurata. Ma sono lì le nostre medaglie d’oro.

“La visita” è alla tomba di Antonio Fratti. Avvocato, intellettuale militante mazziniano, di quelli che volevano mettere insieme mazzinianesimo e socialismo, partecipò, a fianco di Garibaldi alla terza guerra di indipendenza. Appena rieletto deputato, nel 1987, partì volontario per combattere a fianco dei greci nella guerra greco-turca e lì, a Domokos, morì in battaglia. Altri tempi.

 

ISRAELE, GAZA
E LE PROTESTE AMERICANE

Di Stephen Eric Bronner

foto di Ian M

Una strategia, quella di Netanyahu, del tutto insostenibile sia moralmente sia politicamente contro cui è legittimo lottare; l’inaccettabile sostegno acritico verso Hamas di tanti giovani americani; i coloni e i religiosi fanatici che vogliono la Cisgiordania.
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NESSUN ODIO È ETERNO

Intervista a Konstanty Gebert
 
L’esaltazione per la fine di otto anni di un regime di estrema destra fortemente corrotto, ma anche la preoccupazione per un società segnata da una spaccatura profonda; le tensioni con l’Ucraina, la forza e la debolezza dell'art. 5 della Nato; lo sgomento per il 7 ottobre, la convinzione che Hamas va debellato, così come vanno fermati i crimini dei coloni e di Netanyahu; il ruolo inedito dei palestinesi israeliani. .
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L'INTELLIGENZA
DEL RASTRELLO

Intervista a Roberto Battiston
 
Un’intelligenza, quella di ChatGpt e analoghi, che in realtà si limita a rastrellare dal web parole e frasi riassemblandole sulla base della linguistica computazionale e della probabilità; la benevolenza nella conversazione, forse una delle chiavi del successo dell’algoritmo; le indubbie e straordinarie potenzialità, ma anche le preoccupazioni per uno strumento poco trasparente, soggetto a errori e difficile da governare.
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IL NUMERO 300

Un'ipotesi
di resistenza

di Wlodek Goldkorn

In un mondo in dissoluzione, che senso hanno le parole, le immagini, i discorsi? Quanto segue non è una visione apocalittica dell’Universo ma un tentativo di raccontare alcuni tratti di questo periodo, iniziato grosso modo con la globalizzazione, e di proporre un’ipotesi di resistenza. E quindi di raccontare e argomentare la necessità e il valore di una rivista come “una città”. No, non siamo alla fine del mondo, ma “solo” alla fine di un mondo, viviamo in un’epoca in cui non scompare il “vecchio” universo, ma dove invece il mondo che abbiamo conosciuto sta radicalmente cambiando. E così abbiamo difficoltà perfino a comprendere o stabilire i nessi fra causa e effetto. Un po’ è questione delle tecnologie e degli strumenti che usiamo nella vita di tutti i giorni: chiunque abbia conseguito l’esame di guida per la patente guida sa come funziona il motore a scoppio, ma quanti di noi sono in grado di comprendere il funzionamento di un algoritmo?
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IN MEMORIA DEGLI AMICI
CHE NON CI SONO PIU'

Ricordiamo Grazia Cherchi, Andrea Canevaro, Roberto Ambrogetti, Alex Langer, Gino Bianco, Lisa Foa, Carla Melazzini, padre Camillo De Piaz, Anna Segre, Pierre Vidal-Naquet, Vittorio Foa, Pino Ferraris, Miriam Rosenthal, Michele Ranchetti, Piergiorgio Bellocchio, Irfanka Pasagic, Clemente Manenti, Clotilde Pontecorvo, Anna Bravo, Francesco Papafava, Michele Pulici, Chiara Frugoni, Franco Travaglini, Gabriele Giunchi, Bruno Giorgini, Silvia Sabbatani, Fiamma Bianchi Bandinelli, Michele Colafato, Lissi Lewin, Salvatore Biasco, Giovanna Dolcetti, Sabrina Nicolucci, Kharin Mahn, Giorgio Bacchin, Iole Pesci.

La redazione e una citazione di Cases

La citazione che in tutti questi anni ci ha fatto più piacere (e anche ridere) è quella di Cesare Cases.

Nelle foto. In alto a sinistra, da sinistra a destra: Fausto Fabbri, Franco Melandri, Rosanna Ambrogetti, Carlo De Maria, Barbara Bertoncin, Gianni Saporetti, Silvana Massetti, Michele Pulici, Massimo Tesei.
In basso a sinistra, da sinistra a destra, si riconoscono: Gino Bianco, Wlodek Goldkorn, la moglie Lucia, Francesco Ciafaloni, Cristina Bertola, Sergio Gattai, Patrizia Failli, Gioia Salmon, Giovanni Cardinali, Sonia Villone.
Qui sopra da sinistra a destra: Paola Sabbatani, Rosanna Ambrogetti, Patrizia Betti, Barbara Bertoncin, Massimo Tesei, Gianni Saporetti. Foto di Fausto Fabbri.

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PARENTS CIRCLE

Parents Circle è un’associazione “miracolosa” di israeliani e palestinesi, colpiti da un lutto per mano degli altri, che lavorano insieme per promuovere la concordia tra i due popoli. Pubblichiamo la trascrizione degli interventi pubblici di Arab e Yigal, che per mano l'uno di un soldato israeliano, l'altro di un attentatore palestinese, hanno perso le sorelle, e poi due interviste, una a Bassam Aramin, padre di Arab, e l'altra a Robi Damelin, madre di Yigal, che raccontano del loro impegno nei Parents Circle.

Arab e Yigal
 Un israeliano e un palestinese diventati amici
 di Arab Aramin e Yigal Elhanan

-Quel film in carcere
 Un palestinese, dopo aver perso la figlia...
 intervista a Bassam Aramin
-Quando mio figlio...
 Un’israeliana, dopo aver perso il figlio...
 intervista a Robi Damelin

video degli interventi di Arab e Ygal (in inglese)

Smetti di scavare

cosa sta succedendo
di Gary Brenner

Cari Michael e Judy*, cara Barbara, ho cominciato a scrivere questa lettera domenica sera, a cento giorni dal 7 ottobre. Solo oggi sono riuscito a completare il mio scritto. Le notizie e il ciclo dei commenti continui su questa guerra sono così tumultuosi che è una sfida comunicarvi [...]

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ALCUNE CONVINZIONI, MOLTE INCERTEZZE, QUALCHE DOMANDA RADICALE

discussioni
di Luigi Manconi

1. La Cosa Russa e la Cosa Americana A quasi due anni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, mi rendo conto che il mio personale bilancio di ciò che ho compreso e di ciò che non ho compreso è particolarmente tormentato e contraddittorio: una serie di con

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per farti un'idea

Fra pochi numeri saremo a trecento. Non sapevamo cosa fare e ci siamo messi a fare interviste. Ne abbiamo fatte circa tremila.
Ci siamo sempre professati militanti. E se ci chiedevano:
“Di che?”, rispondevamo di non saperlo. Un caro amico ci disse: “Beh, militanti della domanda”. Sì, quella c’è e rimane: l’intervista che comporta ascolto, dialogo, curiosità per i problemi della gente e per le vite… “Il due e i molti”, insomma.
Un altro amico, che purtroppo non c’è più, ci disse: “Sì, ma le risposte?”. Alcune le abbiamo trovate. Che tuttora, in tutto il mondo, la lotta è fra democrazia e fascismo e che occorre un nuovo internazionalismo, quello democratico; che l’ideale socialista può realizzarsi, in diritti e doveri per tutti e in scelte di vita personali e collettive, solo in democrazia (per un secolo s’è pensato all’incontrario e il risultato s’è visto); che la memoria
del passato e di chi non c’è più, aiuta a capire, e a vivere. Su queste tre cose vorremmo impegnarci di più.
Nel tempo sono arrivati dei giovani che ormai non lo sono più. Ora aspettiamo la terza generazione. Non abbiamo aiuti dallo Stato né sponsor e non li cerchiamo; siamo sempre stati indipendenti e continueremo a esserlo. I soci, loro sì, hanno sempre dato, ma gli abbonati alla carta calano, come ovunque del resto.
Cercheremo di andare avanti.

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I NOSTRI SOLDATI, I LORO CIVILI

intervista a Michael Walzer

Uno shock incredibile, che rischia di essere dimenticato di fronte alle immagini delle distruzioni di Gaza; un cessate il fuoco che sarebbe una vittoria per Hamas; il grande problema delle vittime civili, in una guerra asimmetrica dove per di più una parte si fa scudo dei propri civili; la follia morale del governo israeliano e la fiducia nelle scelte sul campo dei soldati; le gravi lacerazioni delle sinistre occidentali e il rischio dell’antisemitismo. Intervista a Michael Walzer.
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Libri su Israele e Palestina di Una città

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In questo momento tragico, per chi volesse approfondire la storia del rapporto fra ebrei e palestinesi suggeriamo i nostri libri:

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Perché sosteniamo l'Ucraina?

foto di State Emergency Service of Ukraine

La concezione dei “realisti”, secondo cui si dovrebbe dividere il mondo in zone di influenza; l’errore tragico delle repubbliche democratiche europee che nel 1936, non aiutarono la Repubblica spagnola; il prezzo “realista” di Yalta, con mezza Europa costretta a subire il dominio sovietico; il dovere, in nome di un nuovo internazionalismo, quello democratico, di aiutare una democrazia in pericolo.
Di Michael Walzer.
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Forlì,
20 settembre 2023

Una giornata per non dimenticare le stragi dell’aeroporto di Forlì
Le stragi all’aeroporto di Forlì del settembre ’44, in cui furono trucidati quarantadue detenuti e detenute nel carcere di Forlì, fra cui diciotto ebrei ed ebree e ventiquattro antifascisti, partigiani o parenti di partigiani, è uno dei crimini nazifascisti più gravi avvenuti in Italia riguardanti gli ebrei. Il 20 settembre i parenti delle vittime, alcuni dei quali provenienti da Germania, Inghilterra, Spagna e Israele, si incontreranno con i cittadini forlivesi. Un incontro nel nome di un’Europa che ha, fra i suoi fondamenti,
il ricordo dei crimini contro l’umanità commessi sui suoi territori e nella sua ragion d’essere l’impegno a che ciò non possa più ripetersi.

dalla cartolina dell'iniziativa del 20 settembre 2023

Questo numero è "aperto" a tutti.

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I NUOVI FASCISMI

Partiti unici o dominanti, uso sistematico di coercizione e violenza, controllo totalitario dei cittadini, culto della personalità del capo, controllo statale di un’economia capitalistica e poi odio per i valori liberali incarnati dalle democrazie, oscurantismo religioso, repressione delle minoranze etniche e Lgbt. Cosa ci vuole per definirli regimi fascisti? Pubblichiamo gli interventi sul tema al 900fest di Antonella Salomoni, sulla Russia, di Jean-Philippe Béja, sulla Cina.

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BARAYE

Alcuni minorenni uccisi durante le manifestazioni in Iran (Amnesty International)

Una rivolta scoppiata all’indomani della morte di una giovane donna curda, che dura ormai da diversi mesi e che, a differenza del passato, sta coinvolgendo grandi città e piccoli paesi, ricchi e poveri, giovani e vecchi, di etnia persiana, curda, belucia, turca, turcomanna, guidata dalle donne per i diritti di tutti, che continua malgrado la feroce repressione; Il ruolo dei social e i primi segni di cedimento di un regime corrotto irriformabile. Intervista ad Ahmad Rafat. Leggi di più

l'altra tradizione

Scelgo l'Occidente

"Nel corso dell’ultima guerra non ho scelto, dapprima perché ero un socialista rivoluzionario trotzkista, in seguito perché mi stavo trasformando, in particolar modo dopo la bomba atomica, in un pacifista. Ma ora nessuna di quelle due posizioni mi appare valida"
Per il "reprint" del n. 283, un testo di Dwight Macdonald.

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Marca, terra di confine

"Volevo parlare dell’Ucraina. Per molti l’Ucraina -trentacinque milioni di uomini- non esiste neanche!"
Per il "reprint", una lettera di Andrea Caffi a Prezzolini presumibilmente nel 1915.

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Ucraina, l'invasione e il futuro

Le bombe cadono su Kharkiv e su Kiev in ciò che è diventato il più grande e sanguinoso conflitto che l’Europa abbia sperimentato sin dalla Seconda guerra mondiale. Sono circa duemila gli ucraini uccisi o feriti, un po’ meno i russi, e presto saranno centinaia di migliaia quelli che diventeranno rifugiati. Il Presidente Vladimir Putin ha circondato l’Ucraina con 190.000 truppe, un primo passo per ricreare la posizione russa di superpotenza e la vecchia sfera di influenza sovietica.
Intervento di Stephen Eric Bronner (1 marzo)

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Bandiere

Cari amici,
vi mando poche righe che ho scritto ieri, anche se dopo questo fine settimana mi direte che colleziono manifestazioni. Sarà per nostalgia.
La terza a cui sono andato con Silvia, ieri, è stata quella degli ucraini di Roma a Piazza della Repubblica, che si è poi trasformata in corteo fino ai Fori.
Lettera di Umberto Cini

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Mi scopro sempre più europeista

Se scoppia una guerra vera, l’Occidente potrà fornire sostegno morale, politico e diplomatico agli ucraini, e ovviamente rifornimenti militari; ma non potrà impegnarsi direttamente militarmente contro una potenza nucleare; l’auspicio che, come avvenne nel 1936 per la Spagna, nasca una brigata internazionale che si unisca all’esercito ucraino... Le rinnovate speranze sull’Europa e la crisi della democrazia americana.
Intervista a Michael Walzer.

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L'Ucraina esiste, eccome...

una lettera di Andrea Caffi a Prezzolini del 1915 (conservata nel fondo Caffi della Biblioteca Gino Bianco-Fondazione Lewin) in cui, per smentire un articolo apparso su "La Voce", fa una precisa disamina dei motivi per cui l’Ucraina è una nazione e gli Ucraini un popolo.
(Andrea Caffi, nato in Russia da genitori italiani immigrati, socialista libertario, volontario nella Prima guerra mondiale, nella sua vita ebbe modo di conoscere le carceri zariste e leniniste in Russia e quelle naziste in Francia. Era un grande studioso di storia bizantina e del mondo slavo).

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una nuova iniziativa delle edizioni Una città

Libertà e malinconia

parole e musica di Paola Sabbatani - arrangiamenti di Daniele Santimone
libretto + cd. Edizioni Una città, 2021 - 32 pagine

Aspettative e sogni delusi, perché qualcosa, nell’idea, non ha funzionato, eppure il sentire, che resta, di non potersi chiamare fuori. Vite che a volte si incatenano male, senza lasciare vie d’uscita, ma anche la seconda possibilità che c’è e un fidanzato che non scappa quando il peggio arriva.
La ribellione da giovani, i padri ritrovati e il “fare insieme” che dà senso e forza, ma pure stanchezza e desiderio di un “recinto” di pace. Amori impossibili, per età, per sesso e circostanze, tenuti segreti a nascondere la propria vulnerabilità. La lotta contro la sfortuna, così necessaria e spesso anche vittoriosa, ma comunque impari, che lascia nel cuore un fondo di malinconia

PER ACQUISTARE (10 EURO)

Paola Sabbatani, voce
Roberto Bartoli, contrabbasso
Tiziano Negrello, contrabbasso e percussioni
Daniele Santimone, chitarra sette corde e voce

 

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In questa foto, in piedi da sinistra: Heinrich Blucher, Hannah Arendt, Dwight Macdonald e la sua seconda moglie Gloria Lanier; seduti: Nicola Chiaromonte, Mary McCarthy e Robert Lowell, 1966

Non potevamo ignorare un avvenimento che aspettavamo da anni e a cui amici come Gino Bianco e Wojciech Karpinski, e ovviamente Miriam Rosenthal Chiaromonte, avevano dedicato l’impegno di una vita: quello di far conoscere in Italia l’opera e la vita di un intellettuale militante come Nicola Chiaromonte, famoso in Polonia e negli Stati Uniti e pressoché sconosciuto in Italia. Il motivo lo conosciamo: in Italia era proibito essere antitotalitari e di sinistra contemporaneamente. L’uscita del Meridiano Mondadori con una raccolta dì saggi sancisce la fine di un boicottaggio vergognoso. Siamo orgogliosi di avere dato una mano a Gino Bianco a Wojciech Karpinski e a Miriam Chiaromonte in questa dedizione, i cui frutti, purtroppo, nessuno di loro ha potuto raccogliere. Nell’inserto ripubblichiamo l’intervento “Una conversazione che non è mai finita”, che Karpinski tenne al convegno dedicato a Chiaromonte organizzato da “Una città” nel lontano 2002. Ricordiamo i partecipanti, da Enzo Golino, che purtroppo non c’è più, a Irena Grudzińska Gross che in fuga dalla Polonia trovò, come tanti altri polacchi, rifugio in via Ofanto; a Ugo Berti, il primo a pubblicare per il Mulino testi di Chiaromonte; a Pietro Adamo, Gregory Sumner, Marino Sinibaldi. Ricordiamo la soddisfazione di Gino Bianco per il fatto che, con quel convegno, avevamo scongiurato un tentativo della destra di “impossessarsi” di Chiaromonte. Pubblichiamo inoltre la seconda puntata degli “appunti sull’antitotalitarismo italiano” di Massimo Teodori.

Appunti sulla politica antitotalitaria in italia - seconda parte - Massimo Teodori

Muska carissima... - Nicola Chiaromonte

Una conversazione che non è finita - Wojciech Karpinski

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"Ricordare"
Intervista a Vittorio Foa

"La socialdemocrazia è morta?"
Intervista a Michael Walzer

video-intervista a Michele Ranchetti realizzata dal "collettivo minimo torinese"

Presentazione dell'associazione "Amici di Nicola Chiaromonte"
con interventi di Marta Herling, Massimo Teodori, Cesare Panizza

Intervista a Lissi Lewin che ricorda il fratello Alfred e la madre, uccisi nell'eccidio dell'aeroporto di Forlì

Valdo Spini
sui fratelli Rosselli

Daniele Menozzi presenta il libro "Giudaica perfidia"

Cesare Panizza presenta il libro su Nicola Chiaromonte

Gianni Saporetti
intervistato l'11.05.17 sul '68 a Forlì

Jamila Hassoune presenta il libro "Dove i libri sono rari come la pioggia"

Edoardo Albinati presenta il suo libro "La scuola cattolica"

Alberto Saibene presenta il libro "L'Italia di Adriano Olivetti"

Cesare Panizza presenta il libro "Piero Gobetti: l'autobiografia di una nazione"

Pietro Polito presenta il libro "Il dovere di non collaborare"

Roberto Balzani, Nicola Del Corno e Carlo De Maria
"I fratelli Rosselli nella storia d'Italia"

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